sabato 8 luglio 2017

Contro la morte




Lo dico da ignorante quale fui, sono e sarò sempre. Odio la morte, non la giudico una sorella come Francesco, e vorrei deriderla, come fece Cecco, oppure lottarci contro con la logica, il sentimento, l’impulso, le contraddizioni e un movimento irrefrenabile di tutto lo spirito che ho, anche se certamente mai come Elias, che ne fece uno dei fini di tutta la sua vita.

La morte come conclusione della vita non si può annullare. Così siamo stati generati, con un orologio interno che ci misura ogni frazione sia pur minima di tempo e non ci concederà nulla oltre al dovuto (ammesso che sia dovuto). Io la rifiuto ma l’accetto, non mi posso opporre alla sua irreparabilità.
Sono debole, fragile, ed il massimo della forza che posso esprimere è nell’avere, quando ne sono capace, coraggio di fronte alle sfide e nel rialzarmi ogni volta dopo un colpo subito. Sino alla fine, ed avendo ben chiaro il concetto che sono destinato a vincere qualche battaglia ma a perdere la guerra.

Quindi devo convenire con quanto mi dice un’amica non sostituibile, è importante, è tutto importante...  Ogni attimo di vita, ogni azione, ogni scelta fatta, tutta la nostra storia personale e, fondamentale, ogni persona che ci ha lasciato, è importante. È importante dedicare il proprio tempo a finalità nelle quali crediamo. È importante non dimenticare gli altri. È importante anche capire meglio gli altri, e saper distinguere. Sono importanti le motivazioni che abbiamo scelto, l’appartenenza politica, la convinzione in tema di fede o di non fede, ciò che diamo e riceviamo, il denaro ed il sentimento, la pietà e la giustizia. E molto altro.

Le rimango così contrario perché porta via chi amo, perché toglie punti di riferimento, perché in molti casi è ingiusta e prematura, perché rompe legami e mostra la solitudine infinita, quella che si pensava di aver sconfitto. Non è la sfida alla quale ci espone a farmela odiare, perché questa è o può essere occasione di crescita, ma è la negazione delle persone, la loro cancellazione, e la definitiva scomparsa di sogni, progetti e speranze che queste persone alimentavano, dentro di loro.

Sono veri ed umani, però, anche i desideri di porre fine ad inutili dolori e sofferenze, e in quel caso sembra che la morte sia benevola e porti pace.
Spesso inoltre è l’uomo stesso causa della sua e dell’altrui evitabile o posticipabile fine. La morte, in tal caso, è un effetto perverso del nostro egoismo e della nostra indifferenza, della sete di potere e di meccanismi comportamentali che coinvolgono non solo il singolo, ma intere popolazioni.

Sono mortali i muri, le chiusure, gli integralismi, gli ideali politici che non vedono solo idee diverse ma altri uomini da uccidere e la cecità di fronte al mutamento, ai bisogni, alle richieste di aiuto. 
È mortale pensare solo a sé stessi.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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