domenica 28 settembre 2014

Lasciamole andare


Mi è capitato in alcuni casi (ed altri è possibile che li ignori, per vari motivi, non ultimo il fatto di essersi persi di vista o di non seguirsi più) che un mio contatto su un social da un certo momento in poi non abbia più avuto la persona che gestiva l’account perché quella persona fisicamente non c’era più.
Non avevo rapporti stretti con queste persone, neppure virtuali, ma la cosa mi ha colpito, e non poco.

Non mi spaventa parlare della morte, se non in certi termini, e so che molto di quello che viene immesso in rete poi è destinato a rimanerci, in modo indefinito, anche se riguarda chi non è più tra noi. Un po’ come succede con le vecchie fotografie. Non è difficile che in un gruppo di persone riprese in un’immagine di 15 o 20 anni fa qualcuno ora non sia più in vita.
Io non so guardare immagini dei miei cari defunti se non con uno spirito particolare, e lo stesso vale per altre persone che ho conosciuto. Non parliamo poi delle eventuali riprese video, che mi risultano abbastanza insopportabili.

Chi lascia un’opera letteraria in senso lato, cioè testi o pensieri volutamente scritti per essere letti da tutti, anche se mai pubblicati in formato cartaceo ma visibili solo in rete, forse merita che quanto ha scritto possa ancora venir letto, e non modificato o cancellato. Il forse è obbligatorio, perché non sarebbe male avere l’opinione dell’interessato, e questa non è detto sia possibile averla o averla avuta.

Ma i profili personali, che fine fanno? Quelle pagine virtuali ma reali, piene di vita e di commenti, di cose serie e stupide, di parole vere ed a volte sbagliate, che raccontano di debolezze o paure, o piccole manie, o immagini scaricate e commentate, o idee, tra le più diverse, espresse come se ci fosse un domani che non c’è più. Ecco, tutto questo, che fine farà? Qualche social ha già previsto come devono comportarsi i parenti e gli amici, cioè come devono comunicare cosa si desidera venga fatto.

Io sono perplesso, non ho idee chiare. So di tante soluzioni possibili, ma vorrei che chi se ne è andato venisse lasciato libero di andarsene, dopo i pochi giorni necessari a capire ed interiorizzare il dolore, e mi piacerebbe che questi account venissero chiusi, forse con un messaggio finale per chi cerca di accedervi, con parole difficili da trovare, ma che devono essere trovate.

Il ricordo di una persona non può essere il morboso andare a scavare nel suo passato, quando magari era felice e non immaginava tragedie, oppure quando ancora si illudeva di riuscire a farcela. Le persone restano vive dentro di noi, sino a quando noi vivremo, o sino a quando vivranno coloro che le hanno conosciute.
Per il resto lasciamole andare.

                                                                                     Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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