Il muschio raccolto nelle zone esposte a nord, il
migliore simile a cuscini verdi e delicati, morbidi. I ciocchi di legno più
strani trasformati in rocce, montagne e grotte.
L’abete vero, non molto alto, come albero di Natale. Alcune candele
colorate e avvolte a spirale su piccole pinzette metalliche luccicanti, argentate
o dorate, attaccate sui rami. Pochi addobbi e fragilissimi. Uno nuovo ogni
anno, non di più.
Il camino usato per scaldare e per cucinare utilizzato
solo la notte tra il 5 ed il 6 gennaio anche per sorreggere sulla sua mensola
una calza.
L’attesa dell’arrivo misterioso, il timore del
giudizio dal quale dipende la possibilità di ricevere un regalo o nulla. Forse
solo un mandarino o qualche caramella.
E poi tutto si sfalda nella memoria. Modificato,
sostituito, abbellito e migliorato. Ora cercare la Befana è impossibile. Non so
né dove si è nascosta né se tornerà.
L’ho perduta con tante, troppe altre cose. E le cose
son nulla, sono solo un aggancio con le persone. Sono le persone perdute quelle
che mi mancano. E tra tutte queste che ho perso una sola, ora, mi
manca di più. Per molte forse era arrivato il tempo giusto, avevano
vissuto abbastanza. Nel tuo caso no. Qualche anno ancora avresti dovuto averlo,
e questo mi fa rabbia. Ogni volta che ci ragiono mi incazzo, è più forte di me.
Non posso modificare quello che è successo, ma il potere di farlo lo vorrei
tutto. E neppure la Befana, se tornasse, mi porterebbe questo regalo.
Devo farmi bastare quello che ho? Certo, e chi lo
nega, io no di certo. Tra le cose che ho c’è anche la rabbia però. E me la
tengo stretta. Ciao, Viz.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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