Era primavera inoltrata quando da Porotto partì una Giardinetta diretta verso l’antico portocanale di Magnavacca, che già aveva un nome molto più elegante, è vero, ma erano altri tempi, quindi ricordare il vecchio nome ha la sua utilità storica, e sentimentale.
Il viaggio fu lungo e poco agevole, le auto allora erano piccole, le strade con curve e platani ai lati per lunghi tratti, e le valli di Comacchio ancora bagnavano terre poi bonificate. Le bonifiche portarono meno anguille e meno zanzare, poca terra veramente fertile, ma tant’è, erano necessarie. Nulla rimane come lo ricordiamo troppo a lungo. E quando ci torniamo anche solo il giorno dopo, è già mutato. Niente da fare, battaglia persa con tutta la guerra, ora le valli sono un residuo di quello che furono.
L’auto la guidava un vero amico di famiglia, Flavio Forelli. Non credo di venir meno al suo diritto di oblio dicendo che prestò a mio padre un’enorme somma di denaro che non so quantificare, e questo perché i miei potessero comprare la loro prima casa di proprietà. E non fu necessario altro che una stretta di mano, bastò la fiducia reciproca, che non venne mai tradita. La Giardinetta era la sua, e il mare lo vedevo forse per la prima volta, e come anticipo la lunga strada e la pianura e le valli. Quella via poi la ripercorsi tante volte, veramente tante. Non so se ti ho mai raccontato di quell’esperienza, te ne chiedo scusa, del resto non si può dire tutto, sicuramente te ne ho accennato. Non potrei neppure essere più preciso di così, la memoria non ha conservato come in un filmato tutta la giornata. In un periodo nel quale non si può andare dove si vorrebbe io vorrei tornare in quella Giardinetta. So che non è possibile, ma, appunto, molte cose non sono possibili, giusto Viz?
Silvano C.©
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