lunedì 27 luglio 2015

Discutere (col caldo che da alla testa)


Capita di discutere, capita a tutti, su temi di ogni genere. Già in passato ho tentato di scrivere una sorta di decalogo minore sull’argomento, nel senso che allora (Circa quattro anni fa, e quel vecchio post lo trovi qui) toccai 9 punti, e non 10 (Posso avere manie di grandezza, ma non sino a questo livello). 
Non sempre io per primo mi ci adeguo, a quei 9 punti, e recentemente mi è capitato varie volte di verificare come allora non sia stato esaustivo, quindi voglio raccontare alcuni episodi.

Sempre più frequentemente, anche solo camminando per strada o facendo la spesa, mi capita di sentire commenti riferiti al sottoscritto. Se ho tempo mi fermo, e tento di capire, di spiegare, e anche di lasciar perdere, se vedo che il caso non merita, non senza però aver chiarito la mia posizione. Devo dire che quasi mai trovo interlocutori in grado di spiegare sino in fondo la loro posizione, o di chiedere scusa, se occorre. Ma vengo ai singoli casi, tanto per raccontare.

Molti mesi fa, prima che il nostro condominio si dotasse, a spese nostre, di un’isola ecologica chiusa a chiave per evitare che da tutta Rovereto venissero da noi a buttare i rifiuti (che devono essere smaltiti con norme precise, pagando, se è il caso, anche per avere sacchetti per la raccolta non differenziata), discussi con tante persone che fingevano di non capire. Buttavano nei nostri cassonetti quello che non volevano nei loro, e non c’era verso di farli ragionare, semplicemente facevano i furbi o i non informati, e non di rado mi offendevano pure. Il nostro condominio poi, più volte, a nostre spese, ha dovuto smaltire di tutto. Una sola volta ripresi una signora, tra parentesi del condominio accanto, e le feci notare, usando l’educazione e la logica, che i suoi bidoni erano altrove, ben chiusi a chiave, mentre lei usava i nostri, cosa che non le era permessa. Fu l’unica che, dopo il primo scambio di battute, ammise che avevo ragione, e chiese scusa. Ad altri fui io a farlo notare, in seguito, quando chiesi loro se avevano avuto le chiavi dell’isola ecologica. Alla loro candida ammissione che no, non l’avevano avuta, perché non abitavano nelle nostre palazzine, ebbi la mia rivincita, e mi bastò, perché furono costretti ad ammettere che sino a quel momento avevano fatto i furbi.

Un’altra volta stavo camminando per strada, sul marciapiedi, e prima di attraversare, sulle strisce pedonali, guardai se arrivava qualcuno. Un ciclista, sprovvisto anche di campanello, mi fischio, come ad invitarmi a fare attenzione, perché lui stava per arrivare. (come se non fosse stato esattamente l’opposto, cioè lui a dover fare attenzione, ed a darmi la precedenza). In pochi minuti mi ritrovai con lo stesso ciclista nella rivendita di giornali dove entrambi eravamo diretti. Mi venne naturale una battuta, per buttare la cosa in ridere - “Abbiamo rischiato lo scontro, no?” dissi, più o meno, in tono calmo e pure sorridente. Lui però rispose piccato, forse infastidito, e più o meno disse: “Se tutti fanno così ecco perché l’Italia va male!”. Bene. Non me l’aspettavo una risposta simile, del tutto gratuita poi. Ma per fortuna ero calmo, e ragionavo. Gli chiesi spiegazioni, gli dissi che io stavi scherzando. E lui:  “No, io non scherzo affatto!”.  OK, mi sono detto, questa cosa va chiarita. Ho discusso, ho spiegato, ho chiesto cosa sapeva di me per accusarmi di essere tra coloro che fanno andare male l’Italia. Ed alla fine, pur pensando di me credo le cose peggiori, ha dovuto ammettere che non poteva arrivare a quelle conclusioni.

Altre volte sono io che sbaglio, capita. Andavo in bicicletta su un marciapiede. La cosa è vietata, è chiaro, io ero in torto. Passando accanto ad un altro perditempo attaccabrighe come il sottoscritto, ma a una buona distanza, senza assolutamente infastidirlo, ecco che dice:  “Ecco chi rovina l’Italia, nessuno rispetta le regole. Tutti in bicicletta sui marciapiedi!”.
Ovviamente voleva che lo sentissi, altrimenti non avrebbe detto quella frase a voce alta. Attorno non c’erano altre persone. Mi sono fermato, ho cercato di discutere, sono rimasto accanto a lui per un lunghissimo minuto, forse due, credo, per cercare di farlo parlare in modo più diretto. Niente da fare. Fingeva di non vedermi, e continuava col suo monologo, rispondendomi come se non parlasse con me. Io ovviamente ho lasciato perdere, gli ho detto varie volte che aveva ragione riguardo alla bicicletta, ma che avrei voluto spiegargli i miei motivi. Tempo perso.

Recentemente poi mi capita di discutere su Wikipedia su vari temi, entrando nel merito di alcune scelte di carattere generale, cose che avevo sempre ignorato, limitandomi sino a poco tempo fa a discutere solo su voci specifiche, o su argomenti limitati. E pure in questo caso la prassi, il consenso, le regole, i muri di gomma volutamente eretti per non dare risposte iniziano a diventare evidenti. Io a volte rischio di essere accusato di attacchi personali, che nell’enciclopedia è una delle infamie peggiori. Non si deve fare mai. E ovviamente è così, è giusto che sia così. Il guaio, però, è che ultimamente io spiego fatti, motivazioni, intervengo volutamente quando noto cose che secondo me non vanno, e lo faccio nello spirito positivo, credo, di chi trova un problema e propone soluzioni, ma, allo stesso tempo, vorrebbe essere smentito nei suoi ragionamenti, se sono sbagliati. Talvolta noto che coloro ai quali rispondo (non di rado chiedendo scusa, perché questo lo so ancora fare), dando chiarimenti nel merito, motivando in molti modi, non ribadiscono più, non replicano. Ora devo ammettere che spesso si tratta di persone impegnate, che io posso essere una rottura, che probabilmente vorrebbero che contribuissi scrivendo voci o correggendole, ma senza entrare in polemiche o aprendo discussioni. Io questo lo capisco, è chiaro. Solo che non mi spiacerebbe avere una risposta in più, qualche volta.

                                                                                                         Silvano C.©
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

2 commenti:

  1. scusa ma quel..."non mi spiacerebbe avere una risposta in più, qualche volta" mi ha commosso.
    bello.

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    Risposte
    1. ed io sono commosso della tua commozione... che altro dire? :-)

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