venerdì 26 settembre 2014

La Bertagni Dirce, detta "la Niculina"


Il suo nome vero è Dirce Bertagni, o Bertagni Dirce, come dice lei se interrogata a tal proposito da una persona foresta, e lo fa per una sorta di rispetto e di abitudine a tenere le distanze. Per tutti quelli che abitano vicino a lei e la conoscono invece è “la Niculina”, perché suo padre si chiamava Nicola.
Vive in una casa un tempo nobile poi abbandonata per lunghi anni e infine comprata dal marito quando ormai erano separati di fatto, anche se non per l’anagrafe e l’archivio di stato civile del comune o per i registri conservati in parrocchia. Lui ha un’amante che tutti conoscono come tale, e lei ha conservato la sua nobiltà distaccata malgrado l’offesa e la maldicenza che in un piccolo paese questo comporta. Lui neppure ci vive in quella casa dove lei è rimasta col figlio, ma viene puntualmente a pranzo ogni giorno, mangiando in silenzio o grugnendo qualche frase per simulare una parvenza di relazione. Se ci sono ospiti occasionali è persino spiritoso, ma consuma il suo pasto sempre in fretta e non si perde troppo in discorsi. Lui ha da fare: l’azienda lo aspetta e questo deve essere chiaro. È lui che guadagna per la famiglia, e nessuno si deve azzardare a dire nulla.
La Niculina da anni va avanti in questo modo; pensa a curare gli animali da cortile e l’orto, cucina per il figlio ed il marito, ed anche per i due cani che fanno la guardia in modo efficiente ma che sanno stare al loro posto quando lei si avvicina, e chinano la testa con un certo rispetto quando la donna porta loro il pasto, nel grande magazzino adiacente alla casa all’interno del quale ci sono le loro cucce. Sanno che non possono entrare in casa, tutt’al più affacciarsi sull’uscio. Quando ci hanno provato si sono ritrovati una scopata tra capo e collo e la lezione l’hanno capita subito.
Con la scopa lei mantiene l’ordine e la usa come un’arma.
Una mattina una grossa nutria ebbe la cattiva idea di farsi una passeggiata dal canale poco lontano dove solitamente viveva sino all’orto della Niculina. Evidentemente le carote ed il radicchio così ben tenuti l’avevano interessata.
La donna quella mattina aveva con se la sua solita scopa o più probabilmente una vanga, visto che intendeva fare piccoli lavori tra le sue piante.
La donna che vede la bestia e la bestia che vede la donna sono eventi sovrapposti nel tempo, distanziati forse da frazioni di secondo. La bestia ovviamente tenta di scappare ma la Niculina, che quel giorno indossa come sempre quando fa certo lavori bassi stivaletti di gomma per non rovinare le altre scarpe è rapidissima. Pochi colpi inferti senza pietà stendono per sempre l’incauto animale, che tenta pure un estremo tentativo di aggressione per autodifesa.
Quando mi raccontano l’episodio confesso che stento a trattenere il riso. Conosco la Niculina, e so che lei il suo ordine lo mantiene in modo rigido.
Gli uomini vanno trattati con le molle, indipendentemente da chi sono o da cosa dicono, perché quasi tutti invariabilmente fanno i loro comodi, quindi lei, adeguandosi, concede la confidenza a ben pochi, e vive in una sorta di mondo separato, inattaccabile, corazzato dalle diverse esperienze pagate sulla sua pelle. E gli animali li rispetta ma solo se stanno al loro posto, svolgendo il ruolo che lei ha loro assegnato.
Non so se è capace di poesia, di tenerezza, io credo di sì, ma ha sviluppato un atteggiamento più maschile che femminile in questo lato del suo carattere. Forse così ci è nata, o forse qualcuno l’ha spinta a diventare più dura, negli anni.


                                                                                     Silvano C.©

( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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