Chissà
come vivevano durante il lungo periodo di transizione che ha portato alla fine
dell’impero romano le persone comuni, quelle del cosiddetto popolo? La storia
racconta di grandi personaggi, quasi mai delle masse, se non quando si contano
le vittime di grandi battaglie, o di genocidi. Io poi non sono uno storico, e
non ho mai approfondito quel momento.
I
mutamenti sono sempre drammatici, e nulla o quasi poi è come prima. Ora qualcuno
non vuole più parlare di crisi, e lo dice da tempo. Alcuni raccontano di
oggettivi mutamenti ai quali occorre adattarsi, sfruttandone le nuove
opportunità e senza ritornare a vecchi schemi superati dai fatti.
Io
vedo alcune attività commerciali sorgere, aprire negozi, restare sul mercato alcuni
mesi soltanto e poi chiudere, con enormi danni economici. È facile, dopo, dire
che probabilmente chi ha tentato in quel modo non aveva prima valutato con attenzione
la richiesta effettiva di quanto proponeva.
E
poi altri, spesso non italiani, che iniziano e rimangono con le serrande alzate
a prezzo di enormi sacrifici, tenendo aperto quasi giorno e notte, pure durante
i giorni festivi.
Le
cose mutano, velocemente. I flussi migratori in atto accelerano il processo.
Io
confesso di aver paura dell’ignoto che saremo tra 20 anni. Siamo alla fine, in
ogni caso, di un mondo, che forse possiamo ancora immaginare di non peggiorare,
ma di evolvere in meglio. Non chiedetemi come però. Se lo sapessi non sarei
qui, immagino.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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