Conosco
molto bene una persona un po’ particolare, la conosco dall’infanzia. Da giovane
era timido (parlo di un uomo, per questo uso il maschile) e impacciato. Gli risultava
difficile, ad esempio, affrontare direttamente una ragazza che non conosceva,
cioè rompere, come si suol dire, il ghiaccio.
Negli
ultimi anni, forse perché ha finalmente capito alcune cose, o crede di averle
capite, gli capita esattamente l’opposto. A volte ferma volutamente sconosciuti
in giro nelle due città che conosce meglio per raccontare quello che sa su un
particolare luogo o personaggio, e che crede sia un peccato che un visitatore
occasionale ignori.
In
altre parole fa la guida estemporanea, del tutto casuale ed intermittente, con
chi crede possa essere interessato ai temi che intende esporre. Una delle cose
che lo ha spinto a questo mutamento forse è la considerazione che la vita è
troppo breve per non fare ciò che si desidera di fare, con la sola condizione
ovviamente di non danneggiare nessuno.
Una
delle sue paure maggiori è quella di importunare, e se appena coglie segnali in
questo senso saluta e chiede scusa del disturbo. Se invece trova persone
interessate, allora cerca di trasmettere alcune delle cose che ha capito o che
conosce, ma anche in questo caso cerca di limitarsi, e non vuole mai prolungare
troppo le sue intrusioni nelle vite e nei pensieri di chi stava passando e semplicemente
pensava ai fatti suoi o stava parlando con chi l’accompagnava.
Si
comporta un po’ da guida, dicevo, non richiesta e non pagata, per il suo esclusivo
piacere di dire e dare, ed ovviamente di ricevere attenzione. Questa sua
necessità gli deriva quasi certamente dal suo antico mestiere, ma non credo che
sia l’unica motivazione possibile. Ad esempio accennavo al senso del tempo,
prima, e della sua convinzione che sia necessario, in qualche caso, non
sprecarlo trattenendo un impulso, una spinta del tutto legittima ed umana di
realizzare un'idea o anche di conoscere altri. A volte, mi raccontava un giorno, è molto
bello sentirsi ringraziare per aver detto alcune cose che non erano conosciute,
e questo senza secondi fini se non quello di un brevissimo scambio. Solitamente
poi ha la sensazione che alcuni non aspettino altro, che pure loro abbiano
voglia di dire la loro o di fare domande. Altre volte, molto più raramente, percepisce
subito ritrosia e dubbi sulle sue personali intenzioni, e in quel caso sa
allontanarsi senza insistere nel modo più tranquillo ed educato possibile.
In
fondo, riflettendo, oltre al bisogno di comunicare emozioni, di diffusione di
piccole informazioni e di servizio reso ai luoghi che conosce ed ama, lui non
fa altro che reinterpretare la situazione classica di chi, arrivato in un luogo mai
visto prima, chiede indicazioni. Lui previene le domande, anticipa la curiosità,
capovolge il punto di vista comune tipico del caso. Un po’ come vendere un
prodotto del quale, sino a quando non viene messo sul mercato, nessuno sente la
necessità o, meglio, nessuno sa che esiste la possibilità di trovare ciò che si
cercava da tempo.
A
volte mi chiedo, per concludere, se non sarebbe giusto che tutti avessimo, sin
dai primi rapporti con gli altri, un simile atteggiamento. Quante occasioni
perdute, in fondo, di arricchire la vita di ognuno di noi, senza i freni di
paure irrazionali, di esperienze negative precedenti o di timidezze eccessive. Forse
però in questo si cela una forma di bellezza della vita stessa, della sua
variabilità, della diversità che diventa occasione di crescita, sino all’ultimo
giorno utile, sino, direi, all’ultimo istante. Oltre non so e non mi spetta
dire.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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