La collina si riduce ad ogni anno che passa, e
rimpiange il tempo nel quale era montagna, ma non per il motivo che tu potresti
immaginare, cioè per la sua perduta grandezza.
Sa benissimo come vanno le cose del mondo, ne ha viste
tante, e lo ha capito. Quando era una vetta che spiccava solitaria non aveva
mai pensato di essere tanto migliore delle cime vicine, anzi, le pesava non
potersi sentire come loro, allo stesso livello, e confondersi nella catena.
Poco alla volta si era coperta di alberi, ovunque, e
aveva iniziato a trovare un po’ di pace; finalmente si confondeva con la natura
attorno, e le stagioni avevano iniziato a scorrere lievi.
Poi, senza che se ne accorgesse quasi, il mutamento si
era fatto più rapido. Non erano le antiche forze però ad agire, adesso, ma una
nuova attività frenetica, che modificava la sua superficie, che la scavava
dentro, che le rubava roccia e silenzio.
Lei all'inizio accettava, certo, non poteva fare altrimenti, ed
aspettava che questa grande agitazione si quietasse, per poter tornare di nuovo
alla sua autocontemplazione, al sentirsi parte predestinata tra altre parti.
La collina oggi rimpiange il tempo di quando era montagna perché
allora pensava che ogni fase sarebbe stata seguita da un’altra di uguale
bellezza ed intensità, e non immaginava ancora che sarebbe arrivato questo giorno:
percorsa da strade, scavata da gallerie e cave, disboscata per mille motivi, a
volte incendiata, e, ovunque, ricoperta di case, palazzi, villaggi e paesi,
muri e dighe. No, questo non lo aveva previsto, quando era ancora una montagna.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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