Nella mia infinita stupidaggine
ricordo con nostalgia molte postazioni con distributori automatici di caffè che
si trovavano e, in qualche caso ci sono ancora, in ospedali, cliniche, ambulatori
e altre strutture sanitarie. Lo so che vi era sempre legato tanto dolore, non lo
potrei dimenticare, ma la mia stupidaggine supera in scioltezza il buonsenso, e
rivorrei indietro assolutamente tutti quei momenti. A volte ero da solo davanti
alla macchinetta, ma ero appena stato in visita, o mi ci stavo recando. Altre volte stavo con qualcuno. Quando ci si trova in ospedale, su un letto, curati e assistiti, ogni speranza è lecita,
unita anche alle paure, certo, ma il viso, le parole, le battute stupide e a
volte i piccoli regali sono dettagli essenziali. Poi il tempo, sicuramente,
infiora e stende il suo velo pietoso, anche quello so. Mille volte meglio aspettare
qualcuno che viene a trovarti a casa, partire in compagnia per un viaggio, uscire per
andare assieme al ristorante, e chi lo nega. Eppure è a questo che penso
adesso, e ritorno a quando venne ricoverato mio nonno, al Sant’Anna di Ferrara,
e poi continuo, continuo, sino a tempi meno lontani. Per tutto questo non posso
che essere uno stupido. Ciao Viz.
Silvano C.©
(La riproduzione è riservata ma non c'è nessun
problema se si cita la fonte, grazie)
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