Alla
fine di tutto, esattamente di tutto quello che viviamo, qualche cosa resta.
Noi
non saremo in grado, forse, di vederlo, ma non sparisce quello che è stato, non
tanto in fretta almeno.
Leggevo
oggi di una insegnante che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e che
negli ultimi venti anni della sua carriera era arrivata in una sede importante.
Ha avuto centinaia di allievi. Era severa, dura con sé stessa, e pretendeva
anche dagli altri impegno nel lavoro. Eppure ha lasciato un ricordo che, ora, a
leggere i commenti di chi l’ha avuta come professoressa, le restituisce la
grandezza, forse effimera ma l’unica che noi umani possiamo sperare di avere.
Questo
resta, per il tempo giusto, e non solo per un insegnante, che per forza di cose
è in contatto con tanti giovani che stanno crescendo, ma anche per un padre ed
una madre, anonimi per i più, che hanno dedicato parte della loro vita ai
figli, per trasmettere il bello che era per loro il mondo, quello almeno alla
loro portata.
E
restano i sorrisi, le battute leggere, molto più delle liti o delle cattiverie.
Resta l’impegno in buona fede, la volontà di non pesare e di non lamentarsi,
resta cioè l’amore, quello che si è dato agli altri, forse per pietà, o per
senso di giustizia, oppure perché si è capito che la vendetta non aveva più
senso.
Nulla
sarà per sempre, ma per sempre sinché vivrò.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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