Spostare gli oggetti e fare ordine comporta una scelta.
La scelta è tra cosa conservare e cosa abbandonare prima che a decidere siamo altri o che avvenga comunque, oltre la nostra volontà.
Conservare è illogico, sentimentale ma irrazionale. Sembra buono e giusto ma non funziona. Spiegarlo a un conservatore di museo è pura cattiveria e poi a me piacciono i musei, piacevano anche a te, ne abbiamo visitato tanti assieme, ma tu ora dove sei? Non sono riuscito a conservare te, tu non hai conservato te stessa. Neppure io mi conserverò. Credo tuttavia serva combattere.
E per combattere occorre un motivo, un obiettivo, non è necessario sapere che si può vincere per decidere di farlo. Chi si trova nelle retroguardie sa che non combatte per quello ma solo per rallentare l’avanzata, per dar modo al grosso delle truppe di riorganizzarsi o almeno per far avere qualche giornata di vita in più. Tutto inutile se rapportato ai tempi lunghi che superano le generazioni, e allora perché?
Senza un vero perché si ricostruisce il campanile crollato col terremoto dell’Emilia, si celebra il funerale, si visita il luogo dove resta per un po' il ricordo. Senza motivo si scattano fotografie, si dipingono tele e si scolpiscono statue che poi si accumuleranno in depositi di musei costosi e non necessari.
La perfezione forse si raggiunge per sottrazione.
Rinuncio ai grassi in eccesso che fanno male. Tolgo dagli interessi quello che, come la volpe, non posso raggiungere. Smetto di nuotare perché il ginocchio mi fa male. Perdo di vista qualche amico per troppo tempo e anche lui neppure mi chiama. Non vado a Parigi. Evito di tornare in Grecia. Perdo per sempre chi muore. Sarò perfetto quando non sarò più imperfetto. Sarò perfetto quando non sarò più.
Saremo perfetti, Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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