Mi svegliavo e mi alzavo prima di te, per me era normale. Mi
sistemavo ed uscivo, se eravamo in viaggio. Andavo a piedi o in bicicletta dove
potevo trovare un cornetto o una brioche, e non solo quello. Mi guardavo
attorno, magari scattavo qualche foto. A volte uscivo con pantaloni corti e
maglietta mentre i pantaloni lunghi e una felpa sarebbero stati più indicati
nel fresco del mattino. Solitamente poi il sole si alzava e la temperatura
diventava più piacevole prima di arrivare al caldo eccessivo. Quante volte sarà
successo? Cento? Mille? Non lo so, non ha molta importanza il numero, conta di
più l’emozione del ricordo di ciò che è irrecuperabile come una nave affondata
in un abisso. Di quella nave restano forse i progetti, le foto del suo varo, i
racconti che magari la riguardano, ma la nave è affondata e non navigherà più.
Se era una nave passeggeri avrà ospitato qualcuno che al mattino si svegliava
prima dei compagni di viaggio e che forse si alzava per recuperare la colazione
non solo per sé. Forse. Non esiste certezza in ciò che non ho vissuto, posso
solo immaginare con la fantasia, ricreare vite come magari non sono neppure
esistite. Solo i grandi scrittori hanno il dono di far veramente vivere chi non
è mai nato se non nella loro mente mentre i comuni mortali hanno l’unica
opportunità di non dimenticare, sino a quando essi stessi saranno dimenticati.
È così che adesso penso a certe nostre mattine estive, non a tutte, solo a
qualcuna. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la
fonte, grazie)
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