lunedì 27 luglio 2015

Un regalo



 
Aprire il vecchio libro scolastico e trovare quel messaggio, oggi, ad anni di distanza, mi colpisce e mi lascia senza parole. Peggio di un colpo basso.
Vorrei risponderti adesso, a te com’eri allora, perché allora tu eri bella, non io, ed io vorrei essere allora con l’esperienza di ora, ma diverso, sia di ora che di allora. Non bellissimo, forse neppure bello, ma almeno un po’ alla tua altezza, da non farti sfigurare troppo, da non sfigurare troppo.
E poi io parlo di bellezza fisica, è chiaro, ma è altrettanto chiaro che non mi bastava e non mi basta neppure ora. I bei culi li guardo, non lo nego, l’ho sempre fatto. I bei culi sono un regalo, sia per chi li possiede che per tutti gli altri, ma poi se si limitano solo a quello restano delle fredde opere d’arte. Statue di marmo, perfette, ma delle quali non mi posso innamorare, al massimo le ammiro, ed ammiro ancor di più l’abilità dello scultore.
No, tu allora eri proprio bella, letteralmente, in senso pieno, e mi hai dedicato quelle righe, quindi mi hai pensato, almeno per quei minuti. Io sono certo di averti pensata molto di più, è nella mia natura, e lo era sicuramente negli anni di quel libro.
Aprirlo per caso esattamente a quella pagina poi, chissà perché, forse non è neppure una coincidenza. Come non deve essere casuale che io abbia perso quasi tutti i libri scolastici di allora, ma non quello.
Forse, dopo tanti anni, hai deciso di pensarmi, chi lo sa. Ti avevo pure scordata, lo ammetto, nel senso che non ti ricordavo da non so quanto tempo. Ma non ti ho realmente mai dimenticata, altrimenti ora non sarebbero un regalo quelle poche righe. E pensare che, allora, studiare tedesco non mi piaceva per nulla, in particolare la letteratura tedesca.

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im dunklen Laub die Goldorangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?
Kennst du es wohl?
Dahin, dahin
Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!

Kennst du das Haus? Auf Säulen ruht sein Dach.
Es glänzt der Saal, es schimmert das Gemach,
Und Marmorbilder stehn und sehn mich an:
Was hat man dir, du armes Kind, getan?-
Kennst du es wohl?
Dahin, dahin
Möcht ich mit dir, o mein Beschützer, ziehn!

Kennst du den Berg und seinen Wolkensteg?
Das Maultier sucht im Nebel seinen Weg.
In Hoehlen wohnt der Drachen alte Brut.
Es stuerzt der Fels und über ihn die Flut.
Kennst du ihn wohl?
Dahin, dahin
Geht unser Weg.
O Vater, lass uns ziehn!

        (J. W. Goethe)




                                                                                                         Silvano C.©  
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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