Come tutti, durante l’infanzia, ebbe anche il sogno di diventare un grande esploratore. Non fu il solo ovviamente, perché l’idea dello scienziato famoso in tutto il mondo la coltivò per un po', ad esempio inventando un banale e geniale moto perpetuo costituito semplicemente da una dinamo e da un motore elettrico. Incredibile che nessuno ci avesse mai pensato. Per poco più di un anno immaginò una formula matematica innovativa e applicabile ad una particolare classe di numeri in grado di generare altri numeri. Un teorema che avrebbe portato il suo nome, insomma. Erano anche gli anni delle prime vicende legate allo spazio, dei primi razzi, figli delle V1 e V2 naziste. Col tempo la realtà si impose, relegando i sogni al loro posto.
Poi ci fu una rottura, la più micidiale subita sino a quel momento. Iniziò a credere che la vita fosse reale su piani diversi, contemporanei e paralleli. E irruppe in modo determinante il ricordo, affiancato ai fatti e alle vicende quotidiane. Cosa destabilizzante, probabilmente, o solo contro natura, perché la vita deve comunque proseguire e non fermarsi troppo a rivedere ciò che è successo prima. Da qualche tempo è avvenuto un fatto nuovo. La nave è salpata, e viaggia per raggiungere luoghi da scoprire, forse a caso. Quando li raggiunge l’esploratore scende, e vive ciò che non vive di giorno. Le giornate si susseguono tra le normali incombenze, si adattano alle necessità ed alle scadenze, ma sembrano simili le une alle altre, e le distanze tra le persone restano enormi. Nelle terre esplorate in sogno invece esiste la vicinanza, succedono fatti, si fanno esperienze. Ciò che capita nel sogno supera quello che avviene durante il giorno. L’esploratore non si annoia di giorno e vive di notte.
Silvano C.©
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