Entro l’aprile del 1996 avevamo già visitato quasi tutti i luoghi che avremmo visto assieme, tutti quelli fuori dall’Italia intendo, e, molti in Italia. Come lo posso affermare? Dalla scritta col pennarello su uno scatolone dove ho messo diverse guide turistiche. Alcune di quelle guide conservano la loro utilità ma non sono più aggiornate. Se dovessi tornare in qualcuno di quei Paesi avrei bisogno di una guida nuova o, semplicemente, di un cellulare recente, di quelli che continuo a rifiutare di comprare e di usare. Insisto a fissarmi su documenti cartacei, su libri cartacei, su cartine e anche su cartoline, che ormai non spedisco più quasi a nessuno. Anche comprare un francobollo è diventato un’impresa, quindi ritengo naturale che poco alla volta chiudano pure gli uffici postali. Chiudono le librerie e le tabaccherie, chiudono bar ed altri esercizi commerciali, ma che abbia chiuso un panificio mi fa impressione. Si può vivere mangiando meno pane, è evidente, ma comunque il pane serve. E se quel panificio ha chiuso da dove viene il pane che in qualche modo consumiamo? Domanda oziosa, conosco la risposta e non mi piace. Credo di ostinarmi a vivere in un mondo invisibile che gli altri neppure immaginano esista. Loro vivono nel loro mondo, quello che non vedo io, ricambiando il disinteresse. Lo so, esagero come al solito. Eppure, oggi, ci sono meno nuvole di ieri. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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