Durante
la vendemmia ritornano.
Dal
continente, verso la fine dell’estate, chi era andato via per cercare lavoro
sente il richiamo della sua isola, per la sua terra. Molti vi hanno lasciato
il cuore, gli amici, la loro vita giovanile. Alcuni hanno conservato una vecchia casa,
magari in un paese solo sfiorato dal turismo, e quando sono arrivati
non vorrebbero più tornare ancora via. Hanno il traghetto prenotato ma
resterebbero, se potessero.
Case
di fate e di streghe, tombe di giganti, nuraghi nascosti, rocce scolpite dal vento e dal silenzio. Il
silenzio rotto dal vento che soffia a volte per giorni e modella anche il
carattere. E poi la netta separazione tra chi appartiene all’isola, o al luogo
particolare, e chi è estraneo, venuto da fuori, e che quasi sempre resta fuori,
anche se vicino. Parte del sangue di nostro figlio è sardo ma lui non è mai andato
a Castelsardo o a Santa Vittoria, non ha visto le spiagge nella zona di
Oristano, gli è sconosciuta l’accoglienza che solo i sardi riservano a chi
ritorna e si fa riconoscere.
Pure
io la conosco troppo poco, e difficilmente vi tornerò, ma una parte della mia
memoria è occupata da quella terra dove non sono nato e dove non sei nata neppure
tu, ma alla quale eri legata molto più di me. Non mi sentirei straniero se vi
andassi, ma non ne ho più il coraggio. Forse ci saremmo potuti andare assieme,
un giorno, se la vita non ti fosse stata rubata. In queste condizioni no. Vedrò
luoghi nuovi, credo, ma non rivedrò quelli. Del resto molti di coloro che ci
accolsero allora ormai non ci sono più. Il tempo non ha alcuna pietà dei nostri
desideri e di quanto ameremmo non perdere mai. È pietoso solo nel farci
dimenticare a volte la felicità perduta oppure i dolori vissuti, coprendo di
foschia il rimpianto e trasformandolo in nostalgia e malinconia. Oltre non può
fare, e chi resta dovrà fare la sua parte.
Scavando
ritrovo quel vino forte, che mi lasciava ubriaco per ore anche dopo un solo
bicchiere, quell’olio dal sapore unico, una spiaggia lunghissima e quasi
deserta, una nevicata a marzo, una traversata col mare mosso, i cestini, i
tappeti, i dolci e i formaggi. E poi quell’abitudine di vivere accanto al mare
e di non consumare pesce, di non versare mai l’acqua ed il vino con un
movimento sbagliato della mano, e i carciofi di Baingio, e tu che bevi
Vermentino.
Ricordi
gli asfodeli? Forse a quelli mi sono ispirato quando scelsi un nome, anche se a
lungo non lo avevo realizzato.
Tutto
il resto, quello che mi resta e non vedo, lo scaverò di tanto in tanto per
riportarlo alla luce ed io mi adatterò a riviverlo di riflesso, come se
fossi uno specchio, senza aggiungervi nulla di mio ma rimanendo soddisfatto ed
orgoglioso di questo regalo avuto dalla vita.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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