mercoledì 2 settembre 2015

Il destino del pastore



 
Pensaci, se ne hai voglia, e poi rispondi: hai mai usato tutte le potenzialità che ti vengono offerte da un cellulare intelligente di ultima generazione, da una fotocamera digitale anche se di bassa gamma o da molti strumenti che la tecnologia, unita all’elettronica integrata sempre più capillarmente, ci mette tra le mani?
Io lo ammetto. La mia risposta è no. In qualche caso uno strumento diventa obsoleto molto prima che io abbia scoperto tutto quello che sa fare o che abbia deciso che le sue potenzialità mi interessano o potrebbero essermi utili. Io poi tendo a rallentare il processo innovativo, ed è difficile, sia per disponibilità economica che per indole, che abbandoni la vecchia via per una nuova, che mi si prospetta sempre meno longeva nel tempo, instabile, piena di incognite sul suo futuro.
La realtà che muta non è cosa di adesso. Sono millenni che avvengono progressi del genere nella società umane, e che si passa da sistemi che avevano una larga diffusione ad altri, innovativi, rivoluzionari, più adatti.
Sino a quando l’evoluzione in molti campi rispettava almeno i ritmi di ricambio generazionale forse il problema era sentito, ma meno evidente.
Il più delle volte ci si limitava all’ovvia considerazione che la cultura e la conoscenza appartengono ad una certa elite, a coloro che hanno studiato.
È da tempo che questo non vale più. Da molto tempo, ma mai è stato tanto evidente come oggi. Ora neppure donne e uomini di cultura superiore conoscono sino in fondo gli strumenti ai quali si affidano.
L’enorme specializzazione ci divide in modo ormai netto, ed ognuno, quando va bene, è un esperto solo del proprio campo, o di pochi altri.
Un nuovo Leonardo in grado di spaziare nell’arte, nella fisica applicata, nella medicina, nella musica e non solo, un talento universale insomma, avrebbe difficoltà ad emergere con identiche caratteristiche.

Di fronte all’integrazione, che prevede l’accettazione di regole comuni, il rispetto di sempre nuovi vincoli, la privatizzazione di quanto qualche secolo fa era in comune o ancora non così delimitato nelle singole proprietà ci sono pochissime alternative. Tutte o quasi comportano, almeno in parte, una vita marginale, come la si intende normalmente.
Il condominio non fa per tutti, ma non c’è alternativa se si vuole vivere in una città e non si possiedono i mezzi per una villetta indipendente. Del resto non è pensabile che milioni di italiani, per restare anche solo all’Italia, possiedano tutti una piccola e bassa casetta con un suo orticello. La superficie edificabile non basterebbe. I nomadi, normalmente definiti zingari, nei secoli scorsi trovavano spazi, ai margine delle città, dove potevano rimanere e svolgere qualche attività economica, anche se itinerante. Ora questi spazi sono spariti, si sono privatizzati.
Detto in altro modo questi luoghi si sono specializzati, esattamente come hanno fatto le persone. Ora siamo informatici, storici, operai, disoccupati, medici, autisti, e i pochi tuttologi fanno sempre un po’ ridere, a partire dal nome stesso.
Ho visto il mio medico litigare con la sua stampante, lui che ha altre specializzazioni. Un medico dell’ottocento non credo che litigasse con la sua penna.

Allo stesso modo quello che un tempo era genericamente un prato, libero pure per i giochi dei bambini, ora è diventato un parcheggio, una palestra o un campo sportivo con le reti attorno, una villa con la sua recinzione, una periferia di edilizia popolare. La terra libera è sparita. I nomadi non hanno più gli spazi che, un tempo, erano anche loro, perché loro ne avevano lo stesso diritto naturale di tutti gli altri.
Ora non più. Ora anche un pastore trova difficoltà se vuole vivere come si viveva un secolo fa. La fatica non è cambiata, la libertà neppure, ma è proprio il pastore che ora è sempre meno accettato nel nuovo disegno che, e questo è il tragico, non sappiamo esattamente chi lo sta disegnando.

                                                                                                        Silvano C.©   


(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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