Veniva da un’infanzia strana, o almeno tale gli sembrò sino
a quando se ne fece una ragione, un po’ più avanti negli anni, superate alcune
fasi che tutti i ragazzi superano, taluni precocemente, altri in modo tardivo.
Lui non aveva fretta, anche se apparentemente credeva di averne.
Poi incontrò
lei. Casualmente. Occasionalmente. Senza cercarla. O senza cercare lei.
Quando le attese più o meno espresse e coscienti di due
persone coincidono nel tempo e nello spazio a volte capita che ci si scelga,
che tutto sia naturale, che non si chieda neppure il perché, e che la vita
precedente appaia semplicemente quello che è stata, cioè il passato, abbastanza
poco importante.
Qui serve una breve digressione. Nulla di quanto si vive è
inutile. Tutto serve, anche il dolore, non in senso cristiano intendo, ma come
necessario strumento di prova assimilabile al test che si progetta per
verificare se uno strumento tecnologico o una macchina sono in grado di
svolgere il compito per il quale sono stati progettati. Solo dopo una prova
superata (o molte prove, capita pure quello spesso) si viene omologati come
esseri umani. Ma chiudo la digressione.
Da quel momento il suo rapporto con gli altri mutò. E pure
il suo rapporto con le cose. Quello con gli oggetti inanimati in realtà mutò meno. Questi lo avevano sempre affascinato, e le tecniche di progettazione e
riparazione erano una costante nei suoi interessi.
Aveva un passato di ricopritore di libri, di corniciaio, di
pittore di statue di terracotta, di modellista di creta dipinta e poi lasciata
essiccare cruda, di costruttore di candele in cera colorata, di modellista
navale utilizzando materiali di recupero, di costruttore di razzi manipolando
la polvere pirica dei botti in libera vendita tutto l’anno, ad esclusione del mese
precedente il capodanno, di esploratore delle possibilità di avere budini a più
gusti sovrapposti, e così via.
Con lei, poco a poco, si scoprì un riparatore, ed iniziò a
divertirsi a smontare giocattoli che non funzionavano per rimetterli in sesto,
a modificare piccole parti dell’impianto elettrico in casa, a sistemare la
cerniera di un mobile, o loro o di amici.
La ferramenta lo aveva sempre affascinato, molto più della
boutique, ed infatti spendeva poco in abbigliamento e molto in trapani e
brugole, ed iniziò a frequentare quegli squallidi ma fornitissimi e grandi
bricoself, sino a scoprire che non di rado, malgrado la pubblicità invitante,
praticano prezzi gonfiati su ogni genere in vendita, ed è molto meglio
rivolgersi ai piccoli negozi, più professionali sia nei prodotti proposti
sia nei consigli per utlizzarli.
Appena poteva riparava le cose, ogni tipo di cosa. Spendeva
a volte il doppio per attrezzarsi piuttosto che chiamare un tecnico specifico,
ed in tal modo aveva accumulato un’attrezzatura invidiabile, anche se non da
professionista.
Il figlio, da piccolo, pensava fosse un falegname, e non un
impiegato.
La sua forza però era lei, sempre lei, solo lei. Litigavano,
si cercavano e non era più come i primi tempi, ma se si allontanava sentiva
subito nostalgia. Non concepiva la sua assenza, in altre parole.
Quando, verso la fine, lei si spense, e lui rimase come un
allocco, impreparato, davanti ad un evento prevedibile ma imprevisto, sentì la
profonda inutilità dei suoi attrezzi, utili a riparare un lavello ma non il
cuore.
La vita va avanti, si era detto mille volte, lei aveva detto
mille volte, ma ora lei non lo diceva più, e lui iniziò a dubitarne. La vita va
avanti, è chiaro, ma arriva sempre il tempo nel quale si lascia spazio a chi
verrà dopo di noi.
Ecco, poi l’ho perso di vista, da quel momento non ne so più
nulla, neppure come è finita. Del resto pochi sanno come finirà.
Silvano C.©( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)
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