Salgo di notte, una notte estiva e con stelle che sembrano cadermi addosso, con una grossa auto su una montagna dell’Abruzzo. L’auto potrebbe essere militare, non ne sono certo, e non so neppure se sono io a guidarla o no. Semplicemente credo di confondere almeno due generali diversi vissuti in tempi diversi e schierati su fronti lontani tra loro. Nessuno mai visto né conosciuto oltre che sui libri. E non so neppure spiegare perché mi fanno materializzare alla guida, forse, di un’auto su tornanti in salita nell’Italia centrale, di notte. Mi mancano i viaggi notturni in auto, da un po' non ne faccio più, anche sui tornanti in montagna non lontani da casa ci salgo sempre meno. Ma mi mancano irreparabilmente i viaggi con te diretti verso l’altrove, curiosamente e in parte inconsapevolmente. Non sempre si arrivava dove e come si pensava, contava il viaggio, come dicono i saggi. Certo che contava quello, con la tua presenza, mentre consultavi una cartina che poi non si voleva ripiegare ammodo e mentre si discuteva. Magari poi eri solo tu che parlavi, come quella volta che mi raccontasti cose senza un vero senso per un bel po' prima che arrivassimo alla nostra meta, e quando all’arrivo ti chiesi cosa intendevi dirmi mi spiegasti semplicemente che continuavi a parlare per tenermi sveglio. Neppure tu avresti saputo ripetermi quello che mi avevi detto. Quindi, generale, lasciando da parte il suo ruolo da militare e scordando che potrebbe riassumere in lei più persone accomunate solo da mie letture recenti, grazie della sua strana visita sulle strade estive al buio in montagna. Il cielo notturno resterà sempre uno dei più bei misteri che possa mai aver ammirato, e immagino che anche chi amo possa nascondersi in quel cielo notturno stellato e sereno. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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