Sono
passati due giorni, e ripenso a Béatrice - Speranță. Non mi chiedo neppure se mi sono inventato tutto, cosa altamente
probabile, ma rifletto sul bisogno che sento di trovare una strada.
È
un bisogno contraddittorio, che si scontra con la mia profonda necessità di non
lasciare nulla nel passato, di ricordare ogni cosa, e di mantenere viva, se non
la realtà, almeno la memoria.
E
non scordo neppure la mia fuga dalle persone, o il senso di inadeguatezza che
ora trovo in molte di loro. In realtà non accetto ancora il vuoto, so che non
lo posso colmare e che con nessuno posso immaginare di farlo.
Sono
consapevole di un grosso rischio: di fronte al mutamento che devo affrontare
potrei precipitare in un buco nero senza fondo e senza speranze di risalita.
So
che ho davanti però anche l’opportunità di superare in modo utile per me e per
altri questo momento e poi continuare, in modo diverso (ed uguale) a prima.
Prima
o poi arriverò al bivio, e forse non sarà una scelta unica lungo la strada, ma
ci saranno sentieri a confondere il momento, che si incroceranno, rimescoleranno
ogni cosa, renderanno possibile tornare indietro, qualsiasi decisione io abbia
presa.
Béatrice rimane, e non solo lei. Ne avverto
la presenza anche se non la vedo. Magari gioca con me, mi sta alle spalle, si
nasconde se mi giro. E intanto cerco di sistemare uno scatolone, programmo di
ritoccare la cucina in un punto sopra la caldaia, metto in ordine le sue cose
che intendo conservare e ne approfitto per sistemare pure le mie.
Scopro in dispensa farina scaduta da oltre un
anno, e questo mi basta per farmi capire quanto tempo è durata la sua prova di
coraggio e di forza, quanto dolore le è costata, quante paure e speranze abbiamo vissuto entrambi. Lei
ne è uscita sconfitta, ed io l’ho persa. Durante questa sua lotta mi ha dato una lezione che
difficilmente potrò scordare. Capisco meglio ora. Altri mi hanno raccontato particolari che non sapevo. Ed ora leggo, o rileggo, quello che si diceva e teneva nascosto, per proteggermi. Poteva andare tutto in modo diverso? Non lo so. Capisco che sicuramente devo far pace col passato, con quello che è stato, e mantenere ciò
che ho avuto.
Vedo che l’inverno, questo lunghissimo inverno,
poco a poco sta finendo. Oggi ho avvertito per la prima volta odori di
primavera, nell’aria, anche se secondo il calendario manca ancora più di un
mese. Mi sembra sempre di vivere sotto una cappa, come scrissi poco tempo fa,
in una specie di bolla, ma la ritengo protettiva, e non desidero uscirne per
adesso.
Prima del viaggio
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano
le guide Hachette e quelle dei musei,
si scambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio si informa
qualche amico o parente,si controllano
valigie e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un’occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è OK e tutto
è per il meglio e inutile.
E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
(Eugenio Montale - Satura)
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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