e
tanto altro, in passato.
Quel
che sono ora non mi è del tutto evidente, lo scoprirò quando vedrò cosa sarò
domani.
Nella
vita conta una cosa sola. Una sola. Assolutamente una sola. Quella cosa però
non è la stessa per me e per te che leggi, o almeno non esattamente la stessa. Ognuno
di noi deve avere il modo di esprimersi in funzione di quanto ritiene
importante, di realizzarsi, e magari di modificare pure opinione ed obiettivo. E
quella cosa sola, esattamente quella, chi ci dice che non possa modificarsi durante
il percorso? Magari questo è già avvenuto molte volte, mentre gli anni passavano,
ed avverrà ancora.
Tra
ciò che ritengo importante, in sottofondo, consapevole di non aver sempre
onorato questo imperativo, si distingue la necessità di non far soffrire
inutilmente nessuno. Magari fosse una legge di natura, scritta nei cromosomi di
ogni vivente, ma non lo è; rimane una sovrastruttura morale, ed è estesa solo
ad una parte dei viventi, mai a tutti. Per un gioco crudele al quale non
sappiamo non giocare a volte poi feriamo chi ci ama, oppure creiamo dolore
inutile (senza rendercene conto) in chi non ci ha fatto nulla, e non lo merita.
Non invidio i giudici, ma parzialmente lo fui.
Mentre
il tempo scorre sempre più velocemente, e non è una metafora, ora mi è ben
chiara la sola cosa che conta ed alla quale mi aggrappo come ad un salvagente. Quella
stessa cosa era importantissima già mesi fa, ma non nel modo attuale. Occorre poi
dire, e credo che ciò si possa condividere, che pur avendo chiaro questo fine
primario, in realtà non è veramente unico come ho detto prima. Ovviamente quella
cosa è una persona, quella cosa riguarda una serie di problematiche e di
atteggiamenti e di scelte legati ad una persona. Ed anche i fini cosiddetti
secondari, che rendono meno unico ciò al quale ora mi aggrappo, sono persone. Nel
gioco complesso dei rapporti umani che regola le esistenze i fini secondari non
sono poca cosa, ma aiutano a raggiungere il fine principale, quello che prima
ho definito unico, e quindi tanto unico non è.
Fui
laghista, come ho esordito, e quando lo fui credo di essere stato felice. In un’altra
vita potrei forse esserlo ancora, cioè vivere ancora in quel luogo. Ma scelsi
di lasciarlo, sentii che era giusto lasciarlo. Non per me, ma per quella cosa
assoluta che contava allora. Avrei potuto rimanere, avremmo potuto rimanere, ma
se il destino che ci aspettava sarebbe stato comunque quello che ci ha
raggiunto dove ci siamo trasferiti, ora ugualmente non sarei felice. Mi manca
la felicità perduta, manca a chiunque.
Però
è giusto guardare al bello e non scordare mai quello che si è vissuto, andando
avanti. Avrei preferito il mare, anche se fui felice accanto ad un lago. Il lago
è simile al mare, ma non è la stessa cosa. Il lago ti fa vedere che è finito,
il mare no. Fui laghista, insomma, ma ancora sogno l’infinito.
Silvano C.©
(La
riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte,
grazie)
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