Vedevo quella coppia da molti anni, lui più minuto,
lei leggermente più alta. Camminavano appiccicati che sembrava li unisse una colla
cianoacrilica.
Camminavano indivisibili, così li vedevo. E parlavo
fitto, e mi sembravano indifferenti a quanto avveniva attorno a loro. O forse
li voglio ricordare così, li vedevo come volevo vederli, non com’erano
veramente. Magari pure loro si vedevano come volevano essere o, dopo, avrebbero
pensato di essere stati, se ci fosse stato un dopo.
Quante volte si pensa di voler invecchiare come un
nostro modello di riferimento mentre, di questo, ci arriva soltanto l’immagine ideale.
Eppure la cosa è possibile, esiste, ne abbiamo prove ogni giorno. Ed ogni
giorno ne riceviamo dure smentite, perché il finale come da pellicola americana
alla Frank Capra rimane una costruzione temporale, quando va bene, e ci aiuta a
sognare, solo a sognare.
Vedo lei, da qualche tempo, solo lei, che cammina per
le stesse strade che prima percorreva con lui. Si guarda attorno più di prima. Ho
anche avuto l’occasione di scambiarci due parole, un giorno. Però non le ho
fatto la domanda che avevo pronta e che tengo dentro di me. Credo di conoscerne
la risposta. Forse sono stato egoista o insensibile a non farla. Forse invece è
stato meglio così. Come potevo immaginare cosa pensava veramente in quel
momento? Magari avrei tolto una protezione. O invece sarebbe stata un’occasione
per dire, ricordare. Sarebbe stato dolore o nostalgia consolatoria?
Io li vedevo, questo lo ricordo bene Viz. Li vedevo
e non mi pare di avertene mai parlato. Pensavo che avremmo avuto tempo anche
noi per dirci tante cose scordate e poi ritornate dal passato. Credo che pure
loro, che hanno avuto più tempo assieme verso la fine, avessero ancora troppe
cose rimandate ad un altro giorno mai arrivato.
Se fossimo pezzi di ricambio tutto sarebbe
più facile. Nessun sentimento, solo il senso della funzione da svolgere. Nessun
dolore, solo un difetto da eliminare. Nessuna mancanza, basta ordinare la parte
necessaria e l’insieme torna a funzionare. Esattamente come prima.
Esco, ora, ed è possibile che la incontri
nuovamente mentre vengo a trovarti o mentre cammino perché ne ho bisogno. E difficilmente
le dirò qualcosa. Eppure ci conosciamo di vista, da anni. Io mi illudo sempre
di essere anonimo, ma attorno in tanti sanno chi sono o chi ero. Io altrove proteggo
in modo irrazionale quello che scrivo qui, e non ci vedo alcuna logica in
questo comportamento. La mia mente usa questi modalità, e di tanto in tanto
qualcuno penetra il mantello dell’invisibilità, o io mi lascio vedere.
Sbagliando ancora, diversamente da prima ma
sempre sbagliando, vado avanti. E immagino come ci vedevano, come pensavano
di noi cose non erano vere o ne sospettavano altre che vere lo erano. Io capisco
solo ora com’ero, e mi ricostruisco come vorrei essere stato temendo di diventare
irriconoscibile. E temendo anche di perderti poco a poco nel tempo che non
smette mai di svolgere il suo lavoro. Io li vedevo, Viz. Ora vedo solo lei e mi viene
paura di perderti ancora di più.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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