Se guardo la data, un numero, questa non mi aiuta.
Se penso al giorno della settimana neppure.
Non mi va di evocare la tristezza perché non ho mai amato i saluti a chi parte in treno o con altri mezzi, e non li amo neppure se a partire sono io.
Quindi tento di rimuovere quella data che per un po' mi ha costretto a bloccarmi e che adesso accetto e, raramente, quasi mi sfugge.
Una parte della matematica è priva di cuore e di pietà, ma forse ad esserlo è la vita stessa, nel senso che è così e basta. Non deve giustificarsi. Chi è vivo sa di esserlo o ne coglie la sua essenza. Chi non lo è non so, mi fermo.
Preferisco ricordare il 25, oppure il 5 e il 6. Anche il 10 e l’11 sono perfetti. Ogni giorno può essere giusto a modo suo e magari lo si capisce solo dopo. All’inizio sembra solo dolore o fastidio o stanchezza, poi diventa piacevole ricordo, nostalgia e gratitudine per averlo vissuto.
Quindi anche se la matematica non mi aiuta posso arrivare per sottrazione dove vorrei, utilizzando vari ordini di parentesi o moltiplicando tutto quello di bello che ho avuto come regalo. E sottolineo come regalo, nel senso che non ho dovuto comprarlo prima, e neppure rubarlo. Ciao Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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