Non so mai come iniziare, ma da qualche punto
devo farlo e allora inizio da Ercole I d’Este, uno dei signori di Ferrara più
illuminati e visionari, oltre che grande diplomatico ed abile nelle alleanze
(pure un po’ fortunato, occorre dirlo), mecenate, accogliente, e, non ultimo,
amante delle donne. Suo è il sostegno dato al progetto della città moderna,
concepito e realizzato da Biagio Rossetti con l’addizione erculea. Sua è
l’accoglienza offerta agli ebrei sefarditi, cacciati dalla cattolicissima
Spagna. Sempre suo il sostegno dato alle arti ed alla musica. Sua fu pure la
decisione di far sposare suo figlio, il futuro duca Alfonso I, con Lucrezia
Borgia, figlia del papa Borgia, Alessandro VI. Del resto, grazie al suo amore
per le donne, di figli ne ebbe tanti, almeno nove. Oltre al ricordato Alfonso, tra
gli altri, ebbe Isabella, che sposò un Gonzaga, Beatrice, che sposò uno Sforza,
Ippolito, cardinale suo malgrado, e lo sfortunatissimo Giulio.
Negli ultimi anni della sua vita venne ad una
alleanza col papa Alessandro VI, continuando nella tradizione del ducato di non
sottomettersi mai del tutto al potere di Roma ma, nello stesso tempo, di
evitare, per quanto possibile, scontri diretti se non necessari.
Del resto le alleanze in quegli anni erano
precarie e mutevoli.
Poi, nel 1503 morì il Borgia, e nel 1505 morì
Ercole.
Quando Alfonso divenne il terzo duca di Ferrara
al suo fianco aveva Lucrezia, perfettamente in grado di sopperire alle
eventuali minori attenzioni del nuovo duca per la cultura ed il mecenatismo. Alfonso
infatti era più portato per l’azione, e non aveva problemi, oltre che a combattere
quando e dove conveniva, a mescolarsi ai suoi bombardieri e fonditori, che
aveva in massima considerazione.
Il duca infatti, nelle sue officine, produsse
una tale quantità di armi e di tale innovativa qualità da diventare in breve
tempo famoso nell’intera Europa, e con questo facendo acquistare prestigio alla
città.
Un episodio, adesso, vale la pena di ricordare,
legato alle sue armi migliori, le colubrine, portate ad un livello di assoluta
eccellenza. Già durante il ducato del padre aveva prodotto alcuni di questi
cannoni divenuti famosi, come il Gran
diavolo e Terremoto. Ma poi
avvennero i fatti di Bologna.
Papa Giulio II riconquistò Bologna cacciando i
Bentivoglio attorno al 1506, e pensò di approfittare dell’incontro nella città
con Michelangelo Buonarroti per commissionargli una statua da porre, davanti a
San Petronio, a monito del potere papale. La statua venne posizionata nel 1508,
ma ebbe vita brevissima. Nel 1511 i Bentivoglio riconquistarono, grazie ai
francesi, la loro città, e distrussero ogni segno del passaggio papale.
La stessa opera michelangiolesca finì in pezzi,
ed il Giulio benedicente distrutto.
Estensi e Bentivoglio erano alleati, ed Alfonso
mandò a Bologna il suo bombardiere più fidato, Quirino, per avere quel metallo
prezioso e portarlo nelle sue fonderie. La statua di Giulio quindi, finalmente
nelle mani dell’estense, si fuse in Giulia, una delle più belle colubrine che
uscirono dalle fucine di Alfonso.
(Ricordo che oggi, in piazza Castello a Ferrara, si può ammirare la copia di una colubrina non troppo diversa da quella Giulia qui sopra raccontata. È una sua sorella maggiore e di qualche anno dopo però, la Regina)
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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