Il blogger
– Dicevasi blogger la persona che pubblicava su un proprio sito o blog o pagina
testi di sua (si spera) produzione. I migliori erano coloro che tali si
autodefinivano, alla stregua di infermiere, muratore o avvocato. I più furbi
erano quelli che ci ricavano qualche cosa perché ospitavano pubblicità. Alcuni
poi, i più fortunati, abbandonavano questa gloriosa e promettente carriera
ottenendo uno sbocco professionale più consono alle loro aspirazioni (venivano
assunti, da disoccupati che erano, oppure pubblicavano un libro, ed allora
addio blog, e così via)
Il guru della rete
– Figura mitologica nota per la sua efficienza e ottimismo da manuale o, di
contro, pessimismo d’ordinanza. Aveva puntualmente un suo manuale da
pubblicizzare, da vendere o da far consultare a pagamento, ed era presente
ovunque si parlasse di nuove opportunità, di ambienti virtuali, di mondi magici
inesistenti (o per pochi) che solo loro erano in grado di indicare alla massa
dei comuni mortali come meta alla portata di tutti. Lui si proponeva come un
brand.
L’impegnato a parole
– Ben tristo figuro, costui. Faceva di tutto, a parole. Firmava petizioni on
line a costo zero (magari con una casella postale fittizia, usata solo per
quello scopo). Raramente scuciva una sola moneta. Aveva già dato a quella
particolare Onlus, era già impegnato con un’adozione a distanza, aveva già
comprato un braccialetto per strada da un bisognoso.
L’operatore del call
center – Persona seria questa (detto fuori da ogni
ironia), che tentava di lavorare per una paga irrisoria e senza o quasi
garanzie. Doveva vivere, e non voleva né poteva pesare su altri. Spesso veniva
trattato male al telefono, il suo strumento di lavoro, e non veniva quasi mai
capito dalle persone con le quali doveva prendere contatto.
Il volontario
– Ben più sfortunato dell’operatore descritto sopra, non aveva paga. Se gli andava bene otteneva al massimo una sorta di rimborso spese. Veniva richiesto per
organizzare eventi sportivi, grandi manifestazioni che dovevano limitare i
costi, impiegato per alcuni mesi di attività in aziende dove “acquisiva esperienza”,
e quasi sempre vedeva, accanto a sé, chi dalla sua attività gratuita
guadagnava, spesso non poco.
L’opinionista in
televisione – Ebbe una stagione effimera, e fu
rappresentato da personaggi a volte discutibili e folcloristici, molto
richiesti in una fase di regresso sociale molto simile ad un rimbambimento
collettivo che, per fortuna, abbiamo superato da tempo. Epigono fu, si
racconta, un certo Fratespia, arrivato alla notorietà come buffone comico che
si fingeva intellettuale e, in seguito, visto il successo di tale finzione,
spinto a convincersi sul serio di esserlo, un intellettuale. A volte
frequentava, sembra, pure una trasmissione radiofonica famosa, per quegli
anni: La Mosca.
Lo scrittore autopubblicato
a pagamento – Tentò di tutto, costui, per donare agli
altri le sue creazioni, per farsi conoscere, per far capire ai contemporanei
che non era giusto aspettare la sua morte per renderlo ricco ed immortale. Lui sarebbe
intanto già morto, problema non secondario, e ricchi sarebbero divenuti, nel
caso, solo gli eredi. Si ritenne sempre un incompreso, invidiò molto i soliti
noti che pubblicavano il loro stupido libro e subito vendevano. Un paio di
scrittori autopubblicati, ad onor del vero, dopo la morte ottennero fama
postuma. Due, su migliaia.
L’operaio
– Era sindacalizzato, lottava per i propri diritti, voleva migliorare la
società e non si piegava al padrone. Sgobbava duro, in fabbrica, in officina,
nei cantieri. Non era mai solo e non gli mancavano le bandiere. Era onesto,
pensava alla famiglia, risparmiava per comprare una casa e lasciarla ai figli. È
stato il primo, tra gli antichi mestieri citati, a sparire.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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