martedì 23 gennaio 2018

Un segreto




Provo un piacere sottile nell’immersione. Forse ritorno al periodo prima della nascita, forse provo l’inebriante sensazione dell’assenza di peso, forse… E posso immergermi nel mare e farmi avvolgere dal suo abbraccio oppure, e a questo io mi riferisco ora, posso immergermi in un’abitudine, nella consapevolezza di ritrovare gesti che aiutano i pensieri a maturare e poi a consumarsi, realizzato il loro fine.
Camminare è una di queste abitudini, e il ripetere sempre almeno una parte del percorso consolida l’abitudine stessa, e soddisfa il mio bisogno assoluto di salutarti, e di sperare per una volta che tu possa uscire ed accompagnarmi o, molto meglio, abbandonarci ad una pazzia ed andare altrove, in un qualsiasi altrove.
Tu sempre lì vai a finire.
Ripercorro corridoi dove vivemmo ore tristi, oppure mi dedico a occupazioni domestiche ripetitive che in parte, un tempo, eri tu a seguire. Ho ritrovato il piacere di leggere mentre cammino, o meglio, di ascoltare autori o attori leggere libri e tenermi compagnia mentre ripercorro le vie di tutti i giorni. Ecco. Quest’ultima frase devo spiegarla bene. Il piacere l’ho ritrovato dopo anni nei quali l’avevo smarrito per i motivi che ben sai, e questo un po’ mi rasserena perché mi fa capire che tu non te ne vai ed io mi abituo ad una tua presenza invisibile. Il leggere mentre cammino è più precisamente l’ascoltare, e non è la stessa cosa, mi permette tuttavia di mantenere un contatto con i libri di tipo diverso, ugualmente pieno, per certi aspetti anche più diretto. Così ascoltare ad esempio Battiston che racconta di una crociera extra-lusso mi permette di camminare e navigare allo stesso tempo. E vivo più vite, come diceva Eco, e cammino su più strade, anche con Hesse o con Rumiz, non solo sulla mia solita. E così le vie di tutti i giorni restano tali e anche no. Restano tali perché il solo pensiero di andare in luoghi diversi dai nostri abituali senza di te mi crea una fortissima repulsione che ancora non ho imparato a dominare come si deve, a parte alcune eccezioni. E non restano tali perché le immagini evocate dai testi che ascolto mi associano ad ogni vecchio angolo conosciuto nuove emozioni che diventeranno, col tempo, ricordi indistinti di esperienze.
Hai finalmente iniziato ad apprezzare i romanzi, che tanti anni fa giudicavi un genere letterario inferiore ai saggi.
È vero, l’ho capito tardi, colpa della mia formazione credo, o del bisogno di aggiornamento professionale e di curiosità per le cose pratiche e tecniche… ma sono anni che l’ho capito.
In ogni caso per me la cosa essenziale in questa fase non è il leggere ma il camminare. Camminare mi rilassa, mi mantiene in forma, mi fa sentire più vivo, e trovo scuse per allungare il percorso giornaliero riducendo i momenti sedentari. Poi dormo meglio, o mangio gustando di più il cibo, e sento meno il bisogno di ingozzarmi inutilmente di ogni cosa. Camminare è salvifico ma, come ogni bellissima medaglia, ha il suo rovescio.
Camminare molto attiva la circolazione di tutto il corpo, in particolare degli arti inferiori. I piedi si abituano a muoversi sostenendo il corpo, si allenano al movimento, e vecchi acciacchi sembrano ridursi negli effetti. Il solo effetto negativo è che, di tanto in tanto, un paio di calze si consuma e così compare un buco. Un buco in una calza che spesso mi hai regalato tu, e la cosa mi indispettisce. Ma mi consolo pensando che ne ho ancora alcune, regalo tuo, nella loro confezione originale. Mi dureranno per un po’. Le farò durare.
Ti proibisco di dire pubblicamente cosa facevo io con le tue calze bucate.

                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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