Lo
dico da ignorante quale fui, sono e sarò sempre. Odio la morte, non la giudico
una sorella come Francesco, e vorrei deriderla, come fece Cecco, oppure
lottarci contro con la logica, il sentimento, l’impulso, le contraddizioni e un
movimento irrefrenabile di tutto lo spirito che ho, anche se certamente mai
come Elias, che ne fece uno dei fini di tutta la sua vita.
La
morte come conclusione della vita non si può annullare. Così siamo stati
generati, con un orologio interno che ci misura ogni frazione sia pur minima di
tempo e non ci concederà nulla oltre al dovuto (ammesso che sia dovuto). Io la
rifiuto ma l’accetto, non mi posso opporre alla sua irreparabilità.
Sono
debole, fragile, ed il massimo della forza che posso esprimere è nell’avere,
quando ne sono capace, coraggio di fronte alle sfide e nel rialzarmi ogni volta
dopo un colpo subito. Sino alla fine, ed avendo ben chiaro il concetto che sono
destinato a vincere qualche battaglia ma a perdere la guerra.
Quindi
devo convenire con quanto mi dice un’amica non sostituibile, è importante, è
tutto importante... Ogni attimo di vita,
ogni azione, ogni scelta fatta, tutta la nostra storia personale e,
fondamentale, ogni persona che ci ha lasciato, è importante. È importante
dedicare il proprio tempo a finalità nelle quali crediamo. È importante non
dimenticare gli altri. È importante anche capire meglio gli altri, e saper
distinguere. Sono importanti le motivazioni che abbiamo scelto, l’appartenenza
politica, la convinzione in tema di fede o di non fede, ciò che diamo e
riceviamo, il denaro ed il sentimento, la pietà e la giustizia. E molto altro.
Le
rimango così contrario perché porta via chi amo, perché toglie punti di
riferimento, perché in molti casi è ingiusta e prematura, perché rompe legami e
mostra la solitudine infinita, quella che si pensava di aver sconfitto. Non è
la sfida alla quale ci espone a farmela odiare, perché questa è o può essere occasione
di crescita, ma è la negazione delle persone, la loro cancellazione, e la
definitiva scomparsa di sogni, progetti e speranze che queste persone
alimentavano, dentro di loro.
Sono
veri ed umani, però, anche i desideri di porre fine ad inutili dolori e
sofferenze, e in quel caso sembra che la morte sia benevola e porti pace.
Spesso
inoltre è l’uomo stesso causa della sua e dell’altrui evitabile o posticipabile
fine. La morte, in tal caso, è un effetto perverso del nostro egoismo e della
nostra indifferenza, della sete di potere e di meccanismi comportamentali che
coinvolgono non solo il singolo, ma intere popolazioni.
Sono
mortali i muri, le chiusure, gli integralismi, gli ideali politici che non
vedono solo idee diverse ma altri uomini da uccidere e la cecità di fronte al
mutamento, ai bisogni, alle richieste di aiuto.
È mortale pensare solo a sé stessi.
È mortale pensare solo a sé stessi.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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