Ognuno ha le croci che si merita, che si è guadagnato o che mantiene nella memoria. E per fortuna il ricordo rimarrà, sino a quando qualcuno eserciterà quell’opzione e seguirà tale scelta.
La mia Santa Croce unisce un po' di sacro e molto di profano, e anche la parte sacra è vista non necessariamente con occhi di fede.
Geograficamente mi riferisco a luoghi ben precisi, in Emilia e in Trentino. I luoghi sono le immancabili chiese e i cimiteri, ma non mancano, per fortuna, le trattorie e le cantine. Del resto chi può sostenere che anche il vino non possa essere santo?
All’inizio fu un quartiere di Carpi, e una sua nota trattoria. E tra chi allora pensava ai cimiteri praticamente c’ero solo io, ma con ben altro spirito, quello che ho mantenuto ancora oggi poi modificato dal dolore.
Santa Croce è una trattoria, ed è anche un lambrusco, ottimo se abbinato alle tigelle e al gnocco fritto. Accanto la chiesa, e poco lontano il cimitero. Una concentrazione di ricordi micidiale, condivisibile a fatica, perché nessun ricordo è mai vissuto dagli altri allo stesso modo.
Poi, molto dopo, venne Santa Croce a Rovereto. E ancora una volta si tratta di una chiesa e di un cimitero. Questi due luoghi hanno acquistato un significato prevalente, e non ne sono felice, ma non voglio in alcun modo rimuoverli. Sono divenuti luoghi fondamentali, e, per dirla tutta, non troppo raramente cerco di recuperare l’ottimo lambrusco di Santa Croce, il Salamino. I vini trentini, quasi tutti, sono ottimi, ma il Salamino è diverso.
Ciao, Viz, quei giorni si avvicinano, il lambrusco non deve mancare.
Silvano C.©
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