Un posto di mare, non meglio definito. Vedo cose che ricordo ed altre che non so recuperare in alcun luogo della memoria. Vedo una ragazza che fa il bagno nuda, e poi non la vedo più. Al mare è naturale, e poi mi perdo in altro, ma evidentemente l’immagine mi rimane impressa.
Mi sento giustificato e sublimato nella mia misantropia dalla situazione difficilissima di questi giorni. La pazza folla della quale non so fare a meno la mantengo a distanza. Probabilmente troppa.
Rivedo pranzi e cene, ritrovo chi stava vicino a me a tavola. È un esercizio quasi onanistico, improduttivo, autoreferenziale e al limite dell’autolesionismo.
Il bel tempo che si annuncia con i fiori e i profumi vorrebbe anche sorrisi, e altro, ben altro.
Le parole non dette tanto vale tentare di scordarle. Però loro ritornano. Nel bene e nel male. Pronunciarle è come urlarle in una valle senza eco, restano solo come sensazioni, immagini, rancori e nostalgie.
Gli alberi di mimosa hanno deciso di fiorire ora, quasi venti giorni dopo. Il giorno giusto non è solo quello, loro lo sanno e lo fanno capire. Dovremmo capirlo anche noi.
Mi immergo e mi distraggo. Anche quella è una soluzione.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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