Maria
e Gregorio arrivano nella piazza quando le prime luci artificiali si sono già
accese. Vengono a piedi dal parcheggio, non troppo lontano, e si trovano
immersi in un’atmosfera che non si aspettavano.
Da
alcuni giorni alloggiano a Numana, in una piccola pensione, e quella sera hanno
deciso di visitare la città di Loreto, senza un vero motivo, esclusivamente
perché non l’hanno mai vista. Il caldo del sole sulla pelle, il senso della
vacanza di mare addosso e il verdicchio di Iesi li tengono lontani dal senso
della processione e dei canti sacri diffusi da numerosi altoparlanti disposti
ovunque.
Si
sentono fuori luogo, osservano in silenzio, stanno ai margini, non intralciano
il lento movimento dei tantissimi fedeli che percorrono il perimetro della
piazza davanti alla basilica. Rimangono un po’, vedono anche malati o anziani
su carrozzine, poi si allontanano, senza scambiare una parola. Basta uno
sguardo per capirsi, e nessuno dei due sa cosa potrebbe dire. Solo più tardi,
di nuovo immersi nel traffico del lungomare, la tensione invisibile in qualche
modo si scioglie.
Trascorrono
tre anni, e durante un viaggio epocale per i loro standard incrociano in più
punti un antico percorso di penitenza, di meditazione e di ricerca, ritrovandosi
infine a Santiago, dove, secondo la tradizione, sarebbe sepolto il corpo
dell’apostolo Giacomo.
Giungono
anche questa volta in un luogo sacro quasi per caso come già era successo a
Loreto, semplicemente perché si trova lungo il percorso. Lui ricorda la
conchiglia del mollusco, simbolo del santo, e scopre solo sul posto una realtà
ben più importante associata a questa, che non conosceva, che nessuno dei due
immaginava.
Ancora
una volta sono osservatori della devozione e del rispetto, visitano la
cattedrale meta di pellegrinaggio secolare, vedono diversi entrare con zaini o
con bastoni. Stavolta si prendono un po’ di tempo, si lasciano contagiare, dopo
aver visto i mendicanti in strada, i tanti in cammino, e sono sfiorati da qualche
pensiero. Poi riprendono il viaggio.
Trascorre
altro tempo, adesso hanno un figlio. Durante il periodo estivo, se possono,
viaggiano ancora. Non hanno mai perso il desiderio di muoversi. Arrivano in
Francia, si avvicinano ai Pirenei, visitano Andorra, poi, quasi naturalmente,
si dirigono verso Lourdes. È il primo pomeriggio quando si fermano, la giornata
è piacevole malgrado il periodo estivo, e la visita alla piccola cittadina
parte, come è loro abitudine, dalla periferia dove hanno parcheggiato. Il primo
impatto col centro vitale è diverso da come lo immaginavano.
Una
via piena di ogni genere di merce più o meno legata al luogo sacro. Un
supermercato ininterrotto di bancarelle che invadono anche i marciapiedi su entrambi
i lati ed indistinguibili quasi le une dalle altre. E l’interno dei negozi, più
o meno grandi, espone pezzi quasi tutti uguali, salvo casi particolari o in
qualche modo ricercati e preziosi. La delusione
ed il senso di rifiuto sono molto forti, e pure lo sconcerto per un commercio
abnorme, fuori luogo.
Poi Maria, Gregorio ed il piccolo Lorenzo si avvicinano al santuario, e tutto cambia. Le persone che incontrano non hanno alcuna intenzione di comprare nulla, né si perdono a guardare oggetti di plastica o in legno di ulivo. Moltissime sono su carrozzine, centinaia di carrozzine spinte da parenti, da volontari, e da molte donne che si confondono, nel loro abbigliamento, e potrebbero essere infermiere o suore, ma non serve chiedere. Si inseriscono nella processione, seguono il movimento, arrivano alla grotta delle apparizioni. Ora la razionalità non aiuta, quella si scontra con la realtà, tangibile, enorme, insondabile. Il mistero non si spiega.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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