giovedì 25 settembre 2014

Dove si arriva se si parte dalla matematica e dalle emozioni


Leggere sul recente libro di Cotroneo che uno psicologo, Howard Gardner, ha classificato come due forme di intelligenza fondamentali quella matematica e quella emotiva mi ha spinto ad andare a leggermi meglio cosa dice il grande pensatore citato, le cui idee probabilmente pure io ho incontrato durante qualcuno dei miei innumerevoli corsi di aggiornamento, rimuovendone poi semplicemente il nome.  

Solitamente la mia mente funziona in questo modo: ricordo il senso di quanto ascolto o leggo - o almeno ricordo quello che capisco - ma dimentico con estrema facilità il nome delle persone. 
In tal modo sono completamente spiazzato come “citatore” quando mi ritrovo a discutere o a scrivere su un determinato argomento, e rischio di bloccarmi se mi intestardisco a voler ricordare questo particolare. Per il resto me la cavo e trovo convergenze e collegamenti con quanto già fa parte del mio sistema di pensiero, che non è nulla di più della mia architettura nervosa particolare, e che appartiene ad ogni essere umano, ovviamente diversificata da individuo a individuo. 

Sul fatto dell’intelligenza non definibile secondo certi parametri “tradizionali” ne ho conferme dirette dovute al mio lavoro ed alla mia età, e pure l’intelligenza animale, operati i necessari distinguo, contribuisce a rinforzarmi nell’idea che questo modo di valutare le potenzialità di reazione all’ambiente appartenga ad un mondo ancora non del tutto esplorato. 

In quest’ottica io sono sicuramente molto stupido, valutato secondo certi parametri, e contemporaneamente molto intelligente, secondo altri.
Detto altrimenti io posso spuntarla sul piano dialettico con una persona meno colta o anche decisamente più soggetta a pregiudizi o a ragionamenti per stereotipi, ma posso venir messo in difficoltà dalla stessa persona nel rapporto interpersonale, oppure nella reazione ad una situazione di tipo fisico - pratico.
Del resto la variabilità della specie umana (e di ogni altra specie si voglia considerare) ha questa motivazione filogenetica a difesa della specie stessa: in determinate situazione i più adatti a sopravvivere sono alcune tipologie di individui. Se le condizioni mutano i più adatti diventano quelli che prima apparivano svantaggiati e meno protetti. In tal modo la specie si adatta all’ambiente che muta. La variabilità è una nostra forma di assicurazione contro l’estinzione. 

Se avessimo una sola fede religiosa, sulla Terra, questo sarebbe un problema. Se tutti avessimo la pelle bianca o nera o gialla, avremmo un problema.
Se tutti fossimo superdotati intellettualmente ma incapaci di mettere alcune pietre ordinate una sull’altra per costruire un muretto a secco avremmo sempre un problema. 

L’intelligenza, quindi, è quella che abbiamo, non più e non meno di quella degli altri. Pure alcune persone che noi definiamo handicappate possono dare filo da torcere, in certe situazioni, a fior di pensatori. Il loro guaio è che non si uniformano alla media attesa.
In una classe che deve sottoporsi ai test preparati dagli esperti ministeriali ci saranno sempre ragazzi che non rientreranno nei parametri minimi. I test rimangono validi, a mio avviso, e forniscono indicazioni standard utili per mille motivi, ma non devono essere il solo metodo di valutazione. E se tali metodi a nostra disposizione non bastano, occorre inventarne di nuovi, e prendere in giro il sistema ottuso usando valutazioni personali.
Anche barare, in certe situazioni, è giocare pulito, e quando l’umanità viene difesa dalla sua intrinseca stupidità in questo modo si compie sempre un piccolo passo che tuttavia è enorme per chi ne viene beneficiato e non escluso, ma ammesso tra gli altri.

Per chi difende la razionalità e l’emotività senza riuscire a distinguere quale sia preferibile tra le due a volte si aprono finestre su mondi sconosciuti, e la cosa divertente, ed anche esaltante, è che aprendo le imposte non sempre si sa cosa si vedrà.
La vita non è un viaggio organizzato, magari su una nave da crociera o all’interno di un villaggio turistico con animatori che non lasciano un minuto libero. La vita è quello che capita, e potrebbe essere un naufragio, o l’incontro con l’amore della tua vita.

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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