Lo confesso, mai avuto amori estivi, anche se li ho immaginati,
sognati, invidiati. Amori leggeri e allegri, immediati e poi lasciati, seguiti
da una breve nostalgia. Magari neppure esistono oppure non sono necessariamente
estivi, non saprei dirlo. In ogni caso leggo in questi giorni un libro che mi
sembra un amore estivo, composto da racconti con una stessa protagonista. Come
mi nasce quest’associazione? Impressioni, inizio dell’estate termica, primi
mutamenti seri nei ritmi delle cose, e vaga tendenza a progettare lavori con
scarsissima voglia di realizzarli. Del resto nessuno mi paga per farli,
semplicemente sono io che non pagherei altri al posto mio. Ma l’estate è
indolentemente così. E anche in estate si muore, può avvenire. Ci si può
innamorare per poco o morire per sempre. Il protagonista di un film che ho
visto recentemente ha detto esplicitamente che la vita finisce e la morte è per
sempre. Eccetera. Può morire un amico che non si vede da tempo e che non si
sente da anni e il pianista può continuare a suonare sulla nave in mezzo alla
tempesta, ogni cosa immaginata, vista o vissuta si sovrappone, come un sogno
senza capo né coda che modifica la percezione delle realtà. Sembra che io parli
troppo della morte, a volte l’ho chiamata Signora, e ad evocarla prima o poi la
si incontra. Però sono tranquillo, in questo, lei arriva indipendentemente
dalla frequenza con la quale ci si pensa, non prima e non dopo. In quel momento
preciso, come il chiodo che si stacca dal muro nell’attimo esatto e
imprevedibile. È estate, Viz, un’altra. Non so quante volte ancora guarderò in
alto il cielo stellato notturno, magari lontano da sorgenti luminose e con le
lucciole attorno. Questo non lo so.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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