Raramente ho provato un tale senso di distacco dalla vita e dagli impegni reali da farmi dimenticare che giorno era in modo prolungato. L’ora è sempre stata presente da quando metto l’orologio, e il richiamo per i pasti o per le altre abitudini di carattere fisiologicostabileumorale non l’ho mai perduto. L’ora però è legata al Sole e alle ombre della notte. Il giorno della settimana o del mese invece è molto più artificiale/culturale e a volte me lo sono perso, ce lo siamo perso. Ci è capitato all’estero, dove anche i giornali non arrivavano o ai quali rinunciavamo perché le notizie erano pure superate. Ed è avvenuto in un’altra era, prima che internet poco alla volta imponesse la sua presenza inizialmente sul lavoro e poi su tutto il resto. Abbiamo trascorso giorni con pochi vestiti addosso e senza il bisogno di sapere se era martedì o giovedì. Ci era sufficiente l’acqua da bere, il pane per farci qualche panino, formaggi o salumi, un po' di frutta. E a volte si poteva anche uscire a cena la sera ignorando se era sabato sera perché non faceva alcuna differenza. Ogni volta mi stupivo quando riprendevo nozione del tempo, mi sentivo un po' prigioniero, avvertivo che un momento di libertà era finito ma ero convinto che ne avremmo avuti altri di simili, molti altri. Non avevo realizzato che erano stati giorni irripetibili, e infatti non sono più tornati. Oggi so perfettamente che è martedì. Forse non ci dovrebbe interessare, ma lo so. Oggi hanno pulito le scale. Tutti i martedì le puliscono. E tutti e martedì c’è il mercato. Ciao, Viz.
Silvano C.©
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