Mille, un milione, un miliardo… quante saranno alla
fine? Tante, sempre troppe, anche se si era pensato di averle dette tutte,
anche se talvolta si preferiva il silenzio per aver detto troppo altrove, ad
altri.
Ora ti direi… già, cosa ti direi?
Ti parlerei di quanto di nuovo abbiamo raggiunto, io
e lui. Delle delusioni e delle paure, sempre presenti e sempre nuove da
aggiungere alle vecchie che ci restano affezionate. Di alcune speranze. Del fatto
che ora cammino molto e mangio in modo più controllato. Di come vorrei non aver
sbagliato, con te, con pensieri, parole, opere ed omissioni. Lo so che ho dimostrato
qualcosa, ma so anche il resto. Ti ricorderei dei viaggi e delle scoperte. Sorriderei
rivendendomi con te quando cercavo con urgenza un gabinetto sotto l’acropoli, oppure
la notte prima delle nozze con l’invasione dei miei nella nostra casa.
Delle parole che non ti ho detto, per fortuna, molte
le hai intuite. Molti silenzi sono stati perfetti. Non tutto si può o è
necessario dire, occorre anche vivere.
Sai perfettamente perché ora ti parlo in questo modo
assurdo, basta ricordare un anno ed un mese fa. Ti vorrei solo riportare alla
mente un momento che adesso rimpiango, e non poco. Avvenne nel febbraio del
2016, erano i giorni di carnevale, e portai piccole maschere in ospedale. Allora
potevamo ancora essere allegri malgrado le paure, tutto sembrava possibile.
E tu mi guardi sorridendo, ancora. Ed io non so più
cosa ti direi, e perché.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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