mercoledì 26 giugno 2024

Sorrisi e problemi inesistenti

Sono in grado di affrontare e risolvere i problemi che mi creo da solo. In questo esercizio sono bravo, ho esperienze accumulate negli anni e so che il modo migliore per farlo è non aver fretta. Spesso mi hai spiegato che alcune cose me le inventavo e che si trattava solo di un mio punto di vista, non necessariamente corretto né razionale. Essenzialmente la mia abilità consiste nell’immaginare situazioni che possono peggiorare, ma spesso parto da fatti reali, da problemi veri che poi trasformo e ingigantisco. Quindi non solo invento l’inesistente, che a contrastarlo dovrebbe essere più facile per tutti, ma so modificare il vero in qualcosa di verosimile o di falso ma che ha qualche particolare reale. In questa seconda tipologia di problemi serve più calma e non lasciarsi prendere da luoghi comuni in grado di complicare invece di aiutare. Non mi va di evocare esplicitamente alcun esempio, so che mi farebbe male scriverlo, alcune cose non le ho mai confessate neppure a te. Certe paure me le tenevo chiuse a chiave e le liberavo solo quando nessuno le vedeva. Magari sembrava che fossi arrabbiato con te e non lo ero, non lo ero con nessuno, avevo solo paura che peggiorasse qualcosa che mi ero inventato e mi sembrava possibile. Per certi versi sono ancora la fortuna degli assicuratori, e pago alcune polizze che forse potrei evitarmi. Ma se poi capita? Le cose che dovevano succedere sono successe, tu ti sei fatta mancare poco, e la cosa mi fa rabbia. Eri tu quella che sorrideva di più, non io. Mai stato capace di sorridere di fronte al dolore o alla paura. Ho sempre riservato il sorriso alle cose che fanno sorridere tutti, e ho sbagliato. Mi manca il tuo sorriso, e mi manca il tuo modo di demolire il mio umore nero, anche se non è mai stato facile.

                                                                                                 Silvano C.©

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martedì 25 giugno 2024

Piove, non piove

Se non piove esco, cerco una margherita e poi ripeto il classico m’ama non m’ama ma riferito al tempo atmosferico. Le previsioni meteo sono attendibili al 100% solo a cose fatte, cioè sono precise, salvo errori, quando dicono che ieri c’è stato il sole e che le temperature massime e minime erano quelle, esattamente quelle. Non m’invento nulla comunque. Ho visto, durante le normali trasmissioni meteo televisive attorno alle 12, le previsioni del mattino, e mi sono chiesto in effetti quando finisce il mattino. Pensavo a mezzogiorno ma evidentemente mi sbagliavo. Indagherò, ma senza fretta, non è importante. Quindi non so né se né quando pioverà. Certamente pioverà, presto o tardi, è l’unica certezza. A me il tempo piovoso, se non ci sono rischi di fenomeni violenti, non dispiace. Se non sono al mare o in montagna mi va bene, anche se magari devo rinunciare ad andare in qualche posto. Mi spiace per tutte le attività che col maltempo vengono danneggiate, quello sì, e spero che si possa lavorare nel modo migliore, anche nel settore turistico. Noi in vacanza andavamo in giro per l’Europa, quando potevamo, i temporali ce li siamo presi quando capitava, e poi tutto ritornava a splendere, col sereno che arrivava dopo. Provo nostalgia per quei temporali. Ciao, Viz. Ti porterò una margherita. Se piove e anche se non piove.

                                                                                                   Silvano C.©

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lunedì 24 giugno 2024

alternative

Entro nel negozio e metto in tasca, facendo attenzione a non farmi vedere, un insignificante piattino col disegno di un gatto che potrei benissimo pagare invece di rubare, visto che costa meno di 3 Euro. Senza rendermene conto però, e me ne accorgerò solo dopo a casa, trafficando con la tasca faccio cadere la piccola busta in pelle dove tengo abitualmente alcune banconote da 20, 10 e 5 Euro. In conclusione ho fatto un affare, ed il gatto sul piattino adesso non lo posso neppure guardare perché m’innervosisce. Certo che sono tornato nel negozio per vedere se ritrovavo la busta in pelle, ma figurati se c’era ancora. Il mondo è pieno di disonesti. Nel supermercato mi piace spostare la merce esposta da uno scaffale all’altro, giusto per distrarmi e passare il tempo. Poi mi annoio, esco, mi prendo un gelato col cono e me lo godo guardandomi in giro. Finito il gelato butto il cono, che non mi va di mangiare, in un cespuglio, ai lati del marciapiedi. Ho sporcato? Come se fosse colpa mia il lerciume in giro, con cicche, cacche di cane, cartacce e lattine. Il cono che vuoi che sia, qualche passero magari se lo mangerà, no? Entro nell’edicola e in un angolo mi sfoglio una rivista di viaggi. Mi interessa solo un articolo ma non mi va di comprarla. Lo stesso faccio di solito con i quotidiani, che vado a leggere solo in biblioteca dove sono in lettura gratuita. Sono anni che non ne compro uno. E poi dicono che le edicole chiudono e anche i giornali, fatevi la domanda e datevi da soli la risposta. Io l’ho già fatto: hanno tutti il braccino corto. Ammetto che mi viene tristezza quando ripasso in quella piazzetta nella quale ci stava il negozio dove affittavo videocassette o compravo qualche gioco. In tutta la via che arriva alla piazzetta non è rimasto un solo negozio aperto, tutto chiuso, tutto abbandonato. E perché avrei dovuto comprare in quei negozi invece di farmi arrivare le stesse cose spendendo meno direttamente a casa grazie ai siti in rete? Appunto, pure io come tutti. E stasera come cenerò? Ordinerò una pizza e me la farò portare con una birra in omaggio, pagando meno che in pizzeria e restando comodo a casa mia. Mi costerà anche meno che una surgelata del supermercato, perché la lattina dovrei comprarla. Domani poi telefono al mio amico che vive in riviera. Magari gli strappo un invito per qualche giorno al mare, senza dover andare in albergo.

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domenica 23 giugno 2024

Una rosa rossa

Rimase un po' stupito quando fui io a fermarlo per chiedergli di comprare una delle sue rose. Camminava e le offriva in giro, specialmente a coppie. Stava quasi per piovere e tutti si andava un po' di fretta, malgrado ci fosse la fiera e un’aria di festa, odore di zucchero filato e tanti con borse piene di cose appena comprate, o di piante. Io camminavo da solo, ero andato per nostalgia, poi sarei venuto dove tu non sei e quella rosa te l’avrei portata. È successo ormai troppi anni fa, ed era di marzo. Mi piaceva comprarti rose, a volte per un motivo a volte senza alcun perché. E poi non ricordo cosa ho comprato d’altro, magari nulla, ma non ne sono sicuro. Mentre tornavo all’auto con le prime gocce che cadevano ho incontrato due suore che, non so per quale motivo, ho salutato senza averle mai viste prima. È stata una domenica di festa particolare, senza fatti eccezionali o memorabili se non per me. Noi non siamo storia, quindi conta poco quello che è avvenuto quel giorno. Ciao, Viz.

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sabato 22 giugno 2024

Installazione

L’artista sente un bisogno di eternità e di materialità, e in questo dualismo inconciliabile cerca l’evoluzione permanente e stabile, il moto immobile, l’imperfezione assoluta e completa in sé stessa, quindi perfetta. Si rende conto di non potersi misurare con l’arte prodotta nel corso dei millenni, sin dalle prime caverne in era preistorica, e di non poter aggiungere nulla a quanto i popoli orientali e occidentali, nel nord e nel sud del mondo hanno prodotto in architettura, scultura, pittura, musica, poesia e in ogni espressione possibile alla ricerca della bellezza e della verità, a volte sfiorandola senza mai toccarla direttamente. Intuisce che alla fine si arriva al caos e al nulla, alla perdita della memoria e del senso, alla demolizione di ogni costruzione per quanto elaborata e solida. E allora pensa alla danza, effimera, magari ottenuta da movimenti essenziali ed aggraziati di corpi nudi, che si mostrano per essere simbolo di qualcosa di finito che sfida l’infinito. Ma resta una sfida, non ripetibile se non in un numero limitato di spettacoli, poi perduti per sempre. La memoria è un palliativo, è consolatoria ma racconta bugie che nessuno potrà verificare di persona esattamente come avvennero i fatti, di come quel movimento della mano fu completo, e come quella coppia di stelle stregò il pubblico fortunato di quella sera. Ma lui non sa danzare e non è un coreografo, non sa nulla di scene e teatro, si arrende davanti al percorso per lui inaccessibile. Se sapesse fumare potrebbe pensare a sculture di fumo, che durano un attimo. Anche le nuvole sono opere d’arte naturali, che però non cercano premi o mostre, approvazione o ammirazione. Loro sono e poi si dissolvono. Prima e dopo. Poi basta. Fare di sé stesso un’opera d’arte, ecco l’idea che lo tormenta e non trova una possibile realizzazione. Poi accetta che tutto possa concludersi, e che non vi siano spettatori o repliche. È così che inizia a pensare a come farsi esplodere su un prato di montagna vicino al bosco o su una spiaggia solitaria in inverno, ma non ama la violenza estrema, non è quello che cerca. E allora ripensa al fumatore che disegna anelli di fumo. La sua opera d’arte sarà il suo corpo che brucia, che darà fumo alla brezza e che forse qualcuno noterà, o forse no, ma questo non importa perché l’oblio arriverebbe comunque, come arriva il tempo a sgretolare con pazienza ogni monumento umano.

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venerdì 21 giugno 2024

E dopo?

Vede, in proposito ci sono molte teorie e nessuna certezza assoluta. Alcuni ne fanno un vero e proprio principio di vita e corrono i loro rischi, a volte consapevolmente, e tra questi metta pure coloro che le sembrano i più convinti per non dire fanatici. Quindi, le ripeto, non mi chieda nulla in proposito. Quello che credo io non ha alcuna importanza, non saprei fornirle prove, e devo lasciarla tentare in solitudine la scalata. Anche questa scalata è illusoria e rischia di farla pensare in modo errato, non si fissi troppo sul termine, è altro quello che le interessa. Potrà forse avere compagnia nell’attesa o nella ricerca, potrà anche sapere cosa se ne pensa, ma le servirà a poco. Difficilmente le parole di qualcuno la convinceranno veramente. Sino ad oggi non è successo, giusto? E quanti anni ha vissuto ormai? Non le sembrano sufficienti per essersi fatto una sua idea? La sola certezza che lei ha, questo l’ha compreso, è ciò che ha avuto, chi l’ha amata e chi l’ama. Del resto non si faccia problemi, non abbia fretta di capire, non acceleri né rallenti. Non so se avrà mai risposte o anche una sola risposta, solo questo.

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giovedì 20 giugno 2024

Non una sola foto

Nessuna fotografia, nessun dolore da conservare per domani. Se quest’ultimo deciderà di venire a trovarmi sarà per sua libera volontà, che non si aspetti un mio aiuto. Già mi è stato sufficiente tornare nei luoghi dove ci siamo conosciuti, per fortuna cambiati col trascorrere del tempo in modo da cauterizzare le antiche ferite, coprire tracce e modificare percorsi. Dove si parcheggiava ci sono giardini, alcuni negozi hanno chiuso altri cambiato tipologia o gestione, i nostri amici non abitano più lì. Non ci sono più i topolini dolci, il cinema non è più tale da anni, e poi tanti turisti vocianti ovunque, con ciabatte o sandali e pantaloncini corti anche un po' ridicoli. Non so quale regolamento imponga il cattivo gusto quando si va in vacanza, o dove sia contemplato il diritto di entrare in una chiesa quasi come si va in spiaggia. Mi piacerebbe vedere se qualcuno si azzarda ad entrare conciato in tal modo in un tribunale aspettandosi la clemenza del giudice.

Rivoglio indietro i luoghi come li ricordo, oppure è preferibile nulla. È stata una toccata e fuga per rivedere il mio amico dentista, abituato a restaurare, a riparare, a suo modo un artista. Se non andassi a trovarlo, di tanto in tanto, forse andrei di meno pure in quei posti, lentamente li dimenticherei. Sulla curva prima di arrivare al rettilineo della discesa c’è ancora quel simbolo matematico che nessuno ha cancellato negli anni: infinito più uno. Tanto è rimasto e tanto è mutato, ma non ho fotografato. Mi andava così. Ciao, Viz.

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mercoledì 19 giugno 2024

Una vita a pezzi

La casa sembra quella solita, ma siamo da poco traslocati ed ora è quasi vuota. Rimane una sola famiglia, l’appartamento dove stavamo e un altro immediatamente attiguo sono oggetto di ristrutturazioni. Mi viene l’idea di anticipare una parte della somma necessaria per mettere mano pure a quello dove stavamo e farlo sistemare. Poi, con un accordo che mi sembra realizzabile, saremmo rientrati a lavori finiti, avremmo pagato l’affitto e col tempo avremmo riscattato la proprietà, tutto facile, possibile, quasi fatto.

Penso che potrei pure chiedere di usare l’auto di mio padre, che a lui non serve, per permetterti di andare al lavoro ogni tanto senza usare i mezzi pubblici, che hanno orari non sempre comodi. È un maggiolino, io non lo so guidare ma tu lo hai già usato perché era l’auto di tuo padre. Anche questa cosa mi sembra realizzabile. 

Poi stranamente ripenso a un camper dove sembra io abbia abitato con un altro e con suo figlio. Non ne so quasi nulla però, e questo mi sembra strano, anche se i luoghi mi sembrano familiari. 

La vita è imprevedibile quando torna in questo modo e sembra scorrere su più corsie parallele e diverse, nessuna falsa ma nessuna vera. Dicono che la vita sia una sola, Umberto Eco spiegava una cosa leggermente diversa, una sorta di integrazione. Io mi adatto, non ho alternative. Ciao, Viz.

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martedì 18 giugno 2024

Il tacchino del poeta

Non è un segreto per i pochissimi amanti della cultura agroletteraria mitteleuropea che il poeta Crocan Thühner, tedesco naturalizzato ceco, stravedesse per il suo tacchino Graziato. Il tacchino raggiunse l’invidiabile età di 14 anni vivendo sempre accanto al suo servo-padrone nella casa di famiglia con un ampio giardino in parte utilizzato come orto. Dalla sua morte riposa sotto il più bel larice dell’intero territorio, e questo per volontà esplicita dello stesso Graziato che, all’ombra del larice, soleva trattenersi con molto piacere. E non è neppure un segreto che alcune della più note poesie di Crocan siano in realtà un’interpretazione-traduzione dei tipici richiami del tacchino, rimodulati e resi intelligibili a chi parla il ceco. Il terzo segreto di Pulcinella sulla questione è che le poesie di Crocan non hanno ancora trovato alcun traduttore nelle principali lingue europee, come tedesco e francese, ad esempio, senza scordare italiano e spagnolo. Sembra che ci abbia provato il noto traduttore greco Aittitos per una sola sera e dopo abbondanti brindisi a base di retsina ma che vi abbia presto rinunciato per due motivi: l’oggettiva difficoltà di rendere in greco i richiami d’amore di un tacchino ceco e i richiami d’amore per lui molto più interessanti e che riguardavano una giovane che aveva appena visto ballare in modo molto sensuale al centro della taverna dove aveva mangiato. Tra il tacchino, il poeta naturalizzato ceco e la ragazza lui scelse la ragazza, dopo averla già mangiata con gli occhi. Tutto questo alla fine è molto triste e rende il Thühner un autore di nicchia. Se avesse scelto come lingua per le sue poesie il tedesco invece del ceco forse avrebbe raggiunto una maggiore anche se non universale notorietà, ma il fatto che tu che leggi non ne abbia mai saputo nulla sino ad ora non può che confermare la mia ragione.

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lunedì 17 giugno 2024

Per non annoiarsi

C’è un tempo per ogni cosa

Cos’hai capito?

Non per tutte le cose, certo che no

Alcune possibilità non le avrai mai, e non necessariamente per tuo demerito

Alcuni sogni resteranno sempre sogni

Il fatto è che ad ogni età nuova che ti capiterà di vivere avrai perduto quello che eri ma avrai la possibilità di qualcosa di nuovo

Qualcosa che prima non avevi, come l’esperienza, o la nostalgia

E perderai un po' della forza che ti aiutava

Pensi di aver scelta?

Non ti è concessa. Puoi solo andare avanti, se ti andrà bene, un giorno dopo l’altro

Non serve neppure lamentarsi, rischi semplicemente di allontanare tutti

Intanto, se proprio ti annoi, cerca di fare qualcosa di utile.

                                                                                                     Silvano C.©

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Similmente

A volte capitava, non frequentemente ma capitava, che invece di uscire per consumare assieme una pizza in pizzeria la prendessi e la portassi poi a casa. Un pizzaiolo mi spiegò che era diverso mangiarla appena sfornata o metterla in un cartone e portarla via, e aveva ragione. A volte poi ero io che impastavo la pasta, la facevo lievitare e poi la spalmavo su una teglia, la condivo e la mettevo in forno. Non era male, il profumo era sempre perfetto, ma spesso risultava una cena pesante. Poi, quasi per caso, visto che mi era rimasto pane del giorno prima, un giorno tagliai a metà i panini, li trattai come se fosse pasta da pizza aggiungendovi sopra passata di pomodoro, mozzarella, olive, acciughe, olio e origano. Il risultato non fu perfetto ma sicuramente più leggero e comunque piacevole. Da allora ogni tanto la nostra cena era la similpizza. Conservo questa tradizione, e ormai in un giorno fisso della settimana è quella la nostra cena. Manchi solo tu, ma non posso farci nulla, tutti i modi che tento o immagino per farti tornare falliscono uno dopo l’altro, eppure so che guardi e sorridi, e una volta tanto non per prendermi in giro. Ciao, Viz.

                                                                                                     Silvano C.©

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domenica 16 giugno 2024

La fotografia

Dicono, l’ho sentito recentemente, che senza una foto non si esista. La foto dimostra, è un documento e una fonte, la foto testimonia che in un certo istante si è stati presenti nel mondo. E prima della fotografia? Prima solo alcuni sono esistiti e ne hanno lasciato prove, sono quelli che hanno avuto l’onore di raffigurazioni in statue e dipinti, che sono stati raccontati e descritti, che si confondono a volte con la mitologia, come le figure di Marte e Venere. Cleopatra è esistita come Giove, Ulisse come Muzio Scevola. Io sono nato quando la fotografia già c’era, ne sono stato un sacerdote immeritevole ma devoto, ho fotografato e sviluppato in bianco e nero, ho speso tempo e denaro per mille e mille scatti a volte senza significato se non come prove di una speranza, di una gita e di un possibile amore, prima di sapere cosa fosse l’amore. Un amico mi ha restituito foto mie, e così ha chiuso un’epoca bella e divertente, perché quelle foto le avevo regalate a lui, per ricordarlo e farmi ricordare. Come amico è in parte divenuto passato, e spesso trascorrono mesi, o anni, prima che ci risentiamo. Nostalgie? Qualcuna, ma non troppe.

Tu sei esistita, ne ho le prove, ne ho molte prove fotografiche, e quelle sono quasi solo mie, gelosamente, orgogliosamente. Ma sono anche di chi ha condiviso con te una parte di percorso, a condizione che avesse scattato quelle foto o fosse presente in quegli scatti. Quando il dolore iniziava a diventare meno sopportabile ho rallentato nel mio fotografarti. Meno dolore immortalato, più allegria residua nelle altre foto, più sorrisi. Magari non fosse vero nulla di quanto scrivo e tu, ora, potessi dirmi come sono ancora stupido, esattamente come allora, di come non so capirti o di come, e me lo hai dimostrato, ti fidi e conti su di me. Potrei continuare, credo, a illudermi che la malattia non sia esistita e che tu possa rimanere anche dopo di me. Quello era il progetto e l’attesa. In ogni caso le tue foto sono una prova. Non sei vissuta inutilmente, per molti ci sei stata e ancora ci sei. Chi afferma o solo pensa il contrario vada a farsi allegramente fottere. Ciao, Viz.

                                                                                                     Silvano C.©

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sabato 15 giugno 2024

La parola è pesante

Fai molta attenzione a come parli, a quello che mi dici quando ti riferisci a ciò che per me conta. Potrei offendermi in modo irrimediabile e poi difficilmente potrei dimenticare, anche dopo tanti anni. Il tempo che scorre non copre i danni di una parola sbagliata per leggerezza o perché esce spontanea. Credimi, quello che dici rivela alla fine quello che sei. E se tu pronunci quella parola sbagliata sei sbagliato o sbagliata pure tu. Potrei perdonare, un po', leccarmi la ferita e curarla ammettendo che in fondo avevi ragione, ma rimane il fatto che quella parola io non volevo sentirla. In un discorso generico, quando si parla del più e del meno e non ci sono riferimenti diretti a situazioni che mi riguardano la stessa parola ha un peso specifico inferiore quindi riesce a galleggiare sulla corrente che se la porta lontana e la fa sparire. Così so che esiste sul vocabolario ed è di uso comune, ammetto che potrei usarla io stesso, ma sempre con cautela. Però qualche indizio posso dartelo, per metterti in guardia. Odio sentirmi rinfacciare limiti, debolezze e difetti. Li ho, ovviamente, ma meglio tacerne. Non mi piace poi sentirmi inferiore per qualche motivo, per aspetti economici o altro, quindi è meglio evitare di dire che si possiede una casa più bella o più grande, che i propri figli hanno un lavoro migliore e via continuando. Ma, più di ogni altra cosa, odio che mi si parli come se avessi perso per sempre qualcuno, darlo per scontato. Fai molta attenzione perché su quell’aspetto posso fingere indifferenza ma me la lego al dito. Tutto chiaro?

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venerdì 14 giugno 2024

Guardando il cielo dal sottobosco

Per quanto ci provi non ci riesco. Molti me lo dicono da tempo, e se non lo fanno esplicitamente non mancano di lasciarmelo sottinteso per evitare di essere invadenti o di ferirmi. O forse anche di essere esclusi, perché su alcune cose sono rigido, permaloso e covo rancore. A volte poi qualcuno semplicemente per l’incapacità di cogliere un mio bisogno temporaneo ma fortissimo e totalitario mi ha perduto. O magari io ero già stato perduto da tempo, e non lo avevo capito. Le scale dei valori non sono commensurabili come vengono vissute individualmente, e a volte basta solo essere sfasati per non ritrovarsi. Prima sembrava di essere fratelli per sempre, poi si diventa peggio dei fratelli che si odiano, peggio perché tento senza riuscirvi di non pensarci neppure, cambio strada se rischio un incontro, prometto di telefonare o di farmi vivo e poi sparisco. E cosa si è rotto effettivamente? Non lo so neppure descrivere, ed è non sapendolo che non so ripararlo. Non mi resta che cercare altre vie, reali o virtuali, altre però. Un modo per impiegare il tempo in qualcosa di utile, di dedicarmi a chi amo, di mantenere quello che so di non poter mantenere perché l’ho perduto troppi anni fa. Se ne scrivo è perché la cura non l’ho trovata, e quando l’avrò trovata, se mai ci riuscirò, non scriverò e non ne sentirò il bisogno. Il sentiero deve essere il mio, è così, e se lo troverò è inutile che poi lo racconti, spieghi dove si trova, da dove si parte e dove, spero, arrivi.

                                                                                                     Silvano C.©

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giovedì 13 giugno 2024

Come siamo?

Ho parlato di episodi avvenuti anni fa con un’amica, ma i particolari che ci sono tornati alla mente non si sono sovrapposti, ognuno ha ricordato o rimosso in modo diverso e ho rischiato quasi di offenderla insistendo su chi c’era o non c’era in una certa festa, da quale genere musicale lei era attirata, da come era vestita. Magari mi sono sbagliato io, ed ora nessuno può dirlo perché non ci sono altri ai quali chiedere. Succede anche a me comunque che il mio passato, raccontato da chi ho frequentato un tempo, mi dipinga in un modo che non mi piace, e sono così io a volte che rischio di offendermi. Meglio usare la diplomazia, cambiare discorso appena possibile. Mi ritengo migliore di come vengo ricordato quando qualcuno mi cita prendendomi in giro, ma anche peggiore nei casi opposti, cioè quando apparivo per alcuni una persona unica, generosa e disponibile. Immagino sia normale seppellire sotto l’erba verde e sotto i fiori quello che può infastidire e permettere così a chi passa di provare solo sensazioni piacevoli e avere bei ricordi. La realtà però è sempre diversa, più complessa e con più facce. Io ne controllo una soltanto e non so se è la più fedele ai fatti. Anche a me conviene sotterrare episodi e particolari, non solo parlando con chi mi conosce ora o mi ha conosciuto in passato. Ci sono stati anni nei quali mi facevo un punto di onore non dir nulla di male sugli amici assenti, non sparlare alle spalle insomma. Ed ho avuto l’occasione di sentire più volte la stessa persona lodare in modo enfatico chi le stava davanti e poi, quando l’interessato non era presente, tutto l’opposto. E mi sono chiesto come venivo descritto io quando non c’ero. Comunque parlare di altri significa dare una propria versione, un proprio parere, un giudizio sottinteso. Alla lunga la cosa mi annoia. Sembra che gli argomenti di conversazione perdano di dignità.

                                                                                                     Silvano C.©

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mercoledì 12 giugno 2024

culo

La realtà è sempre almeno doppia, quella che avviene e quella immaginata. Dopo tanti anni penso che tu avresti il diritto di replica, di dirmi esattamente cosa ho inventato e cosa è vero, quando in alcuni casi ho sbagliato, cosa avrei dovuto tacere, cosa ammettere. Col tempo ti ho idealizzata, è un fatto. Come superare questa situazione? Non lo so. Ci penso ormai da troppi anni, quelli che non so per quale motivo a me sono stati concessi e a te no. Se non sono morto molto più giovane è solo questione di culo perché i rischi me li sono cercati o non mi sono neppure reso conto di correrli. Cosa ho fatto meglio di te in questo campo? Credo nulla. Me lo sono meritato? Dipende dai punti di vista. Che sia io a dover accettare la tua assenza probabilmente me lo sono meritato, giusto per farmi capire chi ho perduto. Per altri aspetti sospendo il giudizio. Chi mi vede da fuori non so come mi percepisce, sicuramente diverso da come mi capivi tu, ed è per questo che con tutti gli altri, assolutamente tutti, arrivo sino ad un certo limite e poi mi fermo. Perdo interesse, capisco di diventare ingiusto, mi sprofondo nell’egocentrismo e nell’autoreferenzialità, cerco chi mi gratifica ma neppure troppo, so quali sono i miei limiti inconfessabili. Che mi piaccia il culo, inteso come parte anatomica, forse mi ha messo in buona luce nei confronti del culo inteso come fortuna? Magari è meglio buttarla sull’ironia e sulle allusioni piuttosto che continuare con la tristezza per l’assenza e con la nostalgia. E sicuramente, restando sul tema culo, sono stato fortunato. Senza di te sarei rimasto il pirla completo che il mio destino da solitario mi avrebbe riservato. Ciao, Viz.

                                                                                                     Silvano C.©

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martedì 11 giugno 2024

Alcune mattine estive

Mi svegliavo e mi alzavo prima di te, per me era normale. Mi sistemavo ed uscivo, se eravamo in viaggio. Andavo a piedi o in bicicletta dove potevo trovare un cornetto o una brioche, e non solo quello. Mi guardavo attorno, magari scattavo qualche foto. A volte uscivo con pantaloni corti e maglietta mentre i pantaloni lunghi e una felpa sarebbero stati più indicati nel fresco del mattino. Solitamente poi il sole si alzava e la temperatura diventava più piacevole prima di arrivare al caldo eccessivo. Quante volte sarà successo? Cento? Mille? Non lo so, non ha molta importanza il numero, conta di più l’emozione del ricordo di ciò che è irrecuperabile come una nave affondata in un abisso. Di quella nave restano forse i progetti, le foto del suo varo, i racconti che magari la riguardano, ma la nave è affondata e non navigherà più. Se era una nave passeggeri avrà ospitato qualcuno che al mattino si svegliava prima dei compagni di viaggio e che forse si alzava per recuperare la colazione non solo per sé. Forse. Non esiste certezza in ciò che non ho vissuto, posso solo immaginare con la fantasia, ricreare vite come magari non sono neppure esistite. Solo i grandi scrittori hanno il dono di far veramente vivere chi non è mai nato se non nella loro mente mentre i comuni mortali hanno l’unica opportunità di non dimenticare, sino a quando essi stessi saranno dimenticati. È così che adesso penso a certe nostre mattine estive, non a tutte, solo a qualcuna. Ciao, Viz.

                                                                                                     Silvano C.©

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lunedì 10 giugno 2024

Macerie e tesori

L’impresa impossibile o, per dirla meglio, inutile, è far finire ciò che non esiste più. Mi rendo conto che appare anche assurda, tuttavia è necessaria. Le parole giuste non le conosco, né per dirlo né per iniziare a farlo. So che il buon senso di alcuni vorrebbe che andasse così, ma poi, costoro, cosa farebbero veramente se non dovessero solo dar consigli ma agire sulla loro vita in prima persona? Cosa sia poi necessario devo capirlo da solo, e farlo avvenire a giochi fatti come se fossi stato io a costruire la causa e a guidare la successione degli eventi. Il corpo mi parla ancora, mi racconta di desideri e debolezze, sente l’estate, teme il tempo che passa e regala offese. A volte fingo che il corpo sia ventenne, massimo trentenne, con energie pronte a scattare al bisogno o secondo incoscienza. Evito, se posso, di ritrovare il viso di mio padre o lo sguardo di mia madre sullo specchio, ma so che ci sono. Quando i nostri corpi si toccavano era diverso, ovviamente. E questo non esiste più. Se continuo a parlarti non riesco ad obbligarti a tornare, non posso neppure trattenerti. Si tratta di un’operazione consolatoria. Un po' come ripensare ad una trasmissione televisiva in bianco e nero di anni fa nella quale Sinatra cantava alcuni dei suoi pezzi più noti. Mi piace la voce di Sinatra, ma lui non c’è più. E non ci sono più neppure le borse e i bagagli che preparavamo per andare in vacanza un po' per divertirci e un po' per fuggire. La vita è anche una fuga in avanti continua, lasciando piccoli tesori e molte macerie alle nostre spalle. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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domenica 9 giugno 2024

Domande incommensurabili

Tra oggetti quasi infinitamente grandi e altri quasi infinitamente piccoli sembra esserci un’inquietante analogia o convergenza. E poi non è escluso si tratti solo di una prospettiva di scala, e che in una realtà infinitamente piccola ci si possa ritrovare con analoga situazione, e che proseguendo col ragionamento non si arrivi mai a vedere la fine, oppure l’inizio. Del resto, per definizione euclidea, non ci è dato vedere l’origine di una retta, neppure immaginarlo. Se lo si facesse cadrebbe il concetto stesso di retta e ogni ulteriore approfondimento teoricamente sarebbe inutile. Metto il condizionale perché non lo so, o non mi azzardo a sostenere ancora definizioni che per lunghi anni ho anche insegnato. A volte immagino esista qualcosa che rimane per un tempo indefinito sparso ovunque, veramente ovunque, e che per una serie di circostanze che potrebbero essere casuali o determinate da una Volontà a noi superiore, in un certo momento inizi ad avvicinare le sue parti, ad accrescersi, a dar vita a qualcosa di diverso e complesso. Uno stadio successivo insomma, però temporaneo, e che noi definiamo vita. Dopo, prima o poi, e in seguito a numerose lente o veloci metamorfosi, questa parentesi si chiude e arriva ciò che chiamiamo morte, e anche in questo caso non so se si tratta veramente di una nuova situazione o piuttosto non sia il ritorno a quella precedente, nella quale tutte le parti ritornano a separarsi. Mi fermo, non saprei cosa aggiungere, avrei solo una quantità non misurabile di domande.

                                                                                                      Silvano C.©

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sabato 8 giugno 2024

sorridere

Sempre con allegria. È il segreto che i saggi conoscono e molti neppure immaginano che sia così. Affrontare col sorriso alcune situazioni già predispone gli altri ad aiutare, e non è poco. Essere allegri quando si parla con qualcuno è un regalo che facciamo anche a noi stessi ma qualcuno sembra che abbia la necessità semplicemente di spostare su altri problemi che loro non competono, come se parlandone la loro gravità diminuisse, come se fosse possibile liberarsene. Ci sono foto che ritraggono visi troppo seri, malinconici, depressi o peggio, e poi altre foto invece restituiscono volti sorridenti. Anche sulle lapidi. Anche nelle foto di gruppo. E non solo sulle foto, ma ovunque, in giro. Nulla in certi casi è come sembra ma la finzione ha una sua utilità e sfiora una verità diversa, forse salvifica. Uscendo di casa si va alla ricerca della tragedia o piuttosto della distrazione dai pensieri che in certi momenti esagerano con la loro insistenza? Quindi sorridere è la cura, la causa e il fine. Di me, a proposito, è meglio tacere. So perfettamente cosa sarebbe bene fare ma non lo faccio, e l’allegria non riesco a considerarla sempre come la prima opzione. Eppure, storicamente, i miei anni più attivi e positivi sono stati esattamente quelli nei quali ero più allegro e sorridente, e possedevo una forza che neppure immaginavo, capace di spostare anche i sassi col solo pensiero, una forma di magnetismo che altrimenti non saprei spiegare. Ora non so se il sorriso faciliti le cose o che le cose che vanno bene facilitino il sorriso, magari entrambe. Il fatto è che mi manca il tuo sorriso, è questo che vorrei dire, solo questo. Ciao, Viz.

                                                                                                       Silvano C.©

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venerdì 7 giugno 2024

Come un amore estivo

Lo confesso, mai avuto amori estivi, anche se li ho immaginati, sognati, invidiati. Amori leggeri e allegri, immediati e poi lasciati, seguiti da una breve nostalgia. Magari neppure esistono oppure non sono necessariamente estivi, non saprei dirlo. In ogni caso leggo in questi giorni un libro che mi sembra un amore estivo, composto da racconti con una stessa protagonista. Come mi nasce quest’associazione? Impressioni, inizio dell’estate termica, primi mutamenti seri nei ritmi delle cose, e vaga tendenza a progettare lavori con scarsissima voglia di realizzarli. Del resto nessuno mi paga per farli, semplicemente sono io che non pagherei altri al posto mio. Ma l’estate è indolentemente così. E anche in estate si muore, può avvenire. Ci si può innamorare per poco o morire per sempre. Il protagonista di un film che ho visto recentemente ha detto esplicitamente che la vita finisce e la morte è per sempre. Eccetera. Può morire un amico che non si vede da tempo e che non si sente da anni e il pianista può continuare a suonare sulla nave in mezzo alla tempesta, ogni cosa immaginata, vista o vissuta si sovrappone, come un sogno senza capo né coda che modifica la percezione delle realtà. Sembra che io parli troppo della morte, a volte l’ho chiamata Signora, e ad evocarla prima o poi la si incontra. Però sono tranquillo, in questo, lei arriva indipendentemente dalla frequenza con la quale ci si pensa, non prima e non dopo. In quel momento preciso, come il chiodo che si stacca dal muro nell’attimo esatto e imprevedibile. È estate, Viz, un’altra. Non so quante volte ancora guarderò in alto il cielo stellato notturno, magari lontano da sorgenti luminose e con le lucciole attorno. Questo non lo so.

                                                                                                              Silvano C.©

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giovedì 6 giugno 2024

Non solo in Normandia

Abbiamo visitato uno degli immensi cimiteri di guerra in Normandia, non ricordo più esattamente quale, e mi sono rimaste impresse le file ordinate e lunghissime di croci.

Vicino a casa abbiamo visto i piccoli cimiteri di guerra sulle montagne che dopo il primo conflitto mondiale sono stati svuotati per trasferire i resti dei caduti nel Sacrario militare di Rovereto, che domina la valle ma rimane leggermente più in basso rispetto alla Campana della Pace, ottenuta dalla fusione dei cannoni. So anche delle numerose chiese che durante le guerre che colpirono il territorio si videro requisite le loro campane per farne cannoni.

Abbiamo visto in campo di concentramento di Dachau, dove si moriva non per la guerra ma per la responsabilità dell’uomo con malattie, lavoro,  fame, freddo, e anche pallottole.

Abbiamo visitato il sito della Base Tuono, ricostruita con pezzi originali dell’epoca della guerra fredda perché la base vera è stata sepolta e poi coperta da un piccolo lago, e abbiamo anche visto Cavaion, dove c’era una base militare, sempre durante la guerra fredda.

Abbiamo visitato Toledo, nota per le sue fonderie di armi e abbiamo comprato un piccolo coltello che uso ancora come tagliacarte ma devo fare attenzione perché è molto affilato, come una piccola arma bianca.

Non so se abbiamo visitato qualche luogo dove non ci sia stata qualche guerra, non credo. La vita che continua trasforma le tragedie in storia e poi in luoghi da visitare, ma le fortezze, i castelli, le trincee e i bunker di cemento che in alcuni casi ho visto da ragazzino sulle spiagge di Porto Garibaldi oppure assieme non lontano da casa nostra, sulle montagne, non sono attrazioni turistiche. In qualche modo tutti questi luoghi meritano rispetto per le sofferenze ai quali sono legati. Ciao Viz.

                                                                                                         Silvano C.©

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mercoledì 5 giugno 2024

A brevissima distanza

Quando arriverà il vero caldo sicuramente rimpiangerò un po' le giornate di pioggia, quelle che al mattino non sai mai come sarà il tempo poche ore dopo, e non uscirò più nelle ore centrali del giorno. Le abitudini si aggiusteranno, come sempre, e i ritmi diventeranno poi quelli più adatti. Col tempo cronologico che passa sono sempre più insofferente del tempo atmosferico quando si discosta dai miei parametri ideali. Viaggio pure meno di un tempo e se oggi mi azzardassi ad imprese come il nostro unico e irripetibile viaggio in Spagna probabilmente non sopravviverei. In effetti pure allora, nel 1980, per un paio di giorni il caldo e la fatica mi costrinsero al riposo, ma eravamo giovani, era tutto da scoprire, come potevamo rinunciare a vedere i musei, i palazzi, le piazze e affrontare per questo le lunghe strade che sembravano non finire mai? Non potevamo, e infatti abbiamo visto tutto quello che era alla nostra portata, rinunciando a pranzi e cene fuori e risparmiando per muoverci o per dormire. E poi di che mi potrei lamentare oggi, che non vivo al mare? Il mare in inverno è triste, malinconico, l’ho conosciuto. Qui è diverso. In ogni stagione volendo posso andare in giro, mi sembra di essere sempre in vacanza, e questo da subito. Intanto il desiderio di tornare dove sono nato diminuisce. Pensavo che ci saremmo tornati assieme e che sarebbe stato il campo base per nuove spedizioni attorno, ma poi sei partita prima del tempo facendomi un pessimo scherzo. Il tempo cronologico ha imposto quello che è avvenuto. Ed ora resto qui, a pochissima distanza da dove non sei. Ciao Viz.

                                                                                                              Silvano C.©

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martedì 4 giugno 2024

Alla fine

Cosa succede quando un amore finisce? E quando a finire è un’amicizia? Confesso di essere impreparato sul tema per la semplice ragione che in questo e in mille altri casi posso semplicemente rifarmi a pensieri personali e per nulla scientifici, quindi abbastanza inattendibili. Eppure a volte mi pongo queste domande e non so neppure per quale motivo. Credo che sia più facile parlare di amicizia, che in effetti può finire in tempi diversi se si parla di due persone. Sono convinto che una delle due capisca che il rapporto si è chiuso o modificato irreversibilmente mentre ancora l’altra non se ne è resa conto. Poi anche la seconda persona capirà, in modo diverso ovviamente perché se la pensassero ancora allo stesso modo l’amicizia non si sarebbe conclusa. Per l’amore non credo possa finire veramente, solo trasformarsi lentamente e naturalmente. Se finisce credo che in effetti non sia mai veramente iniziato. Poi in qualche modo le situazioni si confondono e si sovrappongono, amicizia ed amore hanno molti aspetti in comune del resto.

Continuo a chiedermi alla fine che succede. Il momento preciso rimane doloroso, e dopo credo che la vita riprenda. Non so se sia simile quello che avviene per una mostra in un museo. I curatori e i responsabili hanno l’idea, maturano l’interesse e ne verificano la fattibilità, controllano le possibilità di prestiti, la disponibilità necessaria e poi la cosa diventa seria, cioè iniziano a lavorare sino all’arrivo delle opere, alla loro sistemazione e infine all’inaugurazione della mostra. Poi questa rimane aperta per la durata prevista e, infine, finisce. E allora che le opere ricevute in prestito vengono nuovamente imballate e preparate per la restituzione. In amore non so se funziona così, magari le opere ricevute finiscono buttate in un fiume o briciate, forse vengono veramente restituite, o non di rado si mantengono, e lo si fa per tanti motivi, sempre ricordando che magari quell’amore non è mai veramente iniziato. E con l’amicizia è lo stesso? Forse sì, solo con un minore coinvolgimento emotivo magari, ma non sono certo neppure di questo. E cosa succede invece quando qualcuno parte per un viaggio e non torna più, cosa finisce veramente e cosa invece non finisce mai? Ciao Viz.

                                                                                                              Silvano C.©

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lunedì 3 giugno 2024

verità

Non intendo spacciare verità. Sono stato convintissimo di alcune cose che, col passare degli anni, ho ridimensionato e quasi smentito. Nessuno dovrebbe spacciare nulla, in effetti. E nessuno dovrebbe spacciarsi per amico, ingannando la fiducia o peggio. Il fatto è che la verità rimane un patrimonio soggettivo e rischia di diventare pericolosa se si diffonde eccessivamente in qualche sua forma pretendendo avere la maiuscola. Occorre avere idee il più possibile chiare e mantenere sempre le possibilità di dubbi, a volte è anche necessario contraddirsi. Meglio così che diventare fanatici senza rendersene conto. La vita è un continuo momento di passaggio dal prima al dopo, occorre tentare di capire, fare le scelte più corrette in un certo momento, e cambiare anche tutto se poi tutto cambia. Non si tratta di comportarsi da gattopardo siciliano però ma di cambiare realmente. Rimarrà qualcosa di stabile, io sarò sempre io ovviamente, ma se confronto una mia foto di quando avevo 10 anni ed una più recente è evidente che sono cambiato. A 10 anni non ricordo neppure più a cosa credevo, magari prendevo per sicure alcune idee che mi venivano trasmesse dai miei genitori, dagli amici, dalle suore, da chi sentivo parlare magari per la prima volta e mi sembrava una persona autorevole. Ma la cosa importante, veramente importante, non è questa lunghissima e sconclusionata premessa, la verità è che mi manchi. Ciao, Viz.

                                                                                                              Silvano C.©

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domenica 2 giugno 2024

Slaticiarna

La grafia della parola nel titolo è sbagliata, ma è così che mi piace ricordare come tu chiamavi la mia auto, quella Fiat 127 che ci portò nell’allora Jugoslavia dove un giorno comprammo due coni gelato un po' da dimenticare e un po' da preservare per tutto il tempo che mi rimane, che per me è tutto il tempo del mondo. Tornerei indietro per rifare le stesse cose? No, e perché? Farei cose diverse perché queste già le ho messe tra i ricordi, e sarebbe meglio, non ne ho dubbi. Invece di un loop temporale nel quale si ricomincia e si ripercorre la stessa strada meglio vedere altri luoghi, rischiare di divertirsi di più o di restare diversamente delusi. Non amo rileggere libri già letti, mi capita di farlo molto raramente e penso che sono talmente tanti i grandi classici che non ho mai sfogliato o i nuovi romanzi importanti che escono ogni anno che è meglio dedicarmi a quelli. Sbaglio sicuramente, ma ne sono consapevole e non mi sono mai pentito della scelta. Quindi devo organizzare una nuova vacanza in modo diverso, lasciando vecchi modelli e superando le paure e le abitudini incrostate. Quindi aereo. Quindi pochissimi bagagli e tanti soldi. Però voglio mantenere l’abitudine di programmare e prenotare il meno possibile, il solo aspetto che mi piacerebbe conservare. Poi maggior tempo per conoscere le persone dove capiteremo, perché ovviamente è con te che intendo partire. Questo è tutto vero. Mi credi, no? Ciao, Viz.

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sabato 1 giugno 2024

Villeggiature

Ci sono luoghi di vacanza alberati che utilizzano per gli ospiti sistemi simili ai braccialetti elettronici. Non lo fanno per impedire che i campeggiatori fuggano dalle sbarre e dalle reti di protezione ma allo scopo opposto, per impedire a chi non ha pagato di entrare a farsi una doccia gratuitamente, o peggio. Un aspetto negativo di questa scelta invadente? Quando gli ospiti del campeggio si permettono la libera uscita nel paese che esiste oltre le barriere sono marchiati quasi come i capi di bestiame di una mandria, e se tentano di eliminare il marchio rischiano di non poter più rivedere il loro camper o la loro roulotte. E poi ci sono altri posti di villeggiatura costruiti all’interno di fiumare ritenute morte da secoli, con pini marini e macchia mediterranea minacciati da montagne di copertoni che, di tanto in tanto, vanno a fuoco. Quello che nessuno si aspetta, né tra gli ospiti né tra i colpevoli o sprovveduti proprietari, è che una fiumara, un certo giorno, decida di seguire la sua vocazione secolare, seminando senza intenzione morte e coprendo con acqua e fango chi si trova sul suo naturale percorso. Non mancano poi stranissimi villaggi dove si entra per riposare dalle fatiche della convivenza condominiale e si vive per due o tre settimane accanto a immensi televisori sempre accesi e a rumorose riunioni famigliari a tavola che fanno pensare a tutto tranne che alla pace bucolica nella natura. Già, la natura a proposito in quale piazzola si trova? Manca poco all’estate, quella che in molti aspettano e sognano per fare cose nuove, vedere posti incantevoli, riposare e così continuando, ma in parte sappiamo che è illusione, è attesa del piacere che supera a volte per intensità il piacere che arriverà, che sarà pagato col sudore e la fatica di lunghi viaggi. Rimpianti in proposito? No, viaggi ne ho fatti e tanti li abbiamo fatti assieme. Rimpiango però i viaggi che non posso fare adesso con te, sognati, programmati e messi da parte come risparmi per il futuro, senza conoscerlo il futuro. Se riprogrammando potessi… ma non si può prevedere nulla, è così. Ciao, Viz.

                                                                                                              Silvano C.©

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