-
Che male ti ho fatto?
Perché fai così?
-
Scusa, non capisco.
Cosa starei facendo?
-
Mi ferisci, vuoi
ferirmi, lo so.
-
Ma perché dovrei? Neppure ti conosco, non mi hai fatto
nulla, perché dovrei farti male? Non ne ho motivo.
E il discorso continuò ancora a lungo, tra il tenero
e furbo topolino campestre e la piccola pianta sempreverde con tante minuscole ed
acuminate spine.
Tutto era cominciato quando il topolino aveva
scoperto il nome della pianta (non ho mai capito come) e si era sentito offeso.
La pianta, a sua volta, non capiva il motivo di tanta attenzione, probabilmente
perché nessuno l’aveva informata del nome comune che gli umani le avevano
assegnato, cosa alla quale del resto lei non era per nulla interessata.
Qualche mese dopo questa prima discussione,
ormai prossimi al Natale, il topolino si ritrovò a passare accanto alla piccola
pianta, che in effetti per tutto quel tempo non gli aveva mai fatto male,
quindi si avvicinò a lei in modo più amichevole.
-
Ciao, come sei bella in questo momento, hai bellissime
bacche rosse.
-
Grazie, anche tu non mi sembri male, e mi fa piacere
rivederti. Come stai?
-
Bene, in questi mesi freddi ho trovato rifugio in una
cantina qui vicino con alcuni della mia famiglia. Abbiamo da mangiare e da
stare al caldo. Io esco, ogni tanto, perché un po’ mi annoio, a stare sempre al
chiuso.
-
Fai bene. Se potessi farei pure io qualche giro, sono
curiosa, ma in fondo vedo tante cose pure se resto qui, e la fantasia non mi
manca.
-
Se vuoi ti racconto qualche cosa, quello che ho visto io…
Da quel momento iniziò un rapporto nuovo tra i
due. In modo irregolare, ma senza mai lasciar passare troppo tempo tra una
visita e l’altra, il topolino prese l’abitudine di andare a trovare la
pianticella e di raccontarle di un muretto con un buco che nascondeva tesori,
di una grande nevicata che aveva coperto tutto il fianco di una montagna, di un
nido di rondini, di un fiorellino timido nato tra i rapanelli, della morte di
un suo amico, un vecchio topo saggio al quale lui era molto affezionato, del
fatto che aveva trovato una compagna e pensavano di avere tantissimi topolini,
delle stupidaggini che facevano gli uomini, e di alcune taccole fastidiose e
pure pericolose.
Non so dire per quanto tempo durarono queste
visite, probabilmente non sono ancora finite. Le cose da raccontare sono sempre
tantissime, e non manca mai qualcuno che ami ascoltare.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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