giovedì 31 ottobre 2024

Dipende dai punti di vista

Leggendo un brevissimo romanzo, poco più di un racconto, seguo un ex pirata che narra parte della sua vita dal suo personale punto di vista. Non saprei dire né giudicare, trattandosi di un personaggio di fantasia, ma la cosa che risulta evidente è come mi sia impossibile evitare di essere emotivamente dalla sua parte. Per la sua professione è stato un assassino e ha avuto poca pietà per chi ha incontrato, ma di questo non fa cenno, fa solo capire che gode ancora di fama e che la sua sola presenza incute paura. Nella vita ha ottenuto quello che voleva, cioè non dipendere più da nessun altro grazie ad una discreta ricchezza accumulata. A chi gli propone affari, in particolare se trova sgradevole la persona, spiega che non ha alcun bisogno di altro denaro perché non avrà più necessità di umiliarsi davanti a nessuno e che questo è più che sufficiente. Si tratta di un breve romanzo, ovviamente, e descrive un personaggio immaginario quale io non sono. Io sono reale e non ho la sua saggezza, quello che ho non mi lascia tranquillo eppure non sono povero. Perché non mi comporto come lui davanti alle scelte o mentre semplicemente rifletto? Forse dovrei raccontarmela in modo diverso? So perfettamente cosa pensi in proposito, Viz. Hai avuto tempo e modo per dirmelo in molte occasioni, e io non ho capito nulla. Nulla.

                                                                                            Silvano C.©

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mercoledì 30 ottobre 2024

Pietre colorate

A volte temo il ricordo, altre volte lo cerco. Sembra che raccontare scrivendo allontani la probabilità di ricordare ciò che è veramente avvenuto, sia una sorta di tentativo di rimozione e di aggiustamento. Il vero scomparirà e ne resterà solo la sua rappresentazione. Il racconto può ignorare il tempo reale, anticipare e posticipare a proprio comodo. Tutto sta nello stabilire se io possa essere così falso come in certi momenti mi penso o piuttosto così generoso come in altri momenti immagino di essere. Dipende da altri, da chi ho cercato e da chi mi ha conosciuto e poi descritto. Alla fine della storia mi ritrovo con un mucchietto di pietre colorate, a volte con metallo di contorno. Ripenso a giornate in spiaggia, a visite a musei, a raccolte di fossili e pietre preziose, a gioiellerie e a confezioni regalo. Sono ricco con queste pietre raccolte o comprate? Sicuramente non molto, non è il loro valore in denaro a renderle importanti, e infatti un ladro le valuterebbe molto meno di quanto lo faccia io. Anche quelle piccole pietre di una collana che mia nonna divise tra me e mio fratello, in parti uguali e senza tener nulla per sé. Che strane idee mi vengono quando mi capita di camminare per certe vie di Ferrara o di Rovereto, e che ricordi mi riportano certe vetrine che ancora sono vive come un tempo. Oggi è questo che affido alla macchina del tempo. Ciao, Viz.

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martedì 29 ottobre 2024

Il profumo del pane

Lo confermo, a volte basta poco per allontanare il nero che tende ad assalirmi di tanto in tanto. Lui, il nero, non lo fa solo per sua responsabilità, pure io faccio la mia parte per farlo arrivare commettendo errori evitabili. Tuttavia nulla è mai per sempre, né la bellezza né lo squallore, quindi anche il nero lascia spazio agli altri colori emotivi, tra questi il bianco. Oggi, tornando a casa, in un punto del mio percorso dove non me lo sarei mai aspettato, sono stato raggiunto da un inconfondibile profumo di pane appena sfornato, bianco e con la crosta appena colorata. Lo descrivo ma non l’ho visto. Ho avvertito il profumo ma non so se l’ho invece sognato, non ci sono forni né rivendite di pane dove mi trovavo. Qualcuno mi ha mandato attraverso l’aria leggera di questo strano autunno quel profumo, e non avevo fame perché la colazione l’avevo fatta da poco e mancava ancora tempo prima di pranzo. Forse è un segno, uno tra i tanti, che non mi merito. Ciao, Viz.

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Un altro sorriso

Lo so, non riesco più a farti sorridere. Non è solo per il motivo più evidente, quello ovvio e che non mi va di ripetere. Sono io che ho perso quel tipo di energia o di creatività che avevo un tempo. Anni fa, malgrado i tanti difetti che avevo e non ho mai perduto, sapevo anche immaginare altro, cercare altro, sorridere di me e non solo. Adesso cerco scappatoie, mi nascondo pensando di poter essere invisibile ma so che tale non sono, dopo un po' mi annoio e vorrei andare altrove, ma quel posto altrove non esiste. Certo che so quello che vorresti dirmi, lo intuisco. Vorrei che tu mi dicessi la cosa perfetta per smuovere finalmente questa mia stupida inerzia che nasce da assenze cumulative e dall’impressione di sbagliare troppe cose. Qualcuno a volte mi fa ancora qualche complimento o mi concede la sua stima, ed io tento di ricambiare anche se mai a sufficienza. L’ultima volta che sono stato a Bologna non è stato per un viaggio di piacere, magari questo ha influito. Pochi mesi prima ero andato in quel posto a Mori, e anche in quel caso non è stata un’occasione felice. Eppure so di non avere alternative e devo continuare. Programmo sulla base di quello che immagino in tempi non troppo lontani mentre, a dire il vero, vorrei che alcuni giorni durassero pochi attimi. Mi spiace, ancora oggi non sono riuscito a farti sorridere. Sorridimi tu, per favore. Poi, lo ammetto, basta poco per farmi perdere il nero che a volte mi assale, basta veramente poco. Ciao, Viz.

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lunedì 28 ottobre 2024

Culo e fatalismo

Il primo giorno di ora solare il sole se ne va lasciandomi al buio anticipatamente. Con le piogge e la temperatura che poco alla volta o più velocemente si abbassa l’inverno si avvicina a grandi passi. Attendo a breve l’estate di San Martino, penso che in quei giorni preparerò al nostro modo le caldarroste e mancherai solo tu. Io nel frattempo faccio stupidaggini e poi me ne pento, telefono ma mai abbastanza, cammino ma mai quanto dovrei, penso a volte troppo o a vuoto. Sono giornate, queste, nelle quali è piacevole leggere qualcosa che faccia volare altrove la mente e disperda le preoccupazioni e le solitudini. Aspetto la sera per poter chiudere con l’impressione di aver concluso tutto quanto potevo e di riuscire a rilassarmi sino al giorno dopo, ma mi spaventa l’idea che durante la notte mi vengano a visitare troppi sogni, ombre più che altro, ma che mi impediscono di riprendere sonno subito. Ho paura di aver paura, alla fine, e non so neppure esattamente di cosa. Potrei fare un elenco di paure provate nel corso degli anni, alcune di queste decisamente ridicole, e ovviamente i pericoli veri sono poi venuti dalle direzioni che non tenevo in considerazione. Alcuni di questi pericoli li abbiamo affrontati assieme, tu li ricordi sicuramente meglio di me. Non abbiamo sempre vinto, purtroppo. Raccontavo ieri ad un’amica che solitamente si vincono anche molte battaglie ma la guerra alla fine si perde sempre. Serve fatalismo e culo. Ciao, Viz.

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domenica 27 ottobre 2024

Nel presente

Leggo di una persona importante che di recente ha perso la vista e che dice, giustamente, di non essere la sua infermità. L’insieme è complesso, si valuta considerando almeno diversi parametri e quasi sempre quelli presi in esame non sono sufficienti. Si può essere valutati per le proprie capacità di guidare un autoveicolo, sull’abilità di scalare un pendio, sulla facilità di esprimere pensieri, sul tempo di reazione, e sicuramente questo contribuisce a creare una parte del tutto. Ma non bisogna mai dimenticare cosa pensano gli altri, che immagine hanno di noi, della stima o disistima che ci siamo costruiti nel tempo. E la fiducia? Quella è una cosa seria, si merita in anni ma si perde in un attimo, e ricostruirla poi non è sempre facile o possibile. E vendere la propria immagine, cioè vivere costruendo un personaggio, funziona, è corretto? Possiedo mille domande, conosco cose e so anche di scheletri nell’armadio miei ed altrui, ma vivo in un mondo che non so definire. Quindi anche i modelli non li conosco, o non li conosco più. Restano le grandi categorie dell’onestà reale e intellettuale, dell’impegno, del sacrificio per un certo fine, ma altre categorie mi si sono sfaldate col passare degli anni. Resto nel passato e non so vedere il futuro. Certamente vivo nel presente, faccio cose giuste e sbagliate nel presente, e dopo di me si vedrà meglio cosa veramente ho fatto. Ciao, Viz. Cosa sarà?

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sabato 26 ottobre 2024

Io nelle città

Occorre dire chiaramente che alla fine parlo sempre di me anche quando parlo di te. Del resto è un mio chiodo fisso da tanto tempo che non so neppure quantificarlo quello di valutare ogni atto di generosità come in realtà di puro egoismo. E quindi è logico che sia sempre io ad essere presente anche se parlo di altro o altri. Quell’amica ed io. Quel viaggio assieme come l’ho visto io. Il tuo dolore come l’ho vissuto io. Mi sono attribuito diritti non miei, ho descritto cose non mie, ho pensato e penso sempre prima a cosa sono io. Oggi ho fatto la spesa. Ho pagato ad una cassa automatica, come se ne trovano in vari punti vendita a Rovereto, ho preso lo scontrino e il resto, poi sono uscito. E appena superato il varco elettronico mi sono reso conto di non aver messo in borsa la spesa appena fatta, la vedevo ancora sul piano della cassa, ed io stavo fuori. Poi ho risolto, e mi sono ricordato di alcune volte, in passato, che col lettore avevo aggiunto qualcosa che avevo pagato ma che non avevo in realtà preso, riponendolo sullo scaffale. E poi altre circostanze nelle quali, ad un controllo, ho dimenticato di tirar fuori da una borsa alcune cose che quindi non sono risultate da pagare, malgrado prima le avessi correttamente segnate, e quindi mi sono ritrovato a pagare meno di quanto avevo letto prima e solo arrivato a casa capire che avevo preso e non pagato non so neppure io cosa. Questo mi succede, prendere senza pagare o pagare senza prendere. E immagino molte altre varianti, ovviamente non soltanto con gli strumenti elettronici, ma anche con le persone in carne ed ossa dietro la cassa, o dietro il bancone. Questa divagazione per dirti cose di me, che in parte sai già. Perché uno degli scopi che mi sono dato è parlarti. E allora continuo dicendoti di alcune città, dove siamo stati o dove ormai non potremo più andare. Inizio dalle seconde e poi delle prime, ripensandoci, non dirò nulla, ché già sai. Una città del Vermont la vedrei volentieri. Mi sembra che dovrebbe piacere a entrambi, vicino al Canada, in un ambiente simile al nostro Trentino. E poi una città asiatica di quelle che hanno abitazioni su barche in grandi fiumi, dove la vita è diversa rispetto a quella tipicamente di terra, dove il contatto con l’acqua è costante. Non mi spiacerebbe, anche per pochi giorni, visitate un piccolo centro russo al confine con la Cina, e tentare di vedere ciò che so soltanto immaginare. Per finire vorrei finalmente andare a Parigi, restarci mesi, visitare ogni museo, mangiare in decine di posti diversi, immaginarmi com’era la città all’inizio del secolo scorso. E poi basta, le mie città sono solo sogni, e non le vedrò mai, queste almeno che ho citato. Ciao, Viz.

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venerdì 25 ottobre 2024

Strane relazioni

So di un pittore che ha dipinto per tutta la sua vita lo stesso identico quadro, sicuramente lo stesso identico soggetto, con variazioni minime tra tutte le sue versioni tanto che pure alcuni critici e curatori a volte non sanno datare una delle sue opere né collocarla in una particolare fase della sua creatività. Ho avuto la confessione di un esperto che ha ammesso di guardare in particolare le cornici perché quelle restituiscono molte più informazioni rispetto alle stesse opere.

Conosco per interposta persona l’insicurezza fatta uomo, colui che sa vedere in modo indeterminato anche le situazioni apparentemente semplici, che più si avvicina a qualche soluzione possibile più si rende conto di quanto sia inutile ogni suo tentativo di definire, classificare, spiegare. So che ha iniziato a rifiutarsi di capire, e che probabilmente inizierà presto a rifiutare altro.

Vedo in un film in bianco e nero una scena passata alla storia del cinema, la visione di un sogno che non so se mi dovrebbe provocare orrore o terrore, magari solo una riflessione. Di quel regista credo di aver amato e visto ogni sua opera ma mi sono sempre e testardamente rifiutato di vedere le sue analisi spietate sulle relazioni umane di coppia. I miei enormi dubbi e insicurezze non hanno mai avuto alcun bisogno di essere alimentati.

Ci sono relazioni che non so spiegare tra la vita e i libri che leggo. In questi giorni dormo poco e male dopo un periodo nel quale mi sembrava di dormire meglio, e leggo un romanzo nel quale il protagonista di notte dorme poco e male. Poco tempo fa sono venuti a Rovereto alcuni furgoni per un fine settimana di street food, e ci sono andato un paio di volte. In quel periodo leggevo un giallo che parlava di delitti legati ai food trucks. Forse si tratta semplicemente di buffe coincidenze ma credo dovrei fare più attenzione a ciò che leggo. Ciao, Viz.

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giovedì 24 ottobre 2024

sovrastrutture

I parametri di riferimento mutano, ciò che contava un tempo adesso conta meno o nulla, altro ha preso il suo posto. Restano i rapporti umani, ma pure quelli sono in parte mediati diversamente. Non so se mi piace tutto questo, ma so che la mia opinione è priva di senso e dovrei semplicemente adattarmi, tentando di resistere se ne vale la pena e per questioni importanti ma adottando il nuovo quando mi migliora la vita. Da bambino vivevo in una casa con riscaldamento a camino e da una cucina economica, avevamo un impianto elettrico elementare per poche lampadine e anche l’acqua potabile si andava a prendere ad una pompa pubblica che stava ad oltre un chilometro di distanza. Era il primo dopoguerra, poi è arrivato il boom e anche per la mia famiglia sono iniziati enormi mutamenti. Oggi le mie utenze domestiche riguardano forniture senza le quali mi sentirei perduto. Mi è saltata poco fa la corrente per un piccolo sovraccarico al salvavita e improvvisamente mi sono ritrovato quasi al buio, è caduta la linea telefonica mentre stavo parlando ed ho dovuto darmi da fare con l’oscurità che scendeva per trovare qualche pila e poi per tentare di rimettere in funzione il salvavita, togliendo di mezzo un variatore di luce possibile causa dell’interruzione per il suo cattivo funzionamento. Senza energia elettrica il frigorifero non funzionava, la caldaia si è spenta, la connessione in rete era sparita, il televisore era un oggetto senza vita e gli orologi elettrici si sono tutti disattivati. Quando possedevo meno pure le mie esigenze erano minori, e non sentivo la necessità di quello che non avevo. Non provavo invidia per i tanti che avevano case più belle e confortevoli perché pensavo che pure io ci sarei arrivato. Non avevo bisogno di un’auto o anche solo di un piccolo motorino. Non posso rimpiangere quello che è stato e neppure scordarlo. Dovrei piuttosto iniziare una sintesi sottrattiva e fare a meno dell’inutile di oggi, che non è poco. Quello che conta veramente si può riassumere un una frase brevissima, il resto è sovrastruttura. Ciao, Viz.

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mercoledì 23 ottobre 2024

Un pezzo alla volta

Ci sono alternative, a volte non ci sono.

Se non ci sono si è sollevati dalle responsabilità, si può maledire la cattiva sorte o ringraziare la fortuna per aver socchiuso un occhio a nostro favore.

Se invece esiste la possibilità di una scelta si entra potenzialmente in crisi, si è costretti a mostrare di che pasta si è fatti e le responsabilità diventano reali.

So di persone che muoiono lentamente, un pezzo dopo l’altro, per amputazioni successive. Le ho conosciute durante il processo inumano al quale sono state sottoposte e ne ho visto le ultime conseguenze, arrivate a volte come una liberazione, dopo la resa per stanchezza. Non so se sia fortuna non essere pienamente coscienti di questa fine che si concretizza, ho alcune opinioni non del tutto superficiali ma delle quali non sono certo neppure io, devo sospendere il giudizio e limitarmi all’osservazione che non tutto è accessibile per avere un’idea completa. Le certezze di un tempo non so neppure dove le ho lasciate. Le discussioni in merito le trovo sempre parziali e viziate, anche quelle alle quali ho partecipato un tempo, adesso sempre meno. Se potessi scegliere non so se vorrei questa libertà. Temo che la userei male. Vorrei la cura, sempre, e vincere una battaglia dopo l’altra, accettando solo la sconfitta finale inevitabile, magari veloce e il più indolore possibile. E poi la sconfitta mi piacerebbe non fosse per sempre e ovunque, mi illudo che l’Arcangelo Michele stia a guardia di chi amo, pronto e impossibile da distrarre con le meschinità umane, quelle neppure le considera, pensa ad altro, lui vede oltre gli ostacoli che mi rendono cieco, stupido, impaurito e indeciso. Ciao, Viz. Altre parole servono per spiegare? Magari sì, non saprò mai dire ogni cosa, mi devo adattare a ciò che sono.

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martedì 22 ottobre 2024

Guerre tra mondi

Quando mi muovo nel mondo reale, quello che percepisco con vista, udito, olfatto, tatto, gusto, equilibrio e con altri sensi concessi al mio corpo fisico, mi sembra che tutto sia oggettivo, abbia una successione temporale definita, anche se non sempre logica. Sicuramente c’è un prima e un dopo, a volte intuisco relazioni di causa-effetto altre volte non mi è possibile, ma sembra il solo mondo nel quale vivere, progettare e realizzare o fallire nel tentativo. In questo mondo mi è possibile sognare di migliorarlo, di recuperare le persone perdute, di rivivere il bello che sembrava finito. Il vero sogno, invece, è tutt’altra cosa. È un mondo parallelo invasivo e destabilizzante, che mi richiede di riallacciare rapporti impossibili, che riporta una casa demolita o venduta, un’auto degli anni sessanta, e mi fa parlare con i morti, letteralmente. Questi due mondi rifiutano di accettarsi a vicenda. Convivono a fatica nello stesso territorio, sempre io, ma si fanno la guerra dall’inizio dei tempi, non so quale ha iniziato per primo. Nessuna analogia con vicende attuali e storiche, solo un collegamento assurdo a livello di immaginazione. Mentre sogno non desidero svegliarmi, la trovo una forzatura faticosa. Quando mi sono svegliato quasi sempre voglio dimenticare in fretta quelle ombre che sembravano reali, ed essere del tutto cosciente, rimuovendo incubi o immagini che simulano ciò che potrei aver vissuto o potrei vivere. Ciao, Viz. Magari questi mondi poi non sono neppure separati, o forse non sono solo semplicemente due.

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lunedì 21 ottobre 2024

Confusione tra monti e pianura

Ogni giorno, guardando in quella direzione, vedo le antenne sulla sua vetta e so che sotto di queste si trova il rifugio. Ci siamo stati assieme una sola volta e poi mai più. Io non ci sono mai tornato malgrado i moltissimi anni trascorsi. È strano pensare a quello che vedo dal fondovalle, ora, a Rovereto, mentre quando vivevo a Ferrara il mio orizzonte arrivava apparentemente più lontano ma non vedevo nulla oltre un certo limite. La pianura nasconde ciò che si trova a soli 500 metri, a volte, e basta una siepe o qualche albero a nascondere intere città. Occorre alzarsi salendo su una torre o su un argine per recuperare un po' il territorio attorno. Qui è diverso. Vedo paesi a chilometri di distanza, distanziati gli uni dagli altri, e di notte le loro luci accese sembrano piccole nebulose nel cielo notturno. Ormai ci ho fatto l’abitudine ma i primi tempi in Trentino avevo la sensazione strana di essere sempre in vacanza. Del resto era stato solo in vacanza che, prima, avevo conosciuto questi luoghi, come ad esempio Canazei nel periodo di capodanno più di mezzo secolo fa. Allora avevo sete di scoperte e fame di persone, col tempo ho saziato molto anche se non tutto e non so se rifarei alcune cose di allora, semplicemente le ricordo come sfogliando un album di vecchie fotografie rimanendo sempre un po' stupito dal fatto che quelle foto col tempo si sono ingiallite o sono rimaste testardamente in bianco e nero. È il passato, mi suggerisce una vocina, è alle tue spalle, è la sorgente sul monte mentre tu vai verso l’incontro col mare, verso il futuro che ti resta e ti aspetta. Ciao, Viz. Eppure noi, che venivamo dalla pianura, ci siamo incontrati tra i monti, seppure in riva ad un lago che assomiglia un po' al mare.

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domenica 20 ottobre 2024

Andare e tornare

Non so cosa pensare, ma qualcosa evidentemente permette a chi è partito di ritornare, in forme e momenti diversi. Non ricordo di averla mai sognata, mai prima di questa notte, ma Licia è andata via durante quest’ultima caldissima estate dopo troppi mesi di cure e speranze, di dolore e attese. E ripeto che sino ad ora non era mai successo che la sognassi. Ci telefonavamo in modo irregolare ma ci sentivamo. Avevamo vissuto momenti importanti assieme prima che ti conoscessi, eravamo andati in vacanza con gruppi di amici dopo aver frequentato la stessa università dove ci eravamo conosciuti. Nulla di particolare per la grande storia ma importante per noi due, e anche per te che l’hai conosciuta. Ed ora cosa capiterà oltre al fatto di avere un amico di meno da vedere di tanto in tanto o da sentire semplicemente al telefono? Nulla di nuovo, semplicemente la vita continuerà al solito modo, mescolando attese e realizzazioni, speranze e illusioni. A volte leggo l’oroscopo, non più di una volta in settimana, e so che per il mio segno sono attese novità anche sul piano sentimentale, che qualche pianeta è in mio favore e qualcun altro meno, che posso fare progetti e anche spese ma senza esagerare. Come se chiedessi cosa fare ad un oracolo trovandomi poi col problema enorme di interpretare le sue parole, che affermano e negano allo stesso tempo. Dei sogni però non mi accontento, piuttosto li subisco, mi sembrano una copia parallela di vita possibile che non è stata e non sarà mai. In ogni caso le tue visite sono tutte attese e mi fanno piacere, questo è chiaro. Ciao, Viz.

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sabato 19 ottobre 2024

Wunderkammer

Ci sono un orologio digitale ed un termometro, pure quello digitale. Entrambi riportano le stesse identiche cifre e si confondono le ore con la temperatura. Sono le 20.10 sull’orologio mentre il termometro indica 20.10 C°. Ma tra un’ora la temperatura salirà o scenderà, e la strana magia che fa confusione è destinata a finire? In un angolo, appeso al soffitto, il maligno sotto le spoglie di un polveroso alligatore imbalsamato osserva ogni cosa e tenta di prevenire le buone intenzioni. Ovunque però aleggiano ombre alate ed armate sino ai denti, pronte a combattere per un bene superiore, e l’alligatore così deve fingere di essere morto da secoli. Nell’immensa biblioteca, che occupa scaffali e scaffali stretti e altissimi con volumi di ogni genere, molti dei dubbi che spesso mi assillano potrebbero trovare una risposta se sapessi cercare meglio e se leggessi di più. So che vi vengono descritte vite vissute ammirevoli o esecrabili di assassini che si redimono e di santi che cadono in ogni tentazione possibile, di persone ricche e senza amici e di amici che non sono felici, di morti che tornano sempre a trovare chi li ha amati e di strani esseri che, improvvisamente, intuiscono il potere dell’unione. Potrei addormentarmi in quella stanza, trovare finalmente la pace e intuire il fine ultimo, potrei rivederti e mettermi a discutere con te che auto ti piacerebbe guidare, dopo aver venduto tutte le altre. Tuttavia non ho mai vissuto in una casa con una stanza simile, ne ho solo letto e fantasticato a modo mio. Bello sicuramente è aver buon tempo e soldi da spendere. Ciao, Viz.

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venerdì 18 ottobre 2024

Apparenza e perfezione

Vado a visitare una mostra d’arte e vengo accompagnato, col gruppo, da una curatrice che spiega come sono stati scelti gli artisti che espongono e, in particolare, con quale tecnica hanno prodotto le loro opere. In alcuni casi si tratta di rispetto della tradizione, cioè di sculture realizzate con marmi pregiati e particolarmente duri. In altri casi invece capisco quanto sia grande la mia ignoranza, quello che sembra un dipinto è in realtà una stampa ad altissima definizione su carta pregiata, una fotografia invece non è una fotografia, ma un disegno preciso e curatissimo eseguito solo con pastelli colorati, e un arazzo è un intreccio di fili metallici disposti con la cura di un tessitore e saldatore. Mi viene da pensare che nulla è come sembra, e già questo rende la visita a suo modo particolare. Poi una domanda apparentemente banale o fuori luogo di un visitatore, seguita dalla risposta, mi fa venire enormi dubbi. Quanto vale un’opera d’arte, ammesso sia facile definire così il lavoro umano? La risposta è che non c’è risposta, che il mercato in certi settori è legato non solo alla legge della domanda e dell’offerta o alla relativa scarsità del bene in vendita ma al sistema delle aste, che rende molto aleatorio e in parte casuale il prezzo finale. In un certo senso l’arte non ha prezzo, o almeno non è definibile a priori, come quello di un litro di latte o di un autoveicolo. E quello che avverrà domani in questo campo è ancora meno prevedibile. Io già non so prevedere le cose semplici, davanti a questo mi arrendo, resto con la mentalità pratica e utilitaristica di mio padre, capace di capire il lavoro artigianale ma del tutto inadeguato nel cogliere la raffinatezza di un liquore di grande marca o di un quadro cinquecentesco. Ciao, Viz. Io e mio padre non siamo perfetti, è evidente, eppure ad entrambi il bello è piaciuto e piace.

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giovedì 17 ottobre 2024

Dove arriva il Lambrusco

Ma come si fa a rimpiangere un periodo tragico di dolore e lutti solo perché nella mia mente malata vi associo un pranzo fuori a base di cappellacci, gnocco, tigelle, ciccioli e affettati vari accompagnati da Lambrusco di Santa Croce? Non ha senso eppure è così. Rivoglio indietro quel dolore ma non per darlo via, piuttosto per trattenerlo maggiormente io e magari sollevarne un po' gli altri, in modo da rendere più bella la vita altrui che è stata e il suo ricordo. Per capirlo meglio, finalmente, ché ancora mi sfugge nel suo senso e nella sua portata e nei suoi effetti. Affetti e affettati, che stupide associazioni, idiozie pensate con un po' d’amore però, non solo per deridere o fare ironia. Dopo la morte la vita, anzi, la vita assieme alla morte, meglio. Prima c’erano state illusioni, molte. Prima avevamo già capito e facevamo finta di non aver capito. Quando capirò veramente cosa è successo sarà troppo tardi, ma è meglio così. Devo rimuovere perché se accettassi dovrei ammettere che la verità non è la realtà, in particolare che la mia verità è tutto tranne che oggettiva. Ora ti lascio con un bicchiere di Lambrusco, secco, frizzante. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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mercoledì 16 ottobre 2024

Nulla di nuovo

Qui le giornate vengono una dopo l’altra e, per fortuna, non vi sono fatti nuovi da raccontarti. Diffido del nuovo, che a volte porta sfortune, meglio il nulla o la noia. So che il rischio conviene correrlo, in alcune occasioni, ma poi la pigrizia mi porta a non far nulla, a ripercorrere vecchie strade e anche a lasciarne alcune. Leggo in un breve romanzo la descrizione crudele di un personaggio non molto normale: soffriva di carenze affettive, solitudine e senso di fallimento, infantilismo cronico. Costui poi finisce pure male. Mi è venuto un momento di arrabbiatura depressiva, e mi sono appisolato male. Come uscirne? Uscendo, ovviamente, a far due passi e un po' di spesa non urgente ma per vedere gente. Mi sono distratto e ho cercato qualcosa di allegro da raccontarti perché le cose nere non sono mai il massimo per sostenere un minimo di dialogo positivo. Ed è stato allora che, per fortuna, ho visto un culo allegro, letteralmente. Passando ho visto il negozio vicino che vende prodotti per la casa e la cura della persona e a volte mi capita di guardare o i cartelli con le offerte o alcuni oggetti esposti in vetrina. Dalla strada si vede il retro della cassa e anche la cassiera, se sta servendo un cliente. Bene. Lei c’era e sembrava non ci fosse nessuno davanti a lei e sicuramente stava ascoltando qualcosa o canticchiava per conto suo accennando a qualche mossa come se ballasse. Impossibile non vedere il suo culo che ondeggiava allegro insomma, e questo ha messo allegria pure a me. Ora ti lascio un sorriso, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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martedì 15 ottobre 2024

La cartolina da Plitvice

Le cartoline viaggiano, o per dirla meglio viaggiavano. Ai tempi dei nostri spostamenti in Europa ne spedimmo praticamente da ogni Paese visitato e quelle presero, prima di noi, la via del ritorno, a cercare amici e genitori per portare un nostro saluto e ricordo. Le cartoline a volte arrivavano prima che noi fossimo già tornati, anticipavano in parte i luoghi dei quali avremmo poi parlato o mostrato le nostre fotografie, quando ancora le fotografie erano con pellicola e cartoncino. E così capita che, per uno strano gioco del tempo, alcune cartoline che mandammo ai miei io le abbia recuperate prima che la casa dove vissero venisse svuotata e venduta. Uno dei luoghi che vedemmo una sola volta fu il parco di Plitvice coi suoi laghi e i suoi percorsi, e di cartoline ne comprammo diverse dopo la visita. Poi comprammo i francobolli, nell’allora Jugoslavia, ne scrivemmo molte, le imbucammo e una di queste arrivò a casa dei miei, la stessa dove vissero i loro ultimi anni, senza quasi mai buttare nulla, esattamente come sto facendo io ora che non getto quasi neppure uno scontrino. Quella casa fu il loro sogno realizzato, dopo anni di vita sofferta in condominio, e in quella casa raccolsero quello che potevano della loro esistenza. E conservarono molte delle cose che conoscevo, che avevo visto da sempre, pure le cartoline. Il tempo non perdona nulla del bello o del brutto che si è avuto, lo ricorda tutto e a volte lo fa ricordare anche a me. Ti lascio un sorriso, Viz. Appena posso ti mando una cartolina dove sai.

                                                                                            Silvano C.©

                           (La riproduzione è riservata ma non c'è nessun problema se si cita la fonte, grazie)

lunedì 14 ottobre 2024

Non siamo rocce

Non siamo rocce, non siamo inanimati, siamo naturalmente mortali e soggetti ad un passaggio limitato nel tempo.

Diffido di chi a volte definisce gli altri come infinitamente dolci o con temini simili, ne ho conosciuto tre di questi adulatori, ed ho capito a volte subito a volte pochi anni dopo la loro falsità.

Non siamo punti di riferimento per sempre, lo possiamo essere per il tempo che ci è concesso e se riusciamo ad essere vicini, non oltre, anche se in alcuni casi lo vorremmo.

Abbiamo un testimone da custodire e da passare, nei modi giusti. E magari questo avverrà senza la nostra collaborazione perché non ne avremo la possibilità. E questo senza colpa.

Non siamo nulla di destinato a durare, e anche i megaliti monolitici a volte non erano soli ma attorno ne avevano altri, caduti nel corso del tempo. Ora loro restano, solitari, per quanto ancora non saprei dirlo.

So quello che non siamo, so quello che non sono. Quello che sono ora potresti dirlo tu, o altri, dopo di me. So molto poco in realtà. Ti lascio un sorriso, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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domenica 13 ottobre 2024

La stagione del Topinambur

Ieri tornando a casa ho visto decine e decine di piante di Topinambur, alte, con le infiorescenze gialle impossibili da ignorare. Mio padre andava a cercarle e poi ne raccoglieva i tuberi sotterranei e li consumava. A me non piacciono, anche se ha tentato di farmeli apprezzare. Non li mangerei neppure ora se tornasse a propormeli, ma mi farebbe piacere rivederlo e risentirlo. Non è possibile, lo so, è partito quasi dieci anni fa, molto dopo mia madre, e come sempre succede da quel viaggio non è tornato, come nessun altro. La stagione del resto è quella giusta, è quella dei morti, quella che fa muovere a migliaia in una migrazione annuale verso i cimiteri e con un indotto sulla vendita di crisantemi enorme. Leggevo pochi giorni fa dell’offerta di una catena di supermercati che riguarda appunto i crisantemi. Sconto del 50% per gli acquisti di queste piante dal 1° al 31 ottobre. Trovo abbastanza comica questa scelta dei tempi, in particolare per la scadenza della fine di ottobre, come se qualcuno pensasse di comprare questi fiori a metà novembre dimenticando il vecchio modo di dire: passata la festa gabbato lo santo. Visto che so che non è una festa e che vengo dove non sei praticamente in ogni stagione dell’anno la questione non mi tocca. In passato però, sin da quando mi sono trasferito in Trentino, per i morti sono quasi sempre sceso verso Ferrara, ne sentivo il bisogno. E puntualmente mi ritrovavo in viaggio con chi faceva uscire l’auto dalla rimessa solo quel periodo all’anno. Ti lascio un sorriso, Viz. Per il resto verranno altri giorni.

                                                                                            Silvano C.©

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sabato 12 ottobre 2024

Chemio

Maledetta e benedetta. Cura e veleno, come quasi ogni medicina, e legata a malattie che si tenta di non nominare, invano, perché poi in mille modi diversi entrano nella nostra vita e i loro nomi arrivano. Ho telefonato a Roberta, è stanca della chemio che ormai ha iniziato più di cinque anni fa. La sopporta sempre meno, intuisco che tra le sue parole non dette ci sia l’intenzione di farla finita con cure che non arrivano alla soluzione, o quantomeno di chiedere di modificarle. So ciò che lei non vuol dire, è impossibile non capire. Lei accetta quello che deve capitare, è disposta alla lotta ma a condizione che si mantenga entro certi limiti, e magari anche oltre, per amore della sorella che, senza di lei, sarebbe forse perduta. Si lotta non solo per noi stessi ma per gli altri, quelli che di noi hanno bisogno. E si è disposti a ignorare logica e molto altro, si può scendere a patti con proprie convinzioni anche, per un po'. Dopo però non ci sono alternative, e la vita non è prevista per durare oltre il suo fine naturale. La chemio è maledetta perché fa male ed è benedetta perché offre una speranza e allunga un po' la vita. Poi si inizia a parlare d’altro, cioè di saluti, senza dirlo, si citano le cure palliative, la terapia del dolore e del lento addormentarsi. E non se ne vuole parlare perché le parole sono pesanti, difficili, che non auguro a nessuno, neppure al peggior criminale mai vissuto, che merita di essere rinchiuso, certo, ma non questo dolore né la pena di morte. Ma di tutto questo, Viz, a te non sfugge nulla, sono io lo stupido del gruppo, che vive in un mondo di fantasie.

                                                                                            Silvano C.©

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venerdì 11 ottobre 2024

Il cambio

Per qualche minuto ho capito tutto, ogni cosa mi è stata chiara. Tu mi hai dato il cambio e il passaggio di consegne è avvenuto nel modo più logico. Il guaio è che non saprei ripeterlo, ho smarrito il luogo preciso e le condizioni che lo hanno reso possibile non le posso recuperare se non ho altre informazioni. E tutto si è dissolto nella nebbia che lo rendeva evidente. Posso dire di averti vista, oggi, poi ho guardato meglio ed era una donna che neppure ti assomigliava e che stava semplicemente bevendo un caffè da una tazza, e le tremavano leggermente le mani. Dire che così mi faccio male da solo è inutile, tu me lo diresti se potessi, me lo hai spiegato quando ne hai avuto l’occasione e mi hai protetto malgrado ogni logica nella mia perfetta e candida stupidità. Quando qualcuno mi ha fatto notare la situazione di quegli ultimi mesi non di rado me la sono presa di brutto. Sono un genio nel trovare ogni modo per nascondere l’evidenza, ho una fantasia ricca e malata per questo. Potrei indirizzare meglio le forze residue, in parte potrei anche recuperare chi sono stato, il meglio di me intendo, non quello di oggi. Spostavo letteralmente ogni cosa, quando lo volevo. Decidevo il nome delle persone, deridevo senza un vero motivo solo per sentirmi migliore e senza sensi di colpa, restituivo sgarbi e male parole, chiedevo con insistenza se volevo qualcosa e di fronte ad un rifiuto passavo oltre. Che anni, quanta energia, che viaggi. Oggi non mi va quasi più di muovermi, cosa è successo? E per darci il cambio, esattamente, cosa si dovrebbe fare? Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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giovedì 10 ottobre 2024

Si rasserena?

Entro l’aprile del 1996 avevamo già visitato quasi tutti i luoghi che avremmo visto assieme, tutti quelli fuori dall’Italia intendo, e, molti in Italia. Come lo posso affermare? Dalla scritta col pennarello su uno scatolone dove ho messo diverse guide turistiche. Alcune di quelle guide conservano la loro utilità ma non sono più aggiornate. Se dovessi tornare in qualcuno di quei Paesi avrei bisogno di una guida nuova o, semplicemente, di un cellulare recente, di quelli che continuo a rifiutare di comprare e di usare. Insisto a fissarmi su documenti cartacei, su libri cartacei, su cartine e anche su cartoline, che ormai non spedisco più quasi a nessuno. Anche comprare un francobollo è diventato un’impresa, quindi ritengo naturale che poco alla volta chiudano pure gli uffici postali. Chiudono le librerie e le tabaccherie, chiudono bar ed altri esercizi commerciali, ma che abbia chiuso un panificio mi fa impressione. Si può vivere mangiando meno pane, è evidente, ma comunque il pane serve. E se quel panificio ha chiuso da dove viene il pane che in qualche modo consumiamo? Domanda oziosa, conosco la risposta e non mi piace. Credo di ostinarmi a vivere in un mondo invisibile che gli altri neppure immaginano esista. Loro vivono nel loro mondo, quello che non vedo io, ricambiando il disinteresse. Lo so, esagero come al solito. Eppure, oggi, ci sono meno nuvole di ieri. Ciao, Viz.

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mercoledì 9 ottobre 2024

Nuove nuvole

In certe giornate vivere in pianura o in montagna non fa differenza, non si distingue nulla sopra una certa quota e avere accanto cime di oltre duemila metri non lo si può apprezzare. Certo chi ci vive solitamente sa benissimo che si tratta solo di nebbia, sa che l’orizzonte arriva dove arriva e non avverte l’incertezza di chi, invece, è arrivato per trascorrervi pochi giorni. Chi vive da sempre in un luogo crede di conoscerlo oltre quello che sarebbe lecito anche solo supporre, in parte fa della sua esperienza una sorta di conoscenza confermata dai fatti che ritiene verificabili. Chi arriva da fuori si scontra con l’ignoto, e la nebbia non ne aumenta che il senso di incertezza. Certo non si può generalizzare, non oltre un certo limite almeno, eppure l’estraneo appare più libero; insicuro ma più aperto a ciò che potrebbe essere e magari non è visibile. E la cosa a suo modo persino comica è che non esiste una condizione ideale. Dopo aver lasciato la prima casa povera nella quale ero cresciuto ho iniziato a non avere più il riferimento stabile che alcuni conservano per anni. Tu hai vissuto in parte le stesse esperienze, sradicata presto e trasferita da una provincia all’altra. Quando si tornava a rivedere persone dove vivevano le nostre famiglie i nostri mondi sembravano pianeti su orbite anomale, parallele per alcuni tratti, lontanissime in altri. E dove ci siamo conosciuti non eravamo semplicemente in visita per pochi giorni, quello era il luogo che avevamo scelto per vivere, che avevamo dovuto scegliere, facendo di questa necessità anche una fonte di conoscenze da condividere. Abbiamo perduto qualcosa ed abbiamo avuto altro in cambio. La nebbia è arrivata in senso figurato, non necessariamente reale. Siamo stati costretti a capire ciò che altrimenti io almeno non avrei mai capito. Per anni ho pensato con nostalgia al ritorno, ed ora che potenzialmente potrei anche tentarlo, non m’interessa più. Da quando tu sei partita è qui che voglio stare. Se ritorno dopo alcune ore già sono stanco. Vivere in montagna o in pianura alla fine non vale più, non fa differenza, conta dove sei e dove non sei, dove mantengo doveri. Chi ho perduto e continuo a perdere, appena lo rivedo, poi mi fa allontanare nuovamente. Non posso accusare nessuno della mia misantropia, del bisogno di anonimato, della necessità di illusioni. Oggi le nuvole sono basse, più del solito, questo mi fa confondere, non farci caso, Viz.

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martedì 8 ottobre 2024

Dove non siamo mai stati

Circostanze, coincidenze, abitudini, le motivazioni possono essere molte, compresa la casualità. Sicuramente non è mancata la curiosità che tuttavia, senza la conoscenza anche minima, può fare molto poco. Il fatto è che assieme non ci siamo mai andati, ed è un peccato, perché di occasioni ne avremmo avuto. Il posto già si presenta con caratteristiche uniche, inusuali, ma non voglio far pubblicità a nessuno, solo parlarne con te, solo quello, e per farlo non servirebbe neppure farlo qui, ma serve a me. Mi fa sorridere il modo particolare che hanno adottato in quel locale di rinominare le pizze, che alla fine sempre pizze sono, ma non vengono chiamate nel modo tradizionale. Impossibile trovare nel menù una pizza Margherita o una Napoli perché si vuol distinguere, e alla fine si è costretti a leggere gli ingredienti di ognuna per arrivare a quella di proprio gusto. La prima volta che ci sono andato, a parte la piacevole sorpresa del luogo, mi sono un po' innervosito e poi mi sono adattato sorridendo. La seconda volta ci ho portato persone in visita in città, e pure loro si sono sentite un po' in crisi a dover scegliere quale pizza volevano. Per fortuna il resto aveva il nome corretto, e la birra era birra, non camuffata come se fosse un’altra cosa. Ecco, in quel posto mi piacerebbe tornarci con te, ma quello che è avvenuto nel dicembre del 2016 ce lo ha impedito per sempre. Un mese maledetto che non so superare, malgrado gli anni passino senza preoccuparsi di quello che penso. Ciao, Viz.

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lunedì 7 ottobre 2024

A volume troppo alto

Passammo su quel ponte prima che la guerra lo distruggesse, un ponte che metteva in contatto ortodossi e musulmani, che resisteva da secoli e che io associai a lungo a dolci troppo dolci per poterli apprezzare veramente. Lo vedemmo in uno dei nostri numerosi viaggi verso est, viaggi mai più ripetuti. Poi quel ponte venne abbattuto, e qualche anno dopo ricostruito. Leggo adesso che la guerra potrebbe ritornare ancora e abbatterlo, per la seconda volta in pochi anni. La tua assenza mi basta e avanza, non ne cerco altre, solo registro in parte quello che mi avviene attorno perché, malgrado tutto, sopravvivo immeritatamente. E tento di ricominciare a raccontarti cose dopo alcuni giorni di torpore e sonnolenza. Il ritorno mantiene qualcosa di doloroso e allo stesso tempo di necessario, irrinunciabile.

Oggi ho abbassato il volume di due enormi casse acustiche che trasmettevano musica inascoltabile infastidendomi. Mi è bastato avvicinarmi ad una semplice consolle che pensavo non sorvegliata e ruotare leggermente un piccolo cursore. Mi hanno sgridato, mi hanno detto che bastava chiedere. Ho ribadito che lo avrei fatto, se avessi visto qualcuno vicino, e che la musica mi assordava. Il volume è stato rialzato, ma non come prima. Magari avevo torto, ma forse non del tutto. Ciao, Viz.

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domenica 6 ottobre 2024

Una specie di vacanza

Quando le forze mancano per una concentrazione seppur minima e un malessere di stagione diventa opprimente, richiedendo attenzione e rispetto, il resto deve essere semplicemente sottoposto al quesito: ora o dopo? Molto finisce nel dopo, anche le abitudini che apparivano irrinunciabili. Quello che rimane è semplice sopravvivenza, il distacco dalle incombenze e l’abbandono alla pigrizia, alla lettura e al riposo. Si tratta, per così dire, di una sorta di vacanza dalla consuetudine e dalla ripetitività. Scegliere l’indolenza senza sentirsi obblighi. Il malessere fisico aiuta e non far venire sensi di colpa. Una brevissima uscita ogni giorno però non me la sono mai fatta mancare per venire dove tu non sei. Qualcuno pensa sicuramente che sia un idiota a fare e pensare questo, ricambio con cortesia. Ciao Viz. Alcuni giorni recenti potevano essere migliori, ma anche peggiori.

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mercoledì 2 ottobre 2024

Mi mancate

Certi giorni di più e certi giorni di meno, com’è naturale e come avviene a me. Sono i momenti di tristezza quelli peggiori, che superarli non è facile. Aspetto la sera come soluzione prima di andare a dormire poi temo i risvegli notturni e la ripresa del sonno, quando la mente lavora a modo suo e arriva dove decide solo lei. Ma poi basta un senso di dolore alle ossa e ai muscoli, una lieve alterazione della temperatura, che neppure misuro, per farmi sentire di più la tua assenza. Non solo la tua, lo sai, ma anche quella di mia nonna, per lo stesso identico motivo. Entrambe mi facevate sentire curato, accudito, ascoltato. Ma non ci siete più fisicamente a dirmi anche solo una parola, a darmi un consiglio. È solo questo che mi sento di dire, oggi. Va così. Ciao, Viz.

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martedì 1 ottobre 2024

Dove mi porti, generale?

Salgo di notte, una notte estiva e con stelle che sembrano cadermi addosso, con una grossa auto su una montagna dell’Abruzzo. L’auto potrebbe essere militare, non ne sono certo, e non so neppure se sono io a guidarla o no. Semplicemente credo di confondere almeno due generali diversi vissuti in tempi diversi e schierati su fronti lontani tra loro. Nessuno mai visto né conosciuto oltre che sui libri. E non so neppure spiegare perché mi fanno materializzare alla guida, forse, di un’auto su tornanti in salita nell’Italia centrale, di notte. Mi mancano i viaggi notturni in auto, da un po' non ne faccio più, anche sui tornanti in montagna non lontani da casa ci salgo sempre meno. Ma mi mancano irreparabilmente i viaggi con te diretti verso l’altrove, curiosamente e in parte inconsapevolmente. Non sempre si arrivava dove e come si pensava, contava il viaggio, come dicono i saggi. Certo che contava quello, con la tua presenza, mentre consultavi una cartina che poi non si voleva ripiegare ammodo e mentre si discuteva. Magari poi eri solo tu che parlavi, come quella volta che mi raccontasti cose senza un vero senso per un bel po' prima che arrivassimo alla nostra meta, e quando all’arrivo ti chiesi cosa intendevi dirmi mi spiegasti semplicemente che continuavi a parlare per tenermi sveglio. Neppure tu avresti saputo ripetermi quello che mi avevi detto. Quindi, generale, lasciando da parte il suo ruolo da militare e scordando che potrebbe riassumere in lei più persone accomunate solo da mie letture recenti, grazie della sua strana visita sulle strade estive al buio in montagna. Il cielo notturno resterà sempre uno dei più bei misteri che possa mai aver ammirato, e immagino che anche chi amo possa nascondersi in quel cielo notturno stellato e sereno. Ciao, Viz.

                                                                                            Silvano C.©

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