Tra oggetti quasi infinitamente grandi e altri quasi
infinitamente piccoli sembra esserci un’inquietante analogia o convergenza. E poi
non è escluso si tratti solo di una prospettiva di scala, e che in una realtà
infinitamente piccola ci si possa ritrovare con analoga situazione, e che
proseguendo col ragionamento non si arrivi mai a vedere la fine, oppure l’inizio.
Del resto, per definizione euclidea, non ci è dato vedere l’origine di una
retta, neppure immaginarlo. Se lo si facesse cadrebbe il concetto stesso di
retta e ogni ulteriore approfondimento teoricamente sarebbe inutile. Metto il
condizionale perché non lo so, o non mi azzardo a sostenere ancora definizioni
che per lunghi anni ho anche insegnato. A volte immagino esista qualcosa che
rimane per un tempo indefinito sparso ovunque, veramente ovunque, e che per una serie di
circostanze che potrebbero essere casuali o determinate da una Volontà a noi
superiore, in un certo momento inizi ad avvicinare le sue parti, ad
accrescersi, a dar vita a qualcosa di diverso e complesso. Uno stadio
successivo insomma, però temporaneo, e che noi definiamo vita. Dopo, prima o poi,
e in seguito a numerose lente o veloci metamorfosi, questa parentesi si chiude
e arriva ciò che chiamiamo morte, e anche in questo caso non so se si tratta
veramente di una nuova situazione o piuttosto non sia il ritorno a quella
precedente, nella quale tutte le parti ritornano a separarsi. Mi fermo, non
saprei cosa aggiungere, avrei solo una quantità non misurabile di domande.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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