giovedì 4 settembre 2014

tette piccole


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Nemmeno sessant’anni e praticamente inutile.
Inutile, come un ramo secco di un albero che avrebbe anche potuto dare frutti, o, alla meno peggio, ombra.
Non ha senso ascoltare chi si lamenta di tutto, che non ha questo e non ha quello, che gli altri hanno culo e le spinte giuste. Se il culo lo muovessi avresti forse qualche cosa di più. Mica è stata facile, neppure per me, e per un po’ avevo pure trovato quello che mi piaceva. Con il tedesco e l’inglese me la cavo, e potevo viaggiare, organizzare, vedere gente. Non mi davano molto, è vero, ma Claudia guadagnava di suo, e ci bastava. Poi ci vedevamo il giusto, senza mai convivere. Odio chi mi vuol soffocare. Claudia non mi soffocava. Infatti se ne è andata. Se ne è andata da tanto che ho perso persino il conto.

E poi non è vero che basta muovere il culo, tutte balle. Io racconto balle, ma sono stanco anche di dire quello che fa solo piacere agli altri. Simpatico non so se lo sono mai stato. Forse per un po’ si. Ma solitamente ho una faccia da funerale che innamora, come se avessi il morto in casa. Ecco, per Claudia io avevo sempre l’espressione di chi ha il morto in casa. Che simpatica quando me lo faceva notare. Ed io che non capivo.

Sono fortunato però, anche se non so ancora come finirà. Ho due fratelli. I nostri sono morti, ma ci hanno lasciato appartamenti e soldi. E una casa in montagna, dove scappo appena posso, e dove ormai vivo stabilmente, quando non vengono Alfredo con la moglie o Martina. Martina voleva un figlio, e stava con uno che non se la sentiva. L’ha mollato. Ha trovato quello giusto. Ha fatto una figlia, e quello giusto ha mollato lei.
Come famiglia siamo fortunati e sfigati allo stesso tempo.
Chi si è sistemato è Alfredo. Lui lavora in banca, buon posto, di responsabilità. E la moglie fa la ginecologa, con un ambulatorio privato, pare sia brava e guadagna un pozzo di soldi.  Hanno un appartamento in centro, una casa in campagna e questa casa in montagna, cioè, un terzo di questa casa in montagna.

Io in città ormai ci sto male. Non sopporto più la gente, la maleducazione, i ragazzi che bevono, gli stranieri invadenti e i razzisti italiani, la sporcizia e il vicinato. Uscire non mi va più. E poi per fare cosa? Trovare donne? Vedere amici? Non ho i soldi, per ogni cosa servono soldi. Anche la macchina mi costa soldi, e io non ne guadagno, ma alla macchina non rinuncio.

Mi avevano preso, qualche anno fa, in un albergo a poca distanza da questa casa in montagna. Mi avevano messo alla reception, me la cavavo. Paga bassa ma vitto compreso, e non è poco. Poi è arrivata Lisetta e mi hanno fatto capire che non servivo. Me lo hanno detto, intendo, con una settimana di preavviso. 
A me se le cose le dicono le intuisco subito.

Praticamente sopravvivo. In questa casa di montagna, che dovrei chiamare baita, per essere preciso. Ci faccio i lavori che servono. A spese mie. Questa estate ho passato su tutte le parti esterne in legno il protettivo. Ho abbattuto alcuni abeti cresciuti troppo, e troppo vicini. Ora ho legno per la olle, ed ho fatto eseguire pure il controllo alla canna fumaria. Non mi fido molto a farla andare al massimo, la stufa, basta un piccolo incidente e va tutto a fuoco. Ma qui da solo adesso sto bene. Posso leggere andando alla biblioteca del paese e prendere in prestito quello che mi interessa senza spendere inutilmente.

Mi manca una donna? Un po’, è vero. Ma chi mi prende, e chi la sopporta dopo? Le giovani neppure mi vedono, sono solo io che le vedo. Una della mia età si porta dietro una vita di abitudini e di esperienze che non sono le mie, e non mi interessano. Non mi ci abituo. Ci ho provato, anni dopo che Claudia era partita per la sua vita senza di me. E mi sono annoiato dopo neanche due mesi. Forse era quella sbagliata. Era magra e non molto alta, tette piccole, come piace a me. Ma mi sono stufato. Convivere era impossibile, e stare lontani anche. Telefonava in continuazione. Neppure il tempo di farmi venire voglia di vederla di nuovo che me la faceva passare.

E allora come faccio? Faccio senza, è chiaro. E mi arrangio.
Adesso mi sono alzato da poco e mi preparo un po’ di latte col caffè. Mi mangio una fetta di pane con la marmellata di fichi. Poi vado a fare un giro qui nel bosco, prima di tornare a pranzare con pane e formaggio, verso mezzogiorno. Nel pomeriggio dovrebbero venire a farmi visita mia cugina col marito. Sto bene da solo, ma loro restano un paio di giorni. Non mi daranno fastidio.

Cosa ti racconto e perché proprio a te? Non lo so. Io sto solo pensando ai fatti miei, sei tu che non ti fai i fatti tuoi, non credi? Basta, esco. La baita è isolata quanto basta, ma attorno ce ne sono altre, e stanotte ho sentito rumori in quella più in basso, quella dove ci vengono spesso quei due di Milano. Magari sono loro, chi lo sa. Lei ha un bel culo e due tette piccole…

                                                                                     Silvano C.©


( La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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