Quanti discorsi a volte inutili inneggiano
alla libertà nel goffo tentativo di negarla. Forse prima serve ricordare cos’è
la libertà, e poi magari aggiustare il tiro, modificare la propria idea
iniziale, aggiornarla, renderla attuale e comprensibile per i giorni che
viviamo. E limitarsi all’Italia, o all’Europa, perché spingersi oltre è
rischioso, ed esportare libertà è l’ultima cosa alla quale penso, visto come
viene interpretata tale idea nei fatti.
Ecco una frase banale e brevissima: la libertà
è tutto quanto ogni essere umano può fare sino a quando non si scontra con l’eguale
diritto altrui.
Come ovvio corollario la libertà è composta
da diritti e da doveri, anche se la maggioranza di chi la cita la intende come
semplice diritto.
Facile vero? Chi mai sarebbe tanto idiota
da dire che voi sbagliate se gli dite che ha solo diritti? Eppure costui è
esattamente questo, un idiota, se ci crede in modo acritico, oppure una persona
in malafede, che vede tutti i vantaggi personali che gli derivano da una tale
definizione.
Invece, come tutte le parole semplici,
racchiude un’idea complessa che bisognerebbe analizzare a fondo prima di
pensare di possederla. Io per primo, ovviamente, non la possiedo, e queste mie opinioni
sono passibili di discussione e contestazioni, e se per caso ne hai e ti viene
il desiderio di dirmi dove sbaglio te ne sarò grato.
Per chiarire voglio riportare una frase che
mi scrisse un integralista cattolico, vari anni fa, un non meglio autodefinito Totus Tuus: Caro amico, capisco che ogni giorno bisogna
tirare avanti, ma che un laico creda di non essere in uno stato di inferiorità
- almeno culturale e intellettuale - rispetto a un cattolico, fa un po'
sorridere. Coraggio, prenda atto del suo handycap e affronti le sue difficoltà
con umiltà!
La frase probabilmente era una semplice
provocazione, o forse no, perché in quel periodo tentavo di discutere pure con
un’altra persona, legata ad ambienti religiosi, che sosteneva di lottare contro
la “cultura dominante”.
A questa seconda persona io tentavo di far
capire che una cultura sostenuta da migliaia di pulpiti, da una stampa
cattolica agguerrita e preparata, da politici dichiaratamente cattolici, in un
Paese che ospita il centro della cristianità cattolica non si può definire sottoposta
a chissà quale altra “cultura dominante”, essendo essa stessa a suo modo
dominante. Costui allora partiva a spiegare che la televisione e i vari mezzi
di informazione sono contro e che la gente non rispetta le regole della fede facendosi
fuorviare da queste false sirene. Ed io a spiegargli, con pazienza infinita,
che neppure io difendevo quella cultura, e che concordavo nel vedere nel
consumismo, nello scarso rispetto dei valori umani, nelle derive sotto gli
occhi di tutti un male che pure io tentavo di combattere, e che sicuramente io
non stavo con quella “cultura dominante”.
Per farla breve, il dialogo si è
interrotto, e questa persona continua ancora, per quanto ne so, con le sue
allucinanti affermazioni di principi che vogliono i suoi ideali calpestati dai
miscredenti tutti organizzati contro il suo mondo.
Mi sono dilungato su queste premesse
necessarie perché oggi, a proposito di come vanno le cose, vedo il principale
partito della sinistra - erede del PCI di mangiapreti e di bambini, ma anche di una
persona onesta come Berlinguer - con un segretario che viene dal mondo
cattolico, e che è stato uno scout Agesci (un’associazione confessionale a sua
volta controllata dai Vescovi).
Ed allora la libertà quale mai potrà essere?
Sicuramente non deve venire da una posizione religiosa o atea,
ma laica. La libertà cioè lascia ad ogni individuo la possibilità di credere o
non credere, e vuole che nessuna posizione religiosa o atea venga imposta ad
alcuno.
In tempi di tagliagole già questa è un’affermazione che ha
un suo peso, credo.
La libertà poi lascia agli individui la possibilità di ogni
scelta in ogni campo, a condizione che non si commettano reati (da non
confondere con i peccati).
La libertà infine non impone le proprie idee a nessuno, e
chi non vuole essere unito civilmente con una persona del suo sesso non è
obbligato a farlo ma deve permettere che chi lo desidera invece abbia tale
facoltà, per dargli pieni diritti e doveri di fronte alla legge laica e civile. L'opinione di un religioso o di un credente cattolico, in questo campo, la ritengo ininfluente, perchè a me non interessa il matrimonio religioso, che la Chiesa può negare a chi vuole, nella sua massima autonomia, ed io lo lascio a chi ci crede.
Ovviamente la libertà prevede molte altre cose che se mi hai
letto sin qui capisci bene in cosa possono consistere.
La mia personale libertà è quella di non impedirti di
esprimere le tue opinioni a condizione che tu non impedisca un uguale mio diritto.
Se tu non mi permetti di farlo, scusami, ma io non sono tanto disponibile ad applicare il pensiero che segue attribuito a Voltaire e ripreso da Pertini:
Io dico e ho sempre detto questo al mio avversario: io
combatto la tua idea, che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino
al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre
liberamente.
Quindi non ho alcuna intenzione di censurare le idee
altrui ma neppure di pubblicizzarle se non le condivido, e mi riservo il diritto
anche di ignorarle, seguendo i miei principi. In una democrazia funziona così. In
caso di bisogno si vota. In una teocrazia è diverso, ed in una dittatura è
diverso ancora, ma questi sono esempi che con la libertà proprio non hanno a
che fare.
( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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