Lasciare

Si deve lasciar andare chi è già andato via, perché non si trattiene in alcun modo chi non c’è, è illogico.

Un nuovo segnale mi è arrivato da poco, o piuttosto una diversa consapevolezza. Ho visto chi non c’era più, e mi chiedo adesso se ho fatto la cosa giusta ieri o se invece non l’avevo già fatta in passato quando mi capitava di scambiare due parole con lui, mentre ieri avrei dovuto evitare.

Cosa ho sbagliato, se ho sbagliato? Sono stato insensibile? Forse nessuna delle due, perché non posso sapere ogni cosa prima di averla studiata, prima che mi sia stata spiegata, prima di averne l’esperienza diretta o di capirla grazie alla maturità che, per forza cronologica, in qualche modo arriva.

E ripenso ovviamente ad altro, sai a cosa. Posso aggiungere un particolare forse secondario. Odio gli addi, e non di rado ho fatto in modo di renderli brevi, quasi rubati. Gli addi mi fanno male e li evito, non so se sono corretto, ma è così. Quindi perché trattenere chi ha voluto o dovuto partire? Non c’è un motivo valido, l’ho detto, perché confondo il ricordo con la presenza. Ne sono consapevole, conosco i miei sensi di colpa in parte futili e in parte seri e motivati, e non accetto di essere corresponsabile di ciò che non ho voluto, opponendomi e contraddicendomi.

Non voglio cambiare, non è che non capisca la realtà. Resisto e tento di non lasciar andare solo perché dovrei ammettere davanti allo specchio che sono io ad essere andato via, non gli altri.

Forse odio chi non ne parla o tenta di evitare. Forse invece esagero e mi annoio se non se ne parla. Il fatto è che ti ho trattenuta, in un certo modo, e avrei dovuto limitarmi. Ancora non ho capito nulla, o molto poco. Capirò? Non lo so. Ciao Viz.

                                                                          Silvano C.©  

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