venerdì 5 gennaio 2018

aiuto




Il bambino guardò la madre indeciso. Doveva piangere per il gelato caduto o tacere per paura di essere sgridato? Era la prima volta che si poneva in modo cosciente una domanda simile, e rimase stupito egli stesso di avere questa apparente scelta che non era né libera né priva di conseguenze.

Anni dopo la vita avrebbe avuto il tempo di insegnargli che era inutile piangere per ciò che si era perduto, com’era inutile chiedere aiuto per riavere ciò che nessuno poteva dare.

L’uomo maturo che era diventato appariva duro e cinico, ma non per questo soffriva di meno. Evidentemente non era tanto duro. Sapere come funziona il mondo ed accettarne le conseguenze non significa aver trovato la soluzione di ogni problema, vuol dire soltanto aver finalmente imparato a recitare la parte che si è costretti a far propria per sopravvivere.
Ecco, sopravvivere. Nessuna differenza tra vivere e sopravvivere quindi, dopo l’immancabile catastrofe destinata a ciascuno, calibrata al punto giusto, tale da ferire senza uccidere subito.

Poi venne un giorno come tanti, ed incontrò un nuovo dubbio sul suo cammino. Lui doveva cercare attivamente la sua felicità, in una forma attuale ed a spese del passato e di chi non voleva perdere oppure, e gli sembrava la scelta più opportuna, avrebbe dovuto aspettare passivamente, senza tuttavia rifiutare i mutamenti che gli sarebbero forse arrivati?  
Non gli andava di rinnegare, tradire il ricordo, cancellare quanto di bello aveva avuto per passare oltre ad inseguire favole o illusioni. La seconda ipotesi era al momento l’unica percorribile, ed il dubbio si risolse in fretta. Non rifiutava il rischio, voleva mantenere il rispetto, e non per sé stesso.

Quando giunse alla fine, perché per tutti arriva quel momento, ebbe modo di contare il numero esatto di volte nelle quali aveva chiesto aiuto. Non tante a dire il vero. Spesso, quando l’aveva chiesto in modo esplicito, si era ritrovato in un vicolo cieco. Visto che quelle parole si rivelarono spesso inutili smise poco a poco di pronunciarle.
In compenso scoprì altri modi.

La semplice, grandiosa, unica ed irripetibile felicità non dura. Magari neppure capiamo di viverla. Quella che non può mai finire è la felicità di aver vissuto la felicità. Ed io penso a te, ancora, ogni giorno che mi arriva per caso o per destino. Ciao, Viz.


                                                                                         Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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