Fu costretto a rifugiarsi in alto, a nascondersi tra le fronde degli alberi. Era troppo debole e indifeso per resistere ai predatori terrestri, troppo lento per sfuggire a chi aveva arti lunghi e sviluppati. Trascorse eoni nascosto nudo come un verme, preda troppo ambita da tutti. Muoversi tra i rami, le foglie, i fiori e i frutti lo costrinse ad adattarsi sviluppando appendici per nutrirsi e rimanere avvinghiato ai vegetali che lo sostenevano. Un giorno cadde, e per disperazione allargò le appendici e planò su un arbusto più basso. Risalì poi, di notte, nel suo solito posto, ma con la prova che poteva lasciarsi cadere e poi risalire. Trascorsero anni multipli di tre e di sette, molti anni. Quello che all’inizio dei tempi fu un DalVerme si trasformò in L’Aquilla, e divenne il terrore di chi si trovava a passare nel luogo dove viveva. La cosa triste fu che non visse mai felice, né prima né dopo. Prima fu debole e solo. Dopo fu forte e solo.
Silvano C.©
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