Maledetta e benedetta. Cura e veleno, come quasi ogni medicina, e legata a malattie che si tenta di non nominare, invano, perché poi in mille modi diversi entrano nella nostra vita e i loro nomi arrivano. Ho telefonato a Roberta, è stanca della chemio che ormai ha iniziato più di cinque anni fa. La sopporta sempre meno, intuisco che tra le sue parole non dette ci sia l’intenzione di farla finita con cure che non arrivano alla soluzione, o quantomeno di chiedere di modificarle. So ciò che lei non vuol dire, è impossibile non capire. Lei accetta quello che deve capitare, è disposta alla lotta ma a condizione che si mantenga entro certi limiti, e magari anche oltre, per amore della sorella che, senza di lei, sarebbe forse perduta. Si lotta non solo per noi stessi ma per gli altri, quelli che di noi hanno bisogno. E si è disposti a ignorare logica e molto altro, si può scendere a patti con proprie convinzioni anche, per un po'. Dopo però non ci sono alternative, e la vita non è prevista per durare oltre il suo fine naturale. La chemio è maledetta perché fa male ed è benedetta perché offre una speranza e allunga un po' la vita. Poi si inizia a parlare d’altro, cioè di saluti, senza dirlo, si citano le cure palliative, la terapia del dolore e del lento addormentarsi. E non se ne vuole parlare perché le parole sono pesanti, difficili, che non auguro a nessuno, neppure al peggior criminale mai vissuto, che merita di essere rinchiuso, certo, ma non questo dolore né la pena di morte. Ma di tutto questo, Viz, a te non sfugge nulla, sono io lo stupido del gruppo, che vive in un mondo di fantasie.
Silvano C.©
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