In tempi dimenticati da tutti tranne che da pochi eletti il vino era considerato un mezzo di dialogo con gli dei. Chi visse quei tempi è arrivato sino ad oggi grazie alle visioni avute allora, e cammina tra noi, invisibile forse, e ci aspetta domani dove ancora non siamo arrivati.
A volte credo di incontrarne qualcuno, ma non ne sono certo, e chiederlo è praticamente impossibile. Mi prenderebbero per diversamente sano di mente, o forse direttamente per ubriaco.
Sembra esistano vie alcoliche per ogni meta umana, e quella che consiglio di tentare è la strada della perfezione. Dato per assodato che non è di questo mondo, l’alcol potrebbe aiutare a scorgerla, a viverla per qualche breve momento prima di perderla nuovamente.
Stavolta seguo i ricordi in modo segreto, mi faccio accompagnare solo da te e ritorno alla nostra memoria comune. Nessun indizio, non una parola oltre l’indispensabile. Piuttosto racconto storie, o favole, non fatti accaduti.
Ad esempio la triste vicenda del ricco borghese che perse la testa per il gioco e dimenticò, drogato dalle carte, ogni prudenza e buonsenso. Non perse solo la testa, ma quasi ogni suo avere, tutta la famiglia e ogni amico. Un solo attimo prima del baratro, forse del suicidio, si rese conto di aver accumulato denaro e cose che non gli interessavano veramente, e si fermò. Capì che la sua famiglia in realtà non lo amava e che gli amici non erano veri amici. Rimase solo e povero, ma realizzò quello che prima gli era sempre sfuggito. E dire che era pure astemio. Come sia finito e se viva ancora non lo so. Magari ora abita altrove. Ciao, Viz. Sorridi…
Silvano C.©
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