A volte temo il ricordo, altre volte lo cerco. Sembra che raccontare scrivendo allontani la probabilità di ricordare ciò che è veramente avvenuto, sia una sorta di tentativo di rimozione e di aggiustamento. Il vero scomparirà e ne resterà solo la sua rappresentazione. Il racconto può ignorare il tempo reale, anticipare e posticipare a proprio comodo. Tutto sta nello stabilire se io possa essere così falso come in certi momenti mi penso o piuttosto così generoso come in altri momenti immagino di essere. Dipende da altri, da chi ho cercato e da chi mi ha conosciuto e poi descritto. Alla fine della storia mi ritrovo con un mucchietto di pietre colorate, a volte con metallo di contorno. Ripenso a giornate in spiaggia, a visite a musei, a raccolte di fossili e pietre preziose, a gioiellerie e a confezioni regalo. Sono ricco con queste pietre raccolte o comprate? Sicuramente non molto, non è il loro valore in denaro a renderle importanti, e infatti un ladro le valuterebbe molto meno di quanto lo faccia io. Anche quelle piccole pietre di una collana che mia nonna divise tra me e mio fratello, in parti uguali e senza tener nulla per sé. Che strane idee mi vengono quando mi capita di camminare per certe vie di Ferrara o di Rovereto, e che ricordi mi riportano certe vetrine che ancora sono vive come un tempo. Oggi è questo che affido alla macchina del tempo. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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