- Dimmi, saggio Osilo, come devo agire
per ottener giustizia, non già per me, ché poco valgo, ma per l’arsura che mi
arriva dal mondo e vorrei placare, trovando alfin la pace.
- Tu lo sai ben, lo sai, signor di Tula,
eppur lo chiedi a me. Vedo cosa ti consuma, ma sei tu a sceglier la via, non
certo io. Cosa pensi di trovare se costringi a pensare? Rifiuto avrai, e lo
sai. Offri sollazzi, nascondi i dolori, mostra sorrisi, dai mense pronte. Tutti
amano mangiare, ridere e dimenticare.
- E tu, mia Pausania, niente hai da
dire?
- Io penso all’amore, che ogni cosa
scolora e di nuovo l'illumina. Quella è la via, la sola via. Altre non ne scorgo,
e l’amore ha mille volti.
(Gaviddo Carta - “Notte sul Limbara”- Atto II,
scena 5)
E così, combattuto tra mille perché, dubbioso oltre
il concesso, Falzitto decise di sostare.
Non aveva dubbi, si ripeteva, ma poi gliene
venivano dieci. Andare per la sua strada, alla fine, gli sembrava solo
orgoglio, affermazione del suo risibile potere, ma deviare era pure peggio, significava
rinunciare ad un piacere profondo, ad una spinta al miglioramento, ad un gioco
vitale, unico motivo degno, in fondo, oltre ai bisogni elementari del corpo.
Desiderio di cambiare, di lasciare qualche
cosa, anche se non era chiaro a chi e se era tanto importante.
Poi cadde vinto dal sonno, come sempre più
spesso gli capitava, senza altro tempo che di chiudere gli occhi e sparire
dalla sua coscienza.
Al mattino il risveglio gli portò un’urgenza: Ora,
adesso, subito.
Si sentì spinto a fare in fretta, sempre più in
fretta, senza pensare, a lasciare ogni dubbio, con la sola meta davanti e nessun
ostacolo degno di rispetto o di attenzione.
Una carica di cavalleria, e lui uno dei tanti,
verso un nemico da sopraffare, senza paura. E poi da solo, ma sempre alla
carica, con lo stesso nemico, immobile, ad aspettare.
Tutto senza senso, perché la fretta è senza
senso. Ma la battaglia si vince anche con la velocità, senza pensare. Invece
bisogna riflettere, e molto, prima della battaglia e della guerra. Se non si
prepara una strategia, un piano, ci si affida al caso, e non è detto che il
nemico invece un suo piano non lo stia già attuando.
E poi si svegliò, con una sensazione spiacevole
di dubbio. Solitamente la notte lo aiutava, non stavolta. Avvertiva l’urgenza di
non agire.
- Mio signore, se tu lotti, sempre di più
dovrai lottare. Non accettare la battaglia, vinci con le altre forze che tu
possiedi. Usa il gioco, accetta l’amore.
- Tu me lo dici, Pausania, ma io saprò
farlo?
(Gaviddo Carta - “Notte sul Limbara”- Atto III,
scena 4)
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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