giovedì 20 luglio 2017

Ma perché tanto rumore?




Moto e quad sul sentieri di montagna, animazioni e musica a tutto volume in spiaggia, sottofondo da allevamento di polli nei supermercati allietato da televisori sparsi in qualche punto strategico con la pubblicità di lampadine o pentole, vicini che amano ascoltare le loro trasmissioni in modo che anche tutti gli altri le sentano, locali pubblici dove il silenzio è un miraggio ed i clienti che si sentono in diritto di stare in strada ad urlare sino alle ore piccole, zone cittadine prese in ostaggio da manifestazioni autorizzate e per certi versi pure piacevoli ma che non permettono neppure di pensare tanto l’inquinamento acustico entra in testa e bambini che, si sa, sono bambini, quindi possono infastidire chi cerca solo un po’ di pace e viene visto come un troglodita senza figli che non accetta la sana gioia di vivere di tanti giovanissimi male educati dai genitori.

Sembra che il silenzio sia da combattere come nocivo alla salute. Sembra sia antieconomico e porti a depressione e calo di consumi. Sembra stia diventando sempre più difficile ottenerlo.

Io vedo che chi ne ha mezzi vive in luoghi dove può stare in pace, se lo desidera, ha la possibilità di abitare in appartamenti isolati anche acusticamente, mentre quando vuole può cercare la musica o l’allegra confusione, ma solo quando ne ha bisogno, non imposta dagli altri o dall’ambiente.
Sarebbe una conquista sociale capire dove sta il limite di separazione tra il sano divertimento e l’invasione metodica delle orecchie altrui, in modo che nessuno si senta accusato di volere città morte e senza offerte di socializzazione e chi desidera momenti di svago li possa trovare senza esagerare, rispettando anche chi vuol solo tranquillità.

Io sogno una spiaggia tranquilla, non deserta ma frequentata da persone che non disturbano, quindi niente stabilimenti balneari, ma zone libere. Molti di questi luoghi che ho conosciuto in passato ormai sono perduti. E ci abbiamo perduto tutti in questa lenta ma inesorabile trasformazione. Sicuramente ne esistono ancora, e non escludo un giorno di trovarne. Per ora mi basta ricordare quei posti dove ho trascorso molte belle giornate con te.

È la mia prima estate senza di te, riflettevo pochi giorni fa. Non mi ci sono ancora abituato alla tua assenza, perché ti sento, ti avverto, ti parlo. Non credo neppure che mi abituerò mai, ed a volte vorrei farti qualche regalo.


                                                                        Silvano C.©  
 (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

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