Lo
so, vuoi parlare di certe cose e non puoi farlo con chiunque, neppure con un
amico, perché prima ti sfogavi solo con me. Ora però, anche se il gioco è
scoperto, voglio fingere di ascoltarti e inizio subito col dirti che era ora
che tu lo capissi. Io te lo dicevo da anni, ma tu non mi stavi ad ascoltare.
Tu
hai sempre sbagliato a non apprezzare le sue qualità, ad enfatizzare i suoi
limiti, come se i figli degli altri non ne avessero. Ti avrò spiegato un
milione di volte come tanti raccontino una montagna di balle sulle mirabili
gesta della loro prole tacendo sapientemente sugli aspetti che preferiscono non
abbiano troppa pubblicità. Tu invece tendi a fare esattamente l’opposto. Sei sempre
stato ipercritico. È ovvio che per certi aspetti non hai torto, ma in generale
hai sempre avuto un atteggiamento troppo negativo, sbagliando.
Poco
tempo fa parlavi con lui - nega se ne hai il coraggio – invitandolo ad essere
più serio, più motivato, di stare attento a non perdere la ragazza e che sarebbe
un peccato se le cose tra loro finissero per colpa sua. Finalmente, non so per
quale ispirazione, hai iniziato a capire. Forse ora ti senti investito di un
doppio ruolo, e avverti l’obbligo di dirgli anche quello che gli avrei detto
io. Era ora.
Oggi
gli hai spiegato che non è solo lui a doversi tener stretta lei, ma che pure
lei ha tutto l’interesse a non perderlo. Gli hai fatto capire che non deve
sentirsi inferiore a nessuno, e che se lei per qualche motivo lo lasciasse sarebbe
la prima a rimetterci. Un altro come lui non si trova facilmente, e di questo
deve esserne consapevole.
Ed
ora rispondo ad una domanda che mi hai fatto poco fa. Mi chiedevi un motivo per
non piangere, perché entri istantaneamente in crisi quando ti arrivano certi
pensieri.
Prima
hai visto la carrozzina, spostando cose in cantina (finalmente hai deciso di
mettere ordine tra le tue cose, e non tra le mie). Ti sono tornate alla mente
le tre volte in tutto che l’abbiamo usata. Hai ricordato la fatica con la quale
l’ultima volta ho dovuto farmi portare per quell’inutile controllo. Ecco. Ora non
sto male come in quel momento. Non so se questo per te è un motivo sufficiente
per non piangere, ma, credimi, lo deve essere, o lo deve diventare.
Silvano
C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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